Maria Maugeri e la forza
delle sue 'dolci sconfitte'
Cesare Veronico ricorda Maria Maugeri e la forza appassionata del suo impegno.
di Cesare Veronico
Certo, trovare la forza non è stato facile. Cercare tra i tanti ricordi condivisi è stato dolce. L'ho immaginata, vicino a me, mentre scrivevo queste parole: correggermi col piglio della prof, incazzarsi con la sua proverbiale 'furia' politica e poi ridere, con l'empatia dell'amica di una vita. Un ricordo di che ho voluto condividere con Chiara, Alessandra, Paola e Michele Buono.

La prima volta che la mia strada ha incrociato quella di Maria Maugeri risale al 1995, elezioni comunali di Bari. Eravamo entrambi nei Verdi, io ero portavoce e lei era una candidata alla prima esperienza, sfiorò l’elezione per un soffio, contro ogni previsione.
Fu la prima di una serie di ‘dolci sconfitte’: qualche tempo dopo subentrò in Consiglio come prima dei non eletti ed ebbe modo di dimostrare, da subito, le sue doti politiche: passione, intransigenza, onestà intellettuale. E quella grinta che la portò a sposare la causa della bonifica della Fibronit fino a un episodio che ricordo ancora con il sorriso: in aula si stava discutendo il PRUST (Piano di riqualificazione urbana e sviluppo sostenibile del territorio) e la delibera in questione prevedeva la costruzione di edifici a uso abitativo sul sito della fabbrica di amianto, sul quale vi erano già pesanti dubbi, purtroppo rivelatisi fondati, sul rischio per la salute dei cittadini.
Maria, unica consigliera di sesso femminile all’opposizione, aveva studiato attentamente il regolamento del consiglio e , per impedire che la delibera passasse, fece un intervento di sette ore consecutive, sperando che venisse meno il numero legale. Non riuscì nel suo intento e le cronache di quel consiglio la ritrassero in lacrime e distrutta, al termine di quella improba sfida.

Ma quella fu un’altra delle sue ‘dolci sconfitte’: la battaglia per la salute dei cittadini e per l’ambiente cominciò proprio da quell’atto in aula; Maria fu uno dei motori di una mobilitazione civile che coinvolse associazioni e cittadini e che, poche settimane fa, il 28 luglio, ha raggiunto il suo obiettivo più importante: la stipula dell’Accordo di Programma tra il Ministero per l’Ambiente e il Comune di Bari per la bonifica del sito della Fibronit. Lei c’era ed è stata quella, la sua ultima apparizione pubblica. La malattia la stava già divorando ma non ha potuto non esserci. E anche quel giorno ha sorriso, nonostante il dolore.
E ha sempre sorriso dinanzi alle apparenti sconfitte alle quali ci si abitua quando si conducono iniziative politiche che hanno come obiettivo la tutela dei diritti degli ultimi, la difesa dell’ambiente, la parità di genere. Sorrideva perché sapeva che prima o poi avrebbe avuto ragione. È accaduto spesso, in effetti.

Dietro la sua intransigenza, dietro la sua fermezza e la sua assoluta incapacità di scendere a compromessi, si celava una persona straordinaria, adorabile, dolcissima.
Merito, forse, della sua naturale inclinazione all’attenzione verso gli altri, perfettamente realizzata nella sua professione di insegnante: chiedete a uno dei suoi alunni che ricordo ha di Maria e ne avrete il racconto di una donna generosa, comprensiva, leale.
Una persona autentica, senza mezze misure, capace di grandi slanci di affetto. Anche nella battaglia contro la sua malattia, durata anni, ha sempre combattuto con coraggio e fiducia: ad ogni nuovo, più doloroso attacco, rispondeva con fermezza, rassicurando gli amici e stringendosi più forte alle sue tre adorate figlie, Chiara, Alessandra e Paola, e a suo marito Michele.
Quest’ultima volta non ce l’ha fatta. E questa sconfitta, adesso, non sembra aver nulla di dolce.

Ma questo giorno di dolore consegna alla storia di questa città una donna straordinaria, una persona che saprà essere presente nella politica e nella vita civile di Bari grazie a un ricordo vivo e un esempio destinato a durare negli anni.
Per questo motivo, sono convinto che le istituzioni locali vorranno attribuirle il dovuto riconoscimento, individuando un modo per commemorarla nel futuro parco dedicato alle vittime della Fibronit. Un progetto che rimarrà il dono più grande di questa donna per tutti noi.
Ci mancherà. Ma non ci lascerà soli.