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Lecce 'Edoardo De Candia. AMO. ODIO. ORO' fino al 30/9

A presentare a Lecce la prima retrospettiva interamente dedicata a “Edoardo De Candia. AMO. ODIO. ORO” curata da Lorenzo Madaro e Brizia Minerva,​ è stata l'Assessore regionale all’Industria turistica e culturale, Loredana Capone.

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“Siamo orgogliosi di aver sostenuto questo progetto espositivo e editoriale - ha detto Loredana Capone -  perché è in grado di ricomporre, attraverso un lavoro critico e scientifico, la vasta ed eterogenea produzione di Edoardo De Candia dandole la giusta collocazione nell’ambito della storia dell’arte contemporanea. La deriva esistenziale del pittore salentino ha spesso fatto prevalere il personaggio rispetto alla sua vera identità sociale di artista dotato di un talento straordinario, che ha riversato nella fluidità del suo segno e nella pittura l’intreccio dei diversi linguaggi dell’arte in forma lieve e sfuggente di disincantata poesia”.

Con oltre cento opere, tra tempere su carta, tele, acquerelli, disegni a china e tecniche miste, fino al nucleo prezioso e inedito di disegni erotici, la mostra ripercorre il processo creativo di De Candia attraverso uno sguardo trasversale idealmente connesso alle tre dimensioni emotive che ne hanno contraddistinto vita e arte: AMO, ODIO, ORO.

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AMO. ODIO. ORO è l’urlo che ci ha lasciato Edoardo De Candia, un artista controverso, discusso, giudicato, travisato, che nella sua città d’origine, Lecce, vedeva una gabbia mortale. Ma “Il cavaliere senza terra”, come lo definiva l’amico Antonio Verri, amava profondamente le sue strade al punto da ‘camminarle’ per giorni, mesi interi: l’attesa all’uscita delle scuole per riempire di caramelle le tasche dei bambini, la processione dei Bar, le lunghe passeggiate a San Cataldo, i bagni invernali, l’odore dei pini, degli eucalipti, del rosmarino, del mirto. Per molti Edoardo De Candia era lo scemo del villaggio, per altri, da Ercole Pignatelli a Tonino Caputo, Ugo Tapparini, Carmelo Bene, Rina Durante, era il Matisse salentino.

In mostra anche documenti, foto inedite e progetti editoriali dedicati all'artista, che ne ricostruiscono la vicenda biografica. Il catalogo, pubblicato in occasione della mostra approfondisce la fortuna critica, i momenti fondanti della sua indagine e le prospettive legate alla sua valorizzazione, lontano dagli stereotipi che hanno sempre contraddistinto le letture della sua Opera.

La retrospettiva, allestita nel Complesso Monumentale di San Francesco Della Scarpa, a Lecce, è promossa e finanziata dalla Regione Puglia (Fondo Speciale per la Cultura e il Patrimonio culturale), in collaborazione con la Provincia di Lecce, il Teatro Pubblico Pugliese, l’Istituto di Culture Mediterranee, il Museo Sigismondo Castromediano.

“La scelta di allestire la mostra in un luogo come il complesso di San Francesco della Scarpa, al centro del tessuto urbano di Lecce barocca - ha dichiarato ancora l’assessore - ha il particolare valore di restituire idealmente alla città che lo ha amato, temuto e odiato, il suo “cavaliere senza terra”. Ma c’è un altro tassello da aggiungere, ovvero, che la mostra coincide con il trasferimento alla Regione delle funzioni in materia di Musei, Biblioteche e Beni Culturali".

"Un passaggio istituzionale che, di fatto, inaugura una stagione nuova nei rapporti tra Regioni, Province e Comuni nella valorizzazione del patrimonio culturale. L’istituzione dei poli Bibliomuseali ha per noi il valore di una vera riforma del settore, una riforma fondata sul concetto della leale collaborazione e della cogestione del patrimonio e dei luoghi della cultura. In questo contesto si colloca, allora, “Edoardo De Candia. AMO. ODIO, ORO”: non soltanto una mostra ma un capitolo di un progetto culturale più ampio che punta, insieme al rilancio del museo, ad avviare un’esplorazione più sistematica dell’universo complesso e avvincente dell’arte contemporanea in Puglia in Italia e nel mondo”.

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L’opening è fissato per lunedì 10 luglio alle 20,30 e resterà aperta fino al 30 settembre. Tre mesi per indagare un altro tempo, un’altra vita, un’altra anima. Tre mesi, tre parole, e tre passeggiate, o ‘inseguimenti’, quelle che Mauro Marino e il Fondo Verri proporranno per ripercorrere le strade della sua “solitaria” passeggiata, i luoghi del suo “ciondolare” disincantato e irriverente.

La prima, in occasione dell’inaugurazione della mostra, ha ricordato il venticinquesimo anniversario della scomparsa del pittore avvenuta il 6 luglio del 1992. Partenza da Porta Rudiae (luogo prossimo alla casa dell’artista in via Monte Sabotino), per proseguire lungo Via Libertini e Corso Vittorio Emanuele (le strade del suo “ciondolare” con il rotolo di cartoncini dipinti sotto il braccio), con soste nei pressi di Piazza Duomo (dove alcune fotografie di Francesco Porpora lo ritraggono intento a dar da mangiare ai piccioni) e del Bar Martinica, luogo ospitale, gradito da Edoardo, che da anni espone, sempre sulla stessa parete, un’opera scelta tra quelle di una particolarissima collezione privata.

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La passeggiata s'inoltra verso Piazza Sant’Oronzo per poi raggiungere il Complesso di San Francesco della Scarpa. Il cammino sarà animato dal racconto della personalità di Edoardo. Una drammaturgia costruita riattraversando i testi a lui dedicati da Antonio Massari, Antonio Verri, Maurizio Nocera, Ennio Bonea, Aldo Bello letti dall’attore Piero Rapanà accompagnato dalla testimonianze di Maurizio Nocera e dal sax di Roberto Gagliardi.

Ad accogliere il pubblico all’ingresso della mostra: la voce dell’attrice Angela De Gaetano che interpreta le “lettere della mancanza” di Jeanne Maigre a Edoardo De Candia. Il contrappunto maschile (questa volta è Edoardo che parla) sarà ancora affidato alla voce di Piero Rapanà. Il dialogo sarà chiuso dal concerto del trio Canvas con il pianoforte di Giuseppe Magagnino, la voce di Serena Spedicato, l’oboe di Francesco Porpora in un gioco di allusioni e richiami che abbraccia il jazz e la canzone d'autore, sonorità classiche e improvvisazione per rendere omaggio alla “fiaba” terrena di Edoardo De Candia.

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La seconda passeggiata (sabato 12 agosto), dedicata alle parole di Edoardo De Candia con una drammaturgia tratta dall’intervista a Edoardo realizzata da Silvia Mangia nel 1984 e da testi tratti dalla cartella edita da Maurizio Nocera e Antonio Verri, sarà ambientata a San Cataldo mentre la terza (venerdì 29 settembre) si snoderà per le strade di Lecce con una conversazione sulla “Filosofia del camminare”.

Intervenuti alla presentazione, insieme ai curatori della mostra, anche il presidente della Provincia Antonio Gabellone, la Soprintendente delle Province di Lecce, Brindisi e Taranto Maria Piccarreta, la consigliera provinciale Simona Manca, il direttore del Polo Bibliomuseale del Salento Luigi De Luca, il presidente del Teatro Pubblico Pugliese Carmelo Grassi.

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Profilo biografico

Edoardo De Candia è nato a Lecce nel 1933. Da giovanissimo frequenta assiduamente la casa di Michele Massari dove impara a dipingere. Nel 1954 vive per qualche tempo a Milano, a casa di Ercole Pignatelli. Nel 1959 espone alla galleria “La Cornice” di Lecce, nel 1965 al Sedile dove viene presentato dal poeta Vittorio Pagano. Negli anni Sessanta frequenta Roma, si appoggia nell’appartamento di Tonino Caputo e Ugo Tapparini e frequenta il conterraneo Carmelo Bene, ma l’esperienza romana dura poco e rientra a Lecce. Qui rimarrà fino alla morte, nel 1992. Le sue opere fanno parte della Collezione del Museo Provinciale Sigismondo Castromediano.

(gelormini@affaritaliani.it)

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