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Nobles a Bari, operazioni cardiache a paziente sveglio

Si chiama PFO, forame ovale e viene definito pervio (aperto), quando la chiusura anatomica alle due camere cardiache, che avviene subito dopo la nascita, risulta imperfetta.

Prof.Nobles
 

Durante la vita fetale i polmoni sono inattivi e l'ossigeno che va ai tessuti proviene dalla madre tramite la placenta e i vasi del cordone ombelicale. Alla nascita, la circolazione placentare viene interrotta, i polmoni iniziano la loro attività respiratoria e il piccolo circolo polmonare  diventa pienamente funzionante grazie all’attività pressoria che salda questa naturale apertura.

A circa il 27% delle persone questa chiusura non avviene ed è come se avessimo una porta semplicemente accostata che si può aprire in un senso o nell'altro a seconda della pressione atriale esercitata ai due lati. Non è una patologia, ma un anomalia cardiaca; un foro di forma ovale, derivata dalla persistenza di una comunicazione presente durante la vita fetale al livello della parete che divide le due camere cardiache.

E’ una condizione in cui il tunnel tra il lato destro e sinistro del cuore non si è chiuso poco dopo la nascita e coinvolge circa una persona su quattro della popolazione adulta sana.

In alcuni casi permane un difetto che determina l’aumento del flusso di sangue, causa di embolia paradossa con conseguenti ictus. La chiusura del PFO non chirurgica per via percutanea del forame orale pervio è una procedura che permette di correggerla, quindi un intervento chirurgico effettuato per evitare nuovi episodi ischemici o prevenirli del tutto.

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Esistono diverse soluzioni per la chiusura del PFO e quella mediante dispositivi occludenti, da circa 20 anni, pur dimostratasi una tecnica sicura ed efficace con un basso rischio di complicazioni, è stata completamente rivoluzionata dall’introduzione di una tecnica innovativa, per via periferica, mediante sutura diretta a cuore battente, con anestesia locale e quindi a paziente sveglio.

Si chiama NobleStitch e prende il nome dal suo inventore, il Professore Antony Nobles, ospite a Bari mercoledì 16 novembre del laboratorio di Emodinamica del Policlinico di Bari.

Insieme al Professor Alessandro Santo Bortone - Coordinatore delle Emodinamiche Interventistiche del Dipartimento Emergenza e Trapianti di Organi (DETO) del Policlinico di Bari - il professor Nobles dimostrerà, attraverso tre casi studio, il nuovo dispositivo di chiusura del PFO e che sostituisce la tradizionale protesi di metallo.

Si sottoporranno all’intervento cardiochirurgico due donne di 42 e 43 anni di età e un uomo di 45, quindi nel quarto decennio di vita.

Prof.Bortone
 

Tutti e tre i pazienti hanno avuto un ictus ischemico celebrale e su di loro si indagherà contestualmente la predisposizione attraverso analisi di tipo genetico.

“Nonostante i passi in avanti della medicina cardiochirurgica che attualmente consentono intervento in anestesia locale, per via periferica senza mettere alcuna protesi nel cuore, siamo ancora obbligati ad una prevenzione secondaria.” Lo ha dichiarato il Professor Bortone che eseguirà i tre casi mercoledì prossimo al Policlinico di Bari insieme all’inventore di questa tecnica rivoluzionaria il Professore Antony Nobles.

“L’obiettivo però – continua il Professor Borotne- è quello di arrivare ad una prevenzione primaria attraverso l’indagine della predisposizione genetica che consentirebbe di intervenire farmacologicamente per la patologia dell’endotelio determinando la chiusura naturale del PFO, scongiurando il rischio di ictus e il conseguente intervento chirurgico.”

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L’intervento attraverso il nuovo sistema Noblestitch.

Si tratta di un filo di sutura che entra per via percutanea attraverso la vena della gamba e viaggia verso il cuore sotto la guida di fluoroscopia (X-ray) per chiudere il tunnel. L’efficacia della procedura per la chiusura del PFO è paragonabile a quella dell’intervento chirurgico ma con minori complicazioni e minore ospedalizzazione. L’intervento può richiedere meno di 20 minuti.

Tale tecnica è stata applicata con successo e senza complicanze in circa 100 pazienti (dei quali un terzo in Italia), facenti parte di un registro europeo. I vantaggi di tale tecnica innovativa sono evidenti ed importanti: non necessita di lasciare in situ un dispositivo metallico e neanche di una terapia anti-aggregante, viene ridotto il rischio aritmico per assenza di ingombro e quindi di endocardite,  assenza di allergie (nickel, farmaci, etc), integrità del setto interatriale che può essere agevolmente riattraversato per eventuali altre procedure interventistiche (ablazione, valvuloplastica, etc), assenza di rischio di embolie gassose sistemiche durante la procedura. Inoltre in caso di impossibilità di chiusura del PFO mediante sutura, c’è la possibilità di convertire facilmente la procedura alla tecnica tradizionale mediante endoprotesi.

Tale tecnica è applicabile in circa l’85% dei casi con un alta prevalenza di chiusura del PFO pressoché immediata.

L’idea di poter chiudere a distanza mediante un semplice filo chirurgico un buco dentro il cuore battente senza lasciare alcun dispositivo al suo interno è sicuramente vincente e costituisce un modo assolutamente rivoluzionario di approcciare la problematica del PFO e, probabilmente nel prossimo futuro, anche di altre patologie cardiache.

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