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Leo Palmisano, programma minimo per il dopo Coronavirus

L'intervista a Leonardo Palmisano - Sociologo e Presidente di Radici Future Produzioni, sulle prospettive di programma per il dopo Coronavirus, in Puglia e non solo.

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Leonardo Palmisano, proviamo a guardare al dopo Coronavirus? Ma per farlo occorre fare focus su come lo si sta affrontando e sulle diverse partiture che si stanno registrando in Italia, come altrove.

Come pugliese che ha dipendenti con famiglia e bambini piccoli, una madre anziana e numerosi medici in famiglia, sono orgoglioso per come sta suonando la Puglia. Per questo, voglio ringraziare Michele Emiliano: ha scelto persone capaci a coordinare la risposta all’emergenza. Sta agendo con piglio ragionevole, mai sopra le righe, coerente con le paure dei pugliesi, senza clamori né caratteri superomistici. Il mio è un grazie ragionato, perché oggettivamente mi sento tutelato.

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La Puglia come modello, quindi, anche per la fase due?

Come ho detto in tempi non sospetti, la Puglia può diventare il motore della rinascita del Sud. A patto che la smetta di inseguire investimenti provenienti solo da fuori, che non lasciano mai molto sul territorio e che risentono subito delle crisi mondiali di settore. Dobbiamo sostenere l’economia locale più promettente, a partire dalle piccole e medie imprese. Vi sono settori strategici che possono volare grazie alla produzione di consumatori. Dobbiamo produrre consumatori, sì. Consumatori meridionali che scelgano di stare in comunità per sostenere la crescita occupazionale locale in una prospettiva di mercato globale. Il globale non sarà più lo scopo, ma lo strumento. Il benessere locale sarà lo scopo del futuro. 

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Qualche esempio, per avere un’idea più precisa?

Si parte dall’agricoltura di prossimità, bio-diversificata, su media e piccola scala, vicina alla salute delle famiglie ed ai gusti della tradizione. Ed il turismo. Turismo sostenibile e destagionalizzato, quindi studentesco. Perché a basso impatto ed a forte distribuzione durante tutto l’anno. Per favorire un’attrattività turistica sostenibile e studentesca servono strutture, infrastrutture e informatica. La ricezione e la logistica devono essere fortemente irrobustite. Federalberghi sarebbe d’accordo, lo sento.

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Ma i moderni asset dell’economia, in contesto globalizzato, toccano anche altri segmenti produttivi

Certo, e tra essi c’è l’economia della distribuzione. Ho lanciato l’idea della costruzione di una rete distributiva editoriale per il Sud che nasca in Puglia, su una piattaforma logistica metà privata e metà pubblica, stile Alitalia. Sarebbe la giusta risposta a vettori discutibili come Amazon e ad una fallimentare concentrazione di capannoni in regioni come la Lombardia, che avranno serissime difficoltà a rialzarsi. Potremmo diventare un polo nazionale di grande livello.

marchio radici future

L’impegno con Radici Future Produzioni costituisce un altro fronte, su cui si gioca il futuro della società. I tempi lunghi dettati dalla lotta al Coronavirus lo stanno facendo percepire con chiarezza. Quale approccio suggerisce?

L’economia della cultura e dell’informazione, in cui ci metto la produzione di software e app, saranno il futuro del percorso economico del pianeta. Dobbiamo stare su quel solco. Con la cooperativa che presiedo, Radici Future, lanceremo entro l’anno un social network tutto pugliese, che mira a certificare le informazioni circolanti sul web consentendo ai professionisti dell’informazione di dire cose senza essere massacrati da nugoli di haters. È una scommessa importante, quella di investire sulle piattaforme informatiche, perché fa il paio con le piattaforme logistiche reali: ferrovie, stazioni, porti e aeroporti.

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Non abbiamo ancora attraversato i dedali oggi provati della Sanità. Percorso sensibile?

Senza dubbio! Ma qui l’imperativo oggi è ancora più evidente: servono forti investimenti in ricerca, pura e applicata, e in ricerca medica. Investimenti pubblici, come ho detto più volte, per brevetti pubblici. La mia idea è di fornire i distretti produttivi pugliesi di ricercatori pagati dalla Regione Puglia sotto forma di borse di ricerca lunghe e di incentivi alla loro assunzione da parte delle imprese in forma di consorzi. Questo in agricoltura ci porterebbe a fare grandi passi in avanti. Sarebbe una bella risposta e chiuderemmo con misure che hanno solo illuso generazioni dei cervelli. I cervelli vanno pagati e pagati bene, per trattenerli. E le imprese devono capire che senza cervelli si muore. Senza ricerca non ce la fa l’Italia, non solo il Sud.

Un’ultima domanda, come ci si sente a festeggiare il compleanno in tempo di Covid-19 e con la neve a primavera?

È il compleanno che non avrei voluto festeggiare. Poi penso che tanti festeggiano nei campi profughi o nelle baraccopoli e mi ritengo fortunato. Perché io un tetto ce l’ho.

(gelormini@gmail.com)

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