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"Io c'ero" lo stimolo generazionale di Pasquale Pellegrini
Pellegrini.cop.libro

Leggendo “Io c’ero” l’ultimo lavoro di Pasquale Pellegrini, Edizioni Radici Future - pp. 128 16,00 €, il pensiero correva spesso a “Lettera a un bambino mai nato” di Oriana Fallaci, dove il dialogo tra madre e figlio non troverà mai concretezza - se non nelle pagine del libro e nel silenzio stimolante dell’autrice - mentre quello tra un padre e sua figlia vuole mettere in evidenza l’urgente ed estrema necessità di rivedere i rapporti generazionali: in particolare quelli con il patrimonio sociale degli anziani.

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Una riflessione introspettiva, che parte dall’emergenza vissuta con il Covid e gli isolamenti forzati - soprattutto nelle Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA), diventate per lo più Residenze Sanitarie per Anziani, per far fronte ai pericoli del virus e della pandemia - per trattare in maniera articolata e coinvolgente il rapporto tra Relazioni e Memoria: una sorta di staminali, a cui ricorrere con determinazione convinta e innovato spirito solidale.

Come un rotolo di carta-pecora, la busta ingiallita dai caratteri sbiaditi arriva da un lontano passato, lontano solo perché trascorso con eccessiva velocità, per tornare a provare a svolgere una funzione didattica: nell’incitamento a riappropriarsi del vivere la storia - recuperando misura e ritmi della lentezza - per incidere sul futuro, senza farsi travolgere dall’attimo da cogliere a tutti i costi.

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“Il futuro è nelle radici” e rifugiarsi in un'Abbazia è la soluzione più sorprendente per un padre emarginato e percepito come peso insostenibile, perché tra quelle mura saranno recuperate forza e spinta a riaccendere un dialogo “a distanza”, capace di svegliare sensibilità sopite e valori evanescenti, attraverso quel senso di responsabilità pedagogica racchiuso e custodito nel “senso di paternità” (Non si smette mai di essere padre).

L’esercizio del silenzio e la coltivazione della capacità d’ascolto saranno i semi fecondi destinati a dare i frutti sperati - in quell’eremo ricco di gioia e dedizione agli altri - attraverso l’uso della parola e la voglia di riscoprire le bellezze di un viaggio interrotto non si sa nemmeno perché.

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E da quel privilegiato “punto di specula”, dove storia, tradizioni, sapere e riflessioni continuano a sedimentarsi lentamente, per assumere una compattezza sconosciuta all’effimero del superficiale e dei titoli di testa, analizzare con una critica incisiva anche l’assenza dei padri e l’indifferenza dei figli. Obiettivo: riposizionare l’occhio di bue sul collante generazionale, antidoto unico alla confusione imperante provocata dal desiderio che prende il posto del bisogno.

Eh sì, perché anche la questione demografica - autentica minaccia sociale, che già fa sentire la sua morsa sulle comunità locali, in particolare quelle delle aree interne italiane - è figlia e vittima del carpe diem, reso più performante dal turbo della velocità. Un tempo i senatori, o se volete gli anziani della città, ne abitavano i luoghi più esclusivi e ne custodivano i patrimoni più immateriali. Recuperare quella ricchezza è quanto mai indispensabile e vitale!

(gelormini@gmail.com)

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