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Paola Clemente vittima del caporalato autoctono, 6 arresti a Andria

Sono sei gli arresti scattati - ad opera della Guardia di Finanza e della Polizia di Stato della provincia di BAT in Puglia - alla fine dell'indagine per la morte di Paola Clemente, la bracciante agricola 49enne di San Giorgio Jonico, deceduta per infarto mentre lavorava "all'acinellatura dell'uva" nei vigneti della campagna di Andria (13 luglio 2015).

Clemente vendemmia uva
 

 

A coordinare le operazioni Alessandro Pesce, magistrato di Trani, che ha seguito l'inchiesta avviata dalla denuncia della "tragedia di caporalato" del marito di Paola e della Cgil. Reati addebitati: truffa ai danni dello Stato, illecita intermediazione, sfruttamento del lavoro. Soddisfazione per gli effetti della nuova legge sul caporalato, che non fa sconti. Rammarico, rabbia e amarezza constatare ancora l'imbarazzante ritardo con cui è stata faticosamente approvata: fosse entrata in vigore prima, probabilmente oggi conteremmo meno vittime e un numero di persone in manette più alto.

 

Mantegazza uila3
 

“L’arresto degli sfruttatori di Paola Clemente, bracciante stroncata dalla fatica in una serra nell’estate del 2015", ha dichiarato Stefano Mantegazza, segretario generale Uila-Uil, "Dimostra che la legge contro il Caporalato, che con forza il sindacato ha chiesto e ottenuto, è una legge efficace sul versante repressivo. Illecita intermediazione della manodopera, sfruttamento del lavoro, giornate di lavoro fasulle, buste paga truccate e sottosalario sono i reati contestati ai responsabili che, anche grazie alla nuova legge, è stato possibile individuare e colpire”.

Clemente Paola marito
 

 

“Sin dall’inizio di questa tragica vicenda - ha aggiunto Mantegazza - la Uila si è stretta intorno a Stefano Arcuri, marito di Paola, che con grande coraggio e forza d’animo si è battuto per fare piena luce su quella morte e che, nel giugno 2016 ha partecipato a Bari, con un vibrato intervento, alla manifestazione unitaria di Fai-Flai-Uila contro il caporalato".

 

"La Uila è convinta che per debellare alla radice il lavoro nero e dare le risposte di civiltà che il paese richiede, non sia sufficiente la sola repressione. Per questo continueremo a insistere nei confronti del Governo - ribadisce in una nota il suo Segretario generale - delle istituzioni regionali e soprattutto di Confagricoltura, Coldiretti e Cia affinché la Rete del lavoro agricolo di qualità possa essere attivata in tutti i territori, in particolare lì dove la piaga del lavoro nero è maggiormente presente. Siamo, infatti, convinti che solo creando un sistema di gestione del mercato del lavoro trasparente e alternativo al Caporalato sarà possibile dare le risposte che sia le imprese che i lavoratori si aspettano.”

 

Simonetti cop
 

“Nei confronti del governo e del parlamento”, conclude Mantegazza, “continueremo inoltre a chiedere l’introduzione di un sistema di premialità e di un marchio etico per le aziende che sceglieranno di aderire alla rete e, attraverso di essa, di assumere mano d’opera, garantendo l’applicazione dei contratti di lavoro e il rispetto delle leggi sociali”.

 

Anche Colomba Mongiello, componente della Commissione Agricoltura della Camera, e Dario Ginefra, coordinatore dei deputati pugliesi del Partito Democratico, commentano gli arresti effettuati su ordine della Procura di Trani al termine delle indagini sulla morte di Paola Clemente: "Morta d'infarto in un campo in cui non avrebbe dovuto essere e sfruttata da chi le ha procurato quel lavoro".

Mongiello Colomba1
 

"Il caporalato può avere la forma di un'agenzia di lavoro interinale - sottolineano i due parlamentari pugliesi - chi lo pratica può essere il compaesano e la vittima può essere la vicina di casa. Il caporalato non riguarda solo i braccianti stranieri e non è praticato solo da schiavisti stranieri". Proprio questa tragedia diede un impulso decisivo al dibattito parlamentare sul caporalato, accelerando l'esame delle diverse proposte di legge poi confluite nel testo approvato e applicato con l'intento di tutelare i lavoratori e colpire duramente chi specula sulla loro pelle".

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"Arrestare e condannare i caporali è doveroso e necessario, però non basta", aggiungono, "Bisogna combattere il fenomeno del caporalato all'origine, colpendo le aziende agricole che violano le norme sul lavoro e che utilizzano i caporali per reclutare mano d'opera a buon mercato. Sfruttamento e schiavizzazione dei braccianti sono una vergogna sociale - concludono Mongiello e Ginefra - che è nostro dovere cancellare".

“Finalmente è stata fatta giustizia per Paola Clemente", dichiara Alfonso Pisicchio consigliere de La Puglia con Emiliano e presidente della VI Commissione Lavoro, Formazione Professionale e Immigrazione.

“Lei Paola, il simbolo della nuova schiavitù, oggi ha avuto giustizia, con l’arresto dei sei responsabili ad opera della Polizia e della Finanza. Arresti che vanno ben oltre il caso specifico, ma che appaiono un raggio di speranza oltre l’omertà e il silenzio diffusissimi tra i lavoratori del settore". 

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"Due elementi - aggiunge Pisicchio - che ormai da troppo tempo, nella nostra Puglia, trovano terreno fertile con la complicità della crisi economica che le nostre famiglie stanno vivendo. Non si può scegliere di mettere a serio rischio la propria vita accettando condizioni di lavoro disumane per portare a casa una manciata di euro. La nostra lotta al caporalato e a tutte le forme di sfruttamento sono un cardine del nostro lavoro nei palazzi della Regione”.

“Il progresso e la civiltà - conclude Pisicchio - non possono essere scissi dai diritti e dalla dignità dei lavoratori ed in modo particolare delle lavoratrici, anello sempre più debole della nostra società. Il lavoro è un diritto e i diritti non devono mai lasciare nessuno indietro”.

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Pieno di stimoli sono anche le riflessioni di Dario Stefàno, capogruppo in Commissione Agricoltura di Palazzo Madama, che ad ottobre 2015 aveva presentato un ddl di contrasto al caporalato - poi recepito nell'iniziativa del governo - e una proposta di legge per l'istituzione di una commissione parlamentare ad hoc per indagare il fenomeno anche nei settori agricolo, edile, manifatturiero e dell'autotrasporto: "Non sarà certo utile ad alleviare il grande dolore per la morte di Paola Clemente, ma oggi è una giornata che tutti ricorderemo per sempre perché restituisce verità e giustizia alla sua famiglia e dà speranza a tantissimi lavoratori vittime del caporalato".

Clemente caporalato
 

"Che questa giornata sia, allora, la stella polare della lotta a questo crimine", prosegue Stefàno, "Abbiamo visto che il caporalato è mutato, assume forme nuove e si infiltra in settori inediti come quello dell'edilizia o dei trasporti. Oggi possiamo contare su una buona norma, la legge 199, applicata per la prima volta in questa occasione, ma dobbiamo tenere alta l'attenzione impegnandoci ad affinare gli strumenti per sconfiggere una brutta piaga sociale ed economica".

Per la cronaca: in carcere sono finiti Ciro Grassi, il titolare dell'azienda di trasporti tarantina che trasportava in pullman le braccianti fino ad Andria; il direttore dell'agenzia Inforgroup di Noicattaro, Pietro Bello, per la quale Paola Clemente lavorava; il ragioniere Giampietro Marinaro e il collega Oronzo Catacchio; poi Maria Lucia Marinaro e la sorella Giovanna (quest'ultima ai domiciliari). La prima è la moglie di Ciro Grassi, indagata per aver fatto risultare giornate fasulle di lavoro nei campi con lo scopo di intascare le indennità previdenziali, mentre la sorella avrebbe lavorato nei campi come capo-squadra.

(gelormini@affaritaliani.it)

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Pubblicato in precedenza: Caporalato, morì per la fatica. Carcere per titolare agenzia interinale

                                       Bracciante morta nei campi, indagato il titolare dell'azienda agricola

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