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'In principio era la Bestia' di Omar Di Monopoli - L'intervista di Lucia Pulpo
Omar In Prinicipio era la bestia

Voci sull’avvento della Bestia cominciarono a moltiplicarsi sullo scorcio del 1799, in gennaio, dacché una coppia di cacciatori s'imbatté nel cadavere decomposto sella Narda Stumicusa…

Inizia così “In principio era la Bestia”, un’indagine nella contea di Languore (Puglia salentina), dove credenze e leggende s’impastano con la storia e si amalgamo con essa tramite sudore, lacrime e sangue. Di Monopoli manipola questo materiale dando vita ad una creatura che, forse, circola ancora fra le ombre silenti del nostro Sud.

Questo romanzo ha tutte le caratteristiche linguistiche e stilistiche dello scrittore di Manduria a cui s’aggiunge una notevole capacità impressionistica tale da far sentire sulla pelle l’umidità dell’aria o il fresco ombroso riparo di una passeggiata nel bosco.

Principio Bestia3Principio Bestia3Guarda la gallery

L’esperienza di questa lettura stimola domande e riflessioni, qualcuna l’abbiamo girata allo stesso Omar Di Monopoli:

1 Fin dalle prime pagine è evidente esserci una relazione tra la Bestia e la rivoluzione mancata del 1799. Si che si tratta?

È il momento storico da cui la vicenda al centro del libro prende le sue mosse: appena conclusasi - malamente - l'esperienza repubblichina a Napoli, capita infatti la Bestia. Quest'ultima parola, Bestia, è non a caso da intendersi in maiuscolo, poiché si rivela presto un personaggio vero e proprio all'interno del libro, una entità che aleggia costantemente incutendo timore proprio per la sua fumosa presenza. Attraverso descrizioni dettagliate si è cercato con un linguaggio capace di evocare odori, sapori e visioni immaginifiche, di condurre il lettore in una Puglia del 1799, appunto, assediata dalle ribellioni dei moti giacobini: ma noi vi entriamo al galoppo insieme al Dragone - capitano della Real Accademia del Battaglione inviato da Napoli - e a James Fenimonte, un naturalista che sta accompagnando le guardie del Re in Terra d'Otranto per una missione di polizia.

2 Il titolo richiama la Genesi…. In questo libro scrivi dell'origine del male nel nostro Sud?

Mi parrebbe un traguardo troppo ampio e ambizioso, impossibile da raggiungere per qualsiasi pera narrativa. Più che altro racconto una storia in cui il Sud e le sue contraddizioni hanno, come spesso nella mia produzione, una loro pregnante rilevanza, ma lo scandaglio sociale e politico, se c'è, è di riporto.

3 “La perfida terra di Dio”, “Brucia l’aria” e la “Bestia” (come spesso lo chiami) sono superbi come lingua, come descrizioni… quanto tempo ed esperienza hanno inciso su questo romanzo?

Tutto il mio lavoro ormai più che ventennale è incentrato - anche - sulla ricerca linguistica. Come di consueto, qui cerco di controbilanciare più registri: quello legato alla lingua popolare, al vernacolo, e quello invece più propriamente letterario, legato a uno stile volutamente aulico, biblico, non di rado espressionista e quasi barocco.

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4 Con tutti i guai che tiene sta terra scordata da lu Padrieternu, con tutte le vedove in lutto che avete disseminato in pochi mesi la politica sciagurata dei caporioni d’ogni fazione, voi altri vi mettete ngroppa ai cavalli e vi sciroppate tutta sta strada solamente per star dietro na fantasia di viddani? (citazione pag 23).

l'assunto sul quale si fonda l'intero libro è proprio quello di un'indagine investigativa attorno alle uccisioni di una creatura sovrannaturale in un territorio segnato da problemi assai più pragmatici ed esiziali di quelli che attengono al mistero. È la distonia che permette al lettore di seguire la trama, potremmo dire...

5 Il capitan coraggioso deve portarsi dietro il dottore Fenimonte, ma i due sono diversi anche verso il popolo. Come stanno le cose, che rapporto c’è fra loro e cosa simboleggiano?

Non credo sia l'autore a dover dire cosa simboleggiano i personaggi, lo decide il lettore: è evidente però che uno, lo scienziato, si porta appresso un portato razionale figlio dell'illuminismo all'epoca di gran voga, mentre l'altro, il capitano, rappresenta in qualche maniera il potere delle armi e l'ottusa forza militare: ma entrambi durante lo srotolarsi della storia avranno di che ricredersi...

6 Il silenzio e i segreti descrivono la gente di Languore come scontenti e rassegnati o “carbonari-cospiratori”’ e rivoluzionari?

Mah, direi entrambe le cose: diffido di una letteratura che mostra certezze, esattamente come la realtà ogni punto di vista è possibile, poi, al solito, sta al lettore - e alla propria sensibilità -decidere quanto ci sia di vero in ciò che l'autore gli sta propinando.

7 Il brigante Malesano ex-frate potrebbe richiamare la figura di frate Tac nella foresta di Robin Hood ma non è americano dunque non da Di Monopoli. Il brigantaggio lo si studia dopo l’unità d’Italia, quando i Borboni hanno aperto le carceri per contrastare Garibaldi e i Savoia. Ma se lo scrive Omar….

Il fenomeno del brigantaggio ha origini antichissime, altroché, se ne comincia a parlare proprio a Taranto intorno al 185 a.C. quando in epoca romana avvenne un'insurrezione sociale composta perlopiù da pastori, che arrivarono a formare vere e proprie bande. Per risolvere la questione, il pretore Lucio Postumio Tempsano attuò una dura repressione in cui furono condannati circa 7.000 rivoltosi, alcuni dei quali furono giustiziati mentre altri riuscirono ad evadere (a quel tempo venivano chiamati sicari o latrones) quindi è da lì che parte tutto. Poi avevo bisogno per raccontare la mia storia di una figura che contemplasse sia uno spirito "piratesco" che sentimentale, ecco spiegato il mio Malesano.

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