Riccardo Muti torna al Petruzzelli
Cultura: Giovanna d'Arco in Italia
di Antonio V. Gelormini
Quasi a voler suggellare un 13 dicembre barese, cominciato con la tragedia mattutina del rogo di Corso Cavour - 1 vittima caduta nel vuoto e 3 feriti nel disperato tentativo di salvarsi - puntuale come promesso, alle 20,33 la bacchetta di Riccardo Muti ha dato il via alla Sinfonia n. 4 "La Tragica" di Franz Schubert nel silenzio attento di un gremito Teatro Petruzzelli.
Il Maestro Muti torna a Bari al Petruzzelli con la sua Orchestra "Cherubini", anche per celebrare - proprio il 13 dicembre - 10 anni di successi di "impollinazione" di talenti musicali in diverse orchestre nazionali ed internazionali, compresa la stessa Orchestra della Fondazione Petruzzelli.
Eleganza e fluidità di fraseggi nella prima parte del programma con la Sinfonia di Schubert e pubblico disciplinato e ammirato dalla ledership orchestrale di Muti, che accompagna, anticipa e commenta i diversi passaggi della partitura e quasi prende per mano "i suoi ragazzi" nel dispiegarsi delle performance individuali e collettive della giovane orchestra.
Forza, carattere e ricchezza di assonanze nella seconda parte della serata con la Sinfonia n. 5 di Pëtr Il'ič Čajkovskij con cui l'Orchestra "Cherubini" ha avuto modo di dare testimonianza della sua brillante versatilità e della bravura dei suoi componenti.
Dopo le incrinature di Foggia ed Altamura, dove la chiusura quasi ventennale dei rispettivi Teatri ha lasciato solchi lunghi da colmare nel recupero di nuove attenzioni tutte da formare, Riccardo Muti anche a nome dell'Orchestra ha ringraziato tra gli applausi il pubblico barese, per la calorosa accoglienza a loro riservata.
Ha gentilmente allontanato il calice dell'esortazione gridata da un palco: "Muti Presidente!", dicendo che "A stento riesco a essere un discreto musicista...", ma non ha perso occasione per richiamare le istituzioni all'allarme per il rischio concreto della dissipazione di interi patrimoni, a causa dei tagli crescenti - anziché degli investimenti - nella Cultura, "Una parola che il Paese sta inesorabilmente svuotando".
E dopo aver ricordato la sua infanzia al Petruzzelli con Nino Rota, la sua prima "Aida" nelle ultime poltrone della platea ("In rigoroso silenzio. Anche se non è dato sapere se preso dall'opera o dal sonno profondo....") e l'indimenticabile "Otello" dal palco in età adolescente con il padre ("Che prima dell'Esultate! L'orgoglio musulmano sepolto è in mar..... mi ammoniva: Mò statt' citt', che arriv' u Sultan'...."), ha sintetizzato i messaggi subliminali della serata nel bis concesso: un brano dalla "Giovanna d'Arco" di Giuseppe Verdi.
(gelormini@affaritaliani.it)