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Puglia, il rischio deriva ‘Andiamo a comandare’

L’attacco alla Puglia è cominciato e l’assedio conseguente non avrà tempi certi. Si naviga a vista, ma il cliché utilizzato non è nuovo: lavorare ai fianchi sul fronte evanescente del gossip e della mondanità, per “annacquare” il tasso culturale diffuso ed innalzare l’indice medio di qualunquismo. Nel contempo, agire sul fronte protagonismo per accendere sentimenti generali di vuoto orgoglio campanilistico, contenere fino all’emarginazione la tendenza all’analisi critica e trasformare la partecipazione in “movimento di massa” indistinto e liberatorio. Insomma, l’applicazione pratica della filosofia dell’Andiamo a comandare!

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Letta con questa lente, la successione dei fatti in Puglia di questi giorni dovrebbe destare non poche preoccupazioni. Messi a fuoco, uno dopo l’altro, essi danno vita a una bozza di sceneggiatura che, dovesse svilupparsi - e i segnali sono tutti tendenti a un’evoluzione preparata con doviziosa cura - prospetterebbe lo svolgersi di una trama destabilizzante. Finalizzata ad abbattere quanto meticolosamente costruito in Puglia, negli ultimi anni, e bloccare l’azione scenica “poderosamente minacciosa” degli odierni interlocutori istituzionali in disperata “cerca” di dialogo e attenzioni.

Il piano è articolato a più livelli e alquanto disorientante. Dai referendum sulle trivelle in mare, o il prolungamento sine die delle concessioni, al superamento delle autonomie locali concepito dalla lungimiranza dei Padri Costituenti; dalla TAP all’ILVA; dalla xylella all’americanizzazione dei vigneti; dalle slide in Fiera del Levante del Premieri sul turismo macrocefalo, con propedeutica inaugurazione del ponte Asse Nord-Sud, agli stimoli “Twiga” di Flavio Briatore.

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Dall’annuncio del G7 in Puglia nel 2017, con contestuale indicazione della fattibilità del fatidico e controverso Ponte sullo Stretto, fino al salto della quaglia di Filomena Mastromarino - che passa dall’Assemblea del Partito Democratico al grembo porno di Rocco Siffredi - con contestuale “certosina” cancellazione dal web di ogni traccia precedente, per dar vita al fenomeno mediatico-sensuale di “Malena la pugliese”. Un piano che presenta, comunque, un lato debole: è innovativo nella tattica, ma ripetitivo nella strategia.

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Che Michele Emiliano sia consapevole dell’accerchiamento in atto, lo si intuisce dai movimenti personali e delle sue truppe, così come dalla ricerca di sponde - non ultima quella di Confindustria sul grande problema di Taranto e sull’ipotesi de-carbonizzazione di Brindisi - e dai tentativi di tessitura di nuove alleanze in vista dello scenario possibile, all’indomani del giro di boa “Referendum Costituzionale” del prossimo dicembre.

RENZI BOSCHI facebook
 

Timori e curiosità, al momento, restano concentrati in Puglia sulla figura di Antonio Decaro, sempre più “in asse” con Matteo Renzi e di conseguenza meno carismatico, che in molti - anche all’interno dello stesso Partito Democratico - non vorrebbero diventasse “strumento cieco di occhiuta rapina” . Ma lo sono anche sul fronte nazionale del partito, dove c’è chi teme possa attecchire il contagio del virus incubato dalla Mastromarino/Malena, data la rilevante concentrazione di forme e bellezze. La deriva Drive-in, in fondo, sarebbe troppo anche per i più coriacei sostenitori del Segretario.

(gelormini@affaritaliani.it)

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Pubblicato sul tema: Salto della quaglia per'Malena la pugliese' Dal PD al grembo porno di Siffredi

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