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PugliaItalia
L’assalto programmato e il virus dilagante

Il relativismo con cui si cerca di dar corpo alle personali interpretazioni dell’assetto democratico, nei quattro angoli del mondo, è peggio del virus che da un anno ci assedia, modificando e stravolgendo usi, costumi e relazioni personali. E’ rapidissimo, sembra che abbia un ritmo ‘infernale’ nel suo DNA e gli effetti sono altrettanto devastanti.

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E se a Capitol Hill prende le forme e le corna di uno sciamano, tra i colli istituzionali della Caput Mundi ne va in scena una versione ‘leopoldiana’ dal taglio surreale, ma dal copione niente affatto originale.

A sentire i commenti non ci si raccapezza: se Renzi fa un regalo al centrodestra, lo fa nell’interesse dell’Italia; ma se Conte cerca di sopravvivere - provando a non creare un trauma al Paese - e tenta di allargare una maggioranza di governo, che dall’inizio della legislatura si caratterizza per le sue forme e le combinazioni decisamente “liquide”, viene additato come trasformista.

Sono in tanti, in queste ore, a fare un rapido excursus - nemmeno tanto storico - e registrare che il Rottamatore altro non ha fatto, da quando si è affacciato ai piani alti (dopo un memorabile pellegrinaggio alla Villa di Arcore), che “spaccare”.

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Un Re Mida all’incontrario: ogni cosa che tocca la rompe (forse per questo, molti giornali oggi hanno titolato in sintonia: “Renzi ha rotto!”). Al motto di “Stai sereno” ha spaccato il PD, ha spaccato il Paese col Referendum Costituzionale, voleva abolire il Senato e la prima cosa che ha fatto - dopo il fallimento del progetto - è stata farsi eleggere senatore.

Per non raccogliere le punzecchiature che tornano sull’argomento banche, salvataggi ‘pelosi’ e gigli magici (più o meno profumati), e riscontrare infine che oggi, con un maglio - dopo averlo a suo tempo favorito – il leader di Italia Viva prova a dare il colpo di grazia al Governo che, stort’ e dritt’ come si dice dalle mie parti, ha portato a casa l’ultima possibilità di una ripresa, magari sofferta.

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E col sorriso beffardo dietro la mascherina, stampato sul taglio bronzeo-sbiadito dello sguardo ha ripetuto il mantra: “State sereni, siamo pronti ad appoggiare anche adesso il governo”, che al tempo stesso stava strappando.

In Puglia, solo qualche mese fa, aveva fatto le prove generali, facendo pensare che si trattasse solo di ruggine incrostata con Emiliano. Adesso il mosaico è più chiaro e leggibile. Il problema - come dice Enrico Letta - è che all’estero mostriamo tutti i nostri limiti, quando proviamo a spiegarlo senza riuscirci.

(gelormini@gmail.com)

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