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Paolo Panaro alla Vallisa Bari con T. Mann e W. Shakespeare

Rinascita morale e rigenerazione dell’anima. Sabato 5 (ore 21) e domenica 6 novembre (ore 20), Paolo Panaro porta sul palco dell’Auditorium Vallisa di Bari l’eterno dramma umano di peccato e redenzione, temi al centro della "Tempesta" di William Shakespeare, il grande drammaturgo inglese del quale viene celebrato il quarto centenario della scomparsa anche dalle "Direzioni del racconto", la rassegna di teatro di narrazione letteraria organizzata dalla Compagnia Diaghilev in collaborazione con l’Assessorato alle Culture del Comune di Bari e il sostegno della Regione Puglia (biglietti 10 euro, info e prenotazioni 3331260425).

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Nella lettura della "Tempesta" Panaro si alternerà con gli attori della Compagnia Diaghilev, Antonella Carone, Alessandro Epifani, Francesco Lamacchia, Vito Lopriore, Angelo Lorusso, Tony Marzolla, Giulia Sangiorgio e Giuseppe Scoditti.

Da dodici anni, Prospero, mago e legittimo duca di Milano, è stato deposto dal fratello, il cinico Antonio, e costretto all’esilio su un’isola insieme alla figlia, Miranda. Appena gli si presenta l’occasione, Prospero organizza la sua vendetta: mentre la flotta del re di Napoli attraversa le acque dell’isola, grazie alle sue arti magiche, scatena la più terribile delle tempeste. Ad aiutarlo nell’impresa c’è Ariel, uno spiritello che il mago ha liberato dalla prigionia nella quale era stato rinchiuso per opera della perfida strega Sicofax. Quest’ultima, defunta da anni, è la madre dell’unico abitante dell’isola: il mostro Calibano.

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La tempesta orchestrata da Prospero, intanto, ha separato i naufraghi e ognuno pensa di essere il solo superstite della sciagura. Antonio e il fratello di Alonso, re di Napoli, cospirano per appropriarsi della corona napoletana; il re e il buon Gonzalo, suo consigliere, vanno alla ricerca del figlio del re, Ferdinando, che temono sia affogato fra le onde; il rozzo Calibano incappa in Stefano e Trinculo, due ubriaconi, con cui organizza una ribellione contro Prospero, che però fallisce miseramente, mentre fra Miranda e il principe Ferdinando nasce il più tenero degli amori.

Prospero, mago e burattinaio degli altrui destini, in ultimo, rinuncerà alla magia, proprio come Shakespeare rinunciò, dopo aver scritto questo suo ultimo dramma, alla magia del teatro e a tutte le sue effimere illusioni.

L’attore Paolo Panaro e il pianista Giuseppe Barile hanno in precedenza reso omaggio a Thomas Mann con "Morte a Venezia", capolavoro dello scrittore tedesco pubblicato nel 1912. Un doppio appuntamento sempre nell’Auditorium Vallisa di Bari, con la lettura-concerto divisa in due parti.

Indagine sulla crisi dell’uomo contemporaneo, "Morte a Venezia", che nel 1971 fu portato sul grande schermo da Luchino Visconti, racconta la storia dello scrittore Gustav von Aschenabach, nel quale la critica ha individuato il compositore Gustav Mahler, teoria rispetto alla quale la combinazione tra voce recitante e pianoforte, di questa lettura, si propone decisamente intrigante.

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Raggiunta ormai la fama e la rispettabilità, alle soglie del suo cinquantesimo compleanno, Gustav von Aschenbach sente improvvisamente una strana inquietudine e l’urgente desiderio di viaggiare. Parte per Venezia dove alloggia all'Hotel dei Bagni al Lido, frequentato dall’alta società internazionale. Qui incontra un bellissimo adolescente polacco dai capelli biondi e dagli occhi grigio-crepuscolo verso il quale prova un’irresistibile e morbosa passione.

Tra Aschenbach e il giovane Tadzio nasce un rapporto fatto di sguardi e gesti, mai di parole, alimentato nell'animo dello scrittore da reminiscenze classiche. Segue Tadzio per le calli e i canali veneziani, cerca di apparire più giovane tingendosi i capelli e utilizzando cosmetici. Venezia, con il suo fascino decadente, fornirà all’inquietante e proibita storia d’amore, la più appropriata delle cornici: canali putrescenti, gondole nere come bare e magnifiche architetture moresche. "Morte a Venezia" è la più commovente, drammatica e filosofica meditazione novecentesca sul rapporto fra Eros e Thanatos, fra la bellezza e l’irreversibile trascorrere del tempo.

(gelormini@affaritaliani.it)

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