L’assetto disequilibrato
dei trasporti in Puglia
L'equilibrio dell'asse aeroportuale pugliese verso Bari-Brindisi-Taranto e le sofferenze della Capitanata e del Gargano
Diciamo subito che azioni di sistema, anche nel settore dei trasporti aerei, in chiave di macroarea meridionale, che possano contribuire a rendere più “attraente” la piattaforma mediterranea - in tutte le sue “declinazioni di sponda” - è cosa buona e giusta.
E che non possiamo che rallegrarci se ci sono amministrazioni e autonomie territoriali locali che contano di avviare sinergie in tal senso. Per cui, ben venga anche il matrimonio tra gli Aeroporti di Puglia e quello partenopeo di Capodichino, con la paventata fusione con Gesac Napoli, attraverso lo scambio di azioni (concambio non ancora determinato) con la società pugliese.
Offrire prospettive “bifronti” ai grandi vettori internazionali, dalla penisola meridiana del Sud Italia, apre certamente nuovi orizzonti programmatici, ma soprattutto stimolerà gli operatori del settore a un maggior piglio imprenditoriale e a scelte, magari, più coraggiose, se non altro per il confronto ineludibile con le nuove e ambiziose realtà, che da tempo si sono affacciate sul variegato palcoscenico dei “turismi” e su quello più articolato della mobilità in genere.
Semmai il problema che emerge, in tutta la sua angosciosa trasparenza, dalle vicende e dalle ipotesi evolutive di questi giorni - anche alla luce dell’accelerazione registrata in Consiglio Regionale sui voli civili dall’aeroporto di Grottaglie - è lo spostamento evidente del baricentro aeroportuale pugliese, lungo un asse chiaramente squilibrato verso il triangolo Bari-Brindisi-Taranto.
Diventa, pertanto, più che mai urgente chiedere alla Regione Puglia cosa voglia fare con e dell’intera Capitanata e, in particolare, con e del suo polmone turistico-storico-ambientale: il Gargano.
Ovvero, col motore più determinante della ricettività pugliese, quello che rappresenta oltre la metà dei posti letto della regione, distribuiti nei presidi più difficilmente raggiungibili e che continua a vedere approdi e connessioni portuali e aeroportuali a distanze “siderali”, in tempi e ritmi dettati dalla fibra ottica e dai collegamenti trasversali del “tempo reale”.
Evitando, possibilmente, “foglie di fico” come le attenzioni ai cosiddetti Monti Dauni - scrigno prezioso e miniera inestimabile di offerta turistico-culturale - una realtà comunque marginale, almeno al momento, per le sorti del turismo regionale, che in ogni modo continuano a tener legate le proprie (sorti) al piombo presente nelle ali dell’intero Promontorio diomedeo.
Assumendo, invece e finalmente, le responsabilità che competono ai pater familias, o anche ai “fratelli maggiori”, dato che per oltre 40anni istituzioni, associazioni e rappresentanti provinciali non sono riusciti ad andare al di là dello sterile lamento rivendicativo di insostenibili necessità cittadine del capoluogo dauno, trascurando “colpevolmente” la più organica e lungimirante prospettiva garganica.
Lo stimolo, naturalmente, è rivolto non solo ai vertici della politica, ma anche a quelli delle Associazioni di categoria, a partire dai sodalizi imprenditoriali - come Confindustria e Confcommercio - e alla galassia dei rappresentanti delle forze del lavoro che, per quanto evanescente, resta ancora il fulcro dei fattori di produzione.
Matrimonio o non matrimonio, fusione o alleanza, la Puglia tocca che recuperi la sua “identità plurale” e che lo faccia esaltando le tradizionali capacità di “equilibrio”, che l’hanno resa “unica” fino ad oggi e che potranno garantirne l’originale peculiarità anche in futuro.
In caso contrario, correnti e perdite d’assetto ne comprometteranno il volo - nonostante l’impeccabile decollo - portandola prima o poi a sbattere verso sponde più o meno conosciute. Comunque fatali all’ambìto e radioso futuro, meritato e costruito, con orgoglio e fatica, nel suo glorioso passato.
(gelormini@gmail.com)
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Pubblicato sul tema: Fusione AdP - Gesac/F2i, crescono proteste, dubbi e interrogazioni