MΣD Troia (Fg), la Mostra e la Porta per San Giovanni di Dio - Affaritaliani.it

PugliaItalia

Ultimo aggiornamento: 16:16

MΣD Troia (Fg), la Mostra e la Porta per San Giovanni di Dio

"Oh, Giovanni che sei di Dio", la mostra presso il Museo Ecclesiastico Diocesano (MΣD) di Troia (Fg) e il progetto di una porta in bronzo.

di Giovanni Aquilino

Il 6 dicembre, come da calendario, nella bella cornice dell’ex convento delle Benedettine proprio "di rimpetto" al mitico Rosone della Cattedrale di Troia è stata inaugurata la mostra sulle immagini, le statue e gli oggetti devozionali di San Giovanni di Dio.


 

I Fatebenefratelli iniziatori, gestori e animatori, per secoli, di numerosi ospedali, case per poveri e anziani in tutta la Puglia, a Troia - come in ogni altra località da loro raggiunta e servita - hanno introdotto il culto del loro ispiratore, appunto: San Giovanni di Dio.

Nella cittadina dell’Alta Daunia l’Ordine Ospedaliero arrivò verso la fine del XVI secolo, vi restò per poco meno di cento anni, ed è da allora che, presumibilmente, la comunità troiana coltiva per il Santo della Carità verso gli ammalati una venerazione profonda, appassionata, irriducibile. 

La mostra oltre a Statue, documenti, immagini espone anche una preziosa reliquia del Santo portoghese, donata da Fra Lorenzo Gamos, priore dell’Ospedale Sacro Cuore di Gesù di Benevento, alla Confraternita di San Giovanni di Dio - alla quale fa capo la chiesa omonima di Troia - in occasione del convegno "I Fatebenefratelli, devozione e ospedalità". La reliquia, arrivata direttamente dal Santuario di Granada con lettera di autenticazione a firma del rettore Fra Juan Josè Hernàndez, verrà inserita nel reliquiario a forma di braccio conservato dalla Confraternita.

La mostra organizzata dall’Associazione Terzo Millennio, in collaborazione con il Club Lions dei Monti Dauni Meridionali, la Fondazione e la Confraternita di San Giovanni di Dio, patrocinata dall’Amministrazione Comunale di Troia e supportata dai prestiti di tante famiglie troiane, che generosamente hanno concesso i propri simulacri, si è aperta con la proiezione del documentario sulla vita del Santo protettore degli infermieri e dei librai, realizzato da Antonio Farina, filmaker troiano, per conto della Panamovies e resterà aperta fino al 9 marzo 2026 presso il Museo Ecclesiastico Diocesano (MΣD).

La serata ha riservato agli intervenuti una succosa anticipazione, infatti il noto scultore troiano Salvatore Lovaglio - a margine della inaugurazione - ha presentato una idea progettuale per la realizzazione di una porta di bronzo da istallare presso la chiesa di San Giovanni di Dio: una sorta di monumento alla devozione dei troiani verso il Santo dell’ospitalità/ospedalità. 

La porta, una lastra di bronzo squarciata da una grande croce luminosa, "Simbolo di carità e luce" sarebbe un'opportunità per creare un'odierna opera d'arte, che non solo abbellisca l'ingresso della chiesa, ma che racconti anche la storia, la spiritualità del santo e la testimonianza dell’attuale venerazione da parte della comunità troiana.


 

La porta di bronzo si aprirebbe come un varco tra la quotidianità e la spiritualità, invitando i fedeli a entrare in un luogo di preghiera e di riflessione. La croce associata a San Giovanni di Dio non rappresenterebbe solo un crocifisso in sé, quanto l'identificazione con la croce come segno di carità e servizio verso i malati.

L'idea di aprire una croce come una grande fessura sulla porta creerebbe anche un collegamento simbolico tra l'interno e l'esterno della chiesa. Inoltre, la luce che filtra attraverso la croce diventerebbe un elemento di grande impatto visivo e spirituale, creando un legame tra la comunità e la divinità. E ancora, i rilievi realizzati e le scritte incise sulla superficie della porta racconterebbero la storia di San Giovanni di Dio attraverso elementi simbolici che riflettano la missione e la vocazione della chiesa.


 

La Porta della Carità non sarebbe solo un ingresso, ma un simbolo di accoglienza e di benvenuto per tutti coloro che cercano conforto, speranza e guida. Un invito a entrare in un luogo di pace e di spiritualità, dove poter ritrovarsi e riscoprire il significato della vita.

Un'opera che nei materiali e nella espressione trova radici nella tradizione troiana più autentica, ma che artisticamente propone una creatività artistica di estrema modernità, così come ha sostenuto l’architetto Stefano Cibelli che con il collega Piero Guadagno sono gli estensori del progetto tecnico.


 

Insomma una idea, una proposta interessante che se da una parte renderebbe visibile e meglio rispecchiante l’ardore devozionale dei troiani, dall’altra segnerebbe la ripresa di percorso di stratificazione storico artistica ormai da troppi decenni assente nella Città del Rosone.