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PopBari, varato decreto salvataggio Di Maio precisa e Emiliano scrive a Conte
Alla fine il decreto passa. Il CdM vara un finanziamento a Invitalia, per rafforzare il patrimonio del Mediocredito Centrale e sostenere le imprese del Sud.
Alla fine il decreto passa. Il Consiglio dei Ministri, riunito di domenica sera per approvare una misura che anticipi le reazioni dei mercati ad inizio settimana, lo vara con un finanziamento ad Invitalia "Fino a un importo complessivo massimo di 900 milioni per il 2020", per rafforzare il patrimonio del Mediocredito Centrale "affinché questa promuova, secondo logiche di mercato, lo sviluppo di attività finanziarie e di investimento, anche a sostegno delle imprese nel Mezzogiorno, da realizzarsi attraverso il ricorso all'acquisizione di partecipazioni al capitale di società bancarie e finanziarie, e nella prospettiva di ulteriori possibili operazioni di razionalizzazione di tali partecipazioni".

I binari lungo i quali esso è stato articolato sono quelli indicati dal presidente Conte: "Tuteleremo i risparmiatori e non concederemo nulla ai responsabili di quella situazione critica e auspichiamo anzi azioni di responsabilità a loro carico"; e dal ministro Di Maio: “Nel decreto è prevista la creazione di una Banca di investimento, ovvero di misure urgenti per il sostegno al sistema creditizio del Mezzogiorno e per la realizzazione di una Banca di investimento, per far fronte alla dimensione eccessivamente contenuta degli istituti del Meridione e contribuire a ridurre il divario di sviluppo economico tra il Mezzogiorno e le regioni del Centro-Nord".

Prima del Consiglio dei Ministri, lo stesso Luigi Di Maio aveva dichiarato con durezza: "Renzi ci critica sulle banche? Vorrei dire una cosa, anche con cordialità, perché non vogliamo creare tensioni. Quando affronteremo il tema della Banca Popolare di Bari che è stata commissariata da Banca d'Italia, non faremo perdere soldi ai risparmiatori e tantomeno ripuliremo con soldi pubblici la banca per venderla a banche private. Questo è ciò che è stato fatto in passato. Banca Etruria fece perdere soldi ai risparmiatori che stiamo risarcendo ancora noi adesso. Allora le Banche venete furono ripulite coi soldi degli italiani e vendute a un euro a un'altra banca".

In pieno stile M5S aveva poi precisato: "Vogliamo intervenire in due modi. La prima cosa, in CdM si portano nomi e cognomi di chi ha preso i soldi e non li ha restituiti, i soliti prenditori vicini alla politica, non gli imprenditori onesti che tirano avanti la carretta. Due, vogliamo conoscere tutti i verbali delle ispezioni fatte da chi doveva controllare, perché questo buco nel bilancio della banca non l'ha fatto un alieno, l'avrà fatto qualcuno in particolare, anche per, forse, omessi controlli. Noi ci prendiamo la banca e cominciamo a prestare i soldi alle imprese oneste sul territorio".

Poche ore prima del CdM anche il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, aveva avuto modo prima di dichiarare: “La Regione Puglia tutelerà con ogni mezzo azionisti, correntisti, dipendenti e creditori della Banca Popolare di Bari, che deve continuare regolarmente la propria attività di raccolta del risparmio e di impiego a sostegno delle aziende e delle famiglie pugliesi e italiane. A tal fine la Regione Puglia è disponibile - se il Governo lo riterrà necessario - anche ad un intervento diretto nel capitale della compagine che dovrà condurre il salvataggio della Banca”.
E poi di inviare al Presidente Giuseppe Conte la seguente lettera:
Illustrissimo Presidente,
l’amministrazione straordinaria della Banca Popolare di Bari, pur giustificata dalla situazione di perdite in cui versava l’azienda, non può che suscitare nel territorio dubbi e serie preoccupazioni, che mi permetto di rappresentarLe, certo di attirare la Sua attenzione nella Sua qualità di giurista, accademico e uomo del Meridione.
Una ipotesi di salvataggio, di cui parla la stampa ed allo studio del Governo sembra evocare il conferimento dell’azienda BPB in una società capitalizzata da Mediocredito Centrale e dal Fondo Interbancario di tutela dei depositi.
Se così fosse, i 70.000 soci della Banca, i quali legittimamente aspirano ad una forma - sicuramente non integrale, ma del pari non simbolica - di ristoro del valore delle azioni, sarebbero ulteriormente depauperati e si riprodurrebbe a scapito del territorio, una situazione corrispondente a quella che si è verificata per le due Popolari venete.
Inoltre, il rischio è che in questo modo possa scomparire del tutto l’unica banca indipendente del Centro Sud, che sempre ha svolto, sua pure con le criticità sotto gli occhi di tutti, un importante ruolo di sostegno a favore della imprenditoria del Mezzogiorno.
Come è noto la Banca Popolare di Bari ha sempre sostenuto il sistema imprenditoriale centro meridionale e la preoccupazione è che una gestione commissariale, ispirata a criteri prudenziali ma quasi liquidativi, possa portare e ad interrompere le linee di credito concesse ad importanti aziende del Centro e del Meridione: così creando un effetto di sistema sicuramente devastante.

Infine non Le nascondo, signor Presidente che una gestione del personale che non tenga conto delle complessità e delle istanze di protezione sociale nei confronti dei circa 3.000 dipendenti avrebbe un ulteriore effetto di impoverimento delle famiglie e del territorio.
La crisi della Banca, sicuramente imputabile anche a gestioni non adeguate, è stata accelerata dal mancato compimento della conversione delle DTA (imposte differite) in credito di imposta, provvedimento voluto dal precedente Governo e forse non adeguatamente supportato in sede comunitaria per ottenerne lo sblocco.
Se tali valori fossero recuperati, mi permetto di rappresentarLe che, nell’ottica del provvedimento da le fortemente voluto come Capo del precedente Governo, essi apparterebbero ad aziende del Sud ed ai loro tanti soci, evitando che vadano a vantaggio di ipotetici cavalieri bianchi non radicati sul territorio. Bisognerebbe altresì esorcizzare il rischio che una dispersione degli attivi deteriorati a prezzi stracciati possa portare a beneficiare eventuali speculatori professionali sottraendo ulteriore valore al territorio.

A mio sommesso avviso, una soluzione della crisi della BPB non può che tenere in considerazione i seguenti punti:
a) Per i dipendenti, il ricorso a forme di solidarietà e di “scivoli” mediante finanziamento ed utilizzo di fondi di solidarietà che incentivino i meno giovani all’esodo e preservino le professionalità esistenti in azienda;
b) l’individuazione di strumenti di tutela dei soci (azioni gratuite e strumenti finanziari partecipativi) che permettano ai vecchi azionisti di godere di eventuali attività latenti o plusvalenze di prossima realizzazione (penso alle famose DTA da convertire in credito di imposta o ai crediti deteriorati);
c) la creazione di una banca del Mezzogiorno con un forte nucleo di stabilità anche con l’apporto di capitale pubblico nazionale e regionale (se possibile) e con adeguata rappresentatività del territorio; il capitale di tale Banca potrebbe essere sottoscritto anche dalle due Popolari pugliesi nonché dalle altre Popolari centro meridionali, eventualmente assegnando ai soci di queste ultime le azioni assegnate alle banche conferenti con appropriati meccanismi giuridici;

d) una gestione attenta ma non penalizzante dei crediti in carico alla Banca evitando di mortificare le imprese fino ad ora finanziate e provocarne la crisi o il dissesto.
Grato per l’attenzione, La saluto cordialmente
Nel frattempo, Matteo Salvini, in un comizio a Bari, non ha perso occasione e non ha esitato ad attaccare Bankitalia: "Sulla Popolare di Bari qualcuno doveva vigilare. Spero che il Parlamento approvi il prima possibile la proposta di legge firmata dalla Lega, e anche dai Cinquestelle, per riformare la Banca d'Italia e farla passare attraverso il Parlamento, quindi attraverso il popolo italiano".
(gelormini@affaritaliani.it)


