Referendum, Autonomie:
Emiliano ringrazia Mattarella
E' vero, in apparenza è rimasto impassibile, ma per molti in sala, ad un certo punto, l'impressione netta è stata quella di vedere la sagoma compassata e compiaciuta di Michele Emiliano cominciare a "levitare" e incassare uno dei passaggi cruciali del discorso del Presidente Sergio Mattarella, che aveva deciso di intervenire alla XXXIII Assemblea Nazionale dei Comuni Italiani, che da poco aveva eletto Antonio Decaro, Sindaco di Bari, neo presidente ANCI: quale successore di Piero Fassino.
Un passaggio destinato a dare una scossa al dibattito referendario delle prossime settimane (il discorso integrale del presidente Mattarella è correlato in calce, ndr), che ha toccato uno dei "nervi sensibili" dell'intero assetto della riforma costituzionale perseguita dal Governo.
La levitazione si è materializzata - proprio come il "genio" di Aladino - quando il Presidente della Repubblica ha detto: "Lo Stato vive e si rinnova, nella fiducia dei cittadini".
"Vive se il suo diritto è garanzia di libertà per i cittadini e i corpi sociali, si rinnova se la dimensione economica, civile, culturale, associativa si rigenera continuamente dal basso, se il principio di sussidiarietà poggia su forze sane e contribuisce ad assicurare i diritti universali".
"Tutte le istituzioni sono chiamate ad aver cura della Repubblica, coltivando naturalmente gli spazi del libero confronto e della competizione tra intenti diversi, tra obiettivi diversi, ma comunque avendo sempre a mente il bene comune. La democrazia e il Paese saranno più forti, e non più deboli, se chi rappresenta ai vari livelli, e nei diversi ruoli, la volontà popolare sa riconoscere l'interesse generale".
"Questo obiettivo va preservato anche in occasione del prossimo referendum sulle modifiche alla seconda parte della Costituzione", ha ribadito Mattarella, "Interesse comune è la Costituzione stessa, così come sarà sancita dalla volontà del popolo sovrano".
"Ognuno di voi, come del resto tutti gli italiani, dirà la sua sul merito della riforma e si batterà per ciò che riterrà opportuno, in un confronto tanto più efficace quanto più composto".
Ma soprattutto quando ha sfregato la lampada raccomandando: "Il giorno dopo il referendum, da sindaci, chiederete che l'esito del voto - qualunque esso sia - confermi il valore del sistema delle autonomie".
"Per questo - come per ogni altro aspetto - è necessario, nell'avvicinarsi al giorno del referendum, e sarà necessario, dopo il suo risultato, il contributo di tutti, sereno e vicendevolmente rispettoso. Rispettando anzitutto l'esercizio del voto dei cittadini e il loro libero convincimento. Confido di avere in voi gli alleati per migliorare la cooperazione tra le istituzioni democratiche e i poteri dello Stato".
"Come ha detto il presidente Decaro, l'ANCI è 'il sindacato della coesione nazionale'. Del resto, voi sapete bene come anche la più aspra delle battaglie elettorali non attenui per nulla il dovere di voi sindaci di rappresentare, sin dall'esito dello scrutinio, tutti i vostri concittadini, di ascoltare i loro problemi e di cercare di rispondere alle loro domande".
Sì, ha detto proprio tutto questo! E il lampo percepito nello sguardo incrociato tra il Governatore Emiliano e il Sindaco di Catania, Enzo Bianco, la dice lunga sull'effetto "balsamico" delle riflessioni presidenziali sulle "ferite istituzionali" da tempo lamentate dal Gladiatore pugliese.
La battaglia per la difesa delle "autonomie", quindi, non finirà il 4 dicembre, anzi: dal giorno dopo entrerà nella sua fase più nevralgica e l'input del Presidente - garante della Carta Costituzionale - ha il carattere lungimirante della tutela delle trame istituzionali, nell'interesse supremo del Paese e dei suoi cittadini.
Il genio può rientrare nella lampada e attendere sornione la reazione - se ci sarà - del Premier in arrivo a Bari, insieme a quasi tutti i ministri del suo Governo, per rendere il saluto e partecipare ai lavori del consesso nazionale dei sindaci italiani.
La partita a scacchi continua. Il "gambetto di Re", se mantenuto, potrebbe accentuare scontri violenti e tatticamente esasperati. Se declinato, aprire gli scenari della contesa a percorsi più elaborati e politicamente, forse, più proficui. Anche in questo caso il saluto finale del Presidente Sergio Mattarella non arriva a caso: "Vi auguro giornate proficue".
(gelormini@affaritaliani.it)
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Pubblicato sul tema: ANCI Bari - Il discorso di Sergio MATTARELLA