Ilva, ben oltre 4.000 esuberi Parte la cura Arcelor-Mittal - Affaritaliani.it

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Ilva, ben oltre 4.000 esuberi
Parte la cura Arcelor-Mittal

Nubi dense sull'Ilva: Ilva: all'orizzonte immediato della Am InvestCo ci sono oltre 4mila esuberi

Lunedì a Roma incontro al Ministero dello Sviluppo tra i nuovi acquirenti dell'iva, Am InvestCo, e i sindacati - alla presenza del Governo - per il futuro del siderurgico, sul quale si addensano nubi più che dense, dato il preannuncio di una ricollocazione di circa 10.000 lavoratori. Il che confermerebbe l'ingente numero di esuberi: oltre 4.000, tra gli stabilimenti di Taranto (la maggior parte: 3.600), Genova, Novi Ligure, Milano e le altre sedi.

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In allarme il consigliere regionale Mino Borraccino, presidente della seconda commissione (Affari Generali e Personale) del Consiglio regionale della Puglia: “Dopo gli undici Decreti, con i quali il Governo ha prorogato i termini per la realizzazione degli interventi di ambientalizzazione della fabbrica e ha separato la valutazione sanitaria dall'Autorizzazione Integrata Ambientale, scopriamo la drammatica realtà per i lavoratori, contenuta nel piano industriale di Arcelor Mittal. L'acquirente indiano, infatti, prevede 4000 esuberi, di cui 3600 a Taranto, per i quali vi è solo un impegno generico di futura assunzione in una società esterna che dovrebbe occuparsi di lavori di ambientalizzazione.

"Non ci sarà alcun licenziamento perché tutti quelli che non saranno assorbiti dalla società del nuovo investitore resteranno dipendenti dell'Ilva in amministrazione straordinaria e saranno impiegati per le attività di bonifica e risanamento ambientale nelle zone attorno il perimetro aziendale", ha tenuto a precisare il Ministro per la Coesione territoriale e il Mezzogiorno, Claudio De Vincenti, parlando dell'Ilva di Taranto a Bari, prima dell'incontro al Petruzzelli sull'Economia italiana organizzato dal Corriere "2060, Fine del capitalismo?"

"È un percorso nuovo, capisco la preoccupazione, ma c'è - ha aggiunto il ministro - l'impegno del governo a richiamare l'investitore agli impegni presi e ad andare possibilmente oltre, confrontandosi con il sindacato". De Vincenti ha poi spiegato che "il ruolo del governo è di richiamare agli impegni presi da Arcelor Mittal per l'Ilva". "L'impegno è di partire da 10 mila dipendenti a salario invariato. Su questa base lunedì al Mise si confronteranno azienda e sindacati".

Ilva
 

Al rospo grosso degli esuberi se ne aggiunge uno ancora più "difficile da ingoiare", relativo ai dipendenti che resteranno in servizio, per i quali non vi sarà "continuità rispetto al rapporto di lavoro intrattenuto dai Dipendenti con le Società, neanche in relazione al trattamento economico e all'anzianità". 

Un modo come un altro per confermare che i nuovi contratti rientreranno sotto l'ombrello del Jobs Act con la perdita delle garanzie dell'art. 18. Anche se Am InvestCo è però "disponibile a prendere in considerazione alcuni ulteriori elementi di natura retributiva riferibili ad elementi costituenti l'attuale retribuzione, a condizione che sia preservata la sostenibilità del piano industriale".

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Aspetto sul quale torna ancora il consigliere Borraccino: "Un danno gravissimo per il reddito di migliaia di famiglie e per il futuro economico tarantino e non solo. La promessa di riassumere, non si sa quando, queste migliaia di dipendenti, con nuovi contratti, significa anche qualcos'altro: l'eventuale assunzione avverrebbe con il "JobsAct", e quindi tutti quei lavoratori dovranno rinunciare ai diritti fino ad oggi maturati, per essere assunti con la formula che prevede la possibilità di venire poi, successivamente, licenziati senza giusta causa, ricevendo in cambio qualche mensilità".

"Questo scenario nefasto, qualora il Governo consenta che le cose vadano così come indicato dal nuovo acquirente della fabbrica - aggiunge Borraccino - produrrebbe, oltre al gravissimo danno economico immediato, già detto, anche un precedente pericolosissimo per tutti i lavoratori dell'Ilva. Il sospetto è che, successivamente, in conseguenza di nuove modifiche dell'assetto aziendale, si possano "proporre" nuovi contratti a tutti i lavoratori (cosa già vista in questi anni per molte situazioni in Italia), avviando così, di fatto, un'enorme precarizzazione di tutta la forza lavoro e consentendo alla proprietà di svincolarsi in qualsiasi momento dalla fabbrica tarantina e dai suoi dipendenti".

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"La realtà dell'Ilva di Taranto rappresenta pienamente quello che sta accadendo oggi in Italia: il Governo continua a fare passi indietro sulla tutela dei beni comuni e del reddito da lavoro - lamenta Borraccino - consentendo sempre più alle grandi aziende multinazionali di mercificare i diritti. Sinistra Italiana si oppone a questo scenario e ritiene che sia arrivato il momento di mettere al centro della discussione politica nazionale l'idea di un grande Piano di investimenti pubblici, finalizzato ad indirizzare le risorse finanziarie, anche private, verso una riconversione economica sostenibile. Restituire valore al reddito di chi lavora e garantire la tutela della salute dei cittadini - conclude - devono diventare l'obiettivo primario del Governo. Nel frattempo, neppure un posto di lavoro deve essere toccato!”.

Alquanto dura la reazione del segretario generale della Fiom, Francesca Re David, per la quale ArcelorMittal è "arrogante e inaffidabile". Secondo il sindacato dei metalmeccanici "non ci sono le condizioni di aprire un tavolo negoziale. L'unica risposta possibile a tale provocazione è una forte azione conflittuale di tutte le lavoratrici e i lavoratori". E lunedì, a Taranto, sono già stati indetti i primi scioperi.

(gelormini@affaritaliani.it)