“Riprendiamoci la Puglia’
Ora è più chiaro (di A. Gelormini)
di Antonio V. Gelormini
La cosa che brucia di più, ai dirigenti pugliesi di Forza Italia - naturalmente ai tanti di osservanza ‘fittiana’, che poi sono la maggior parte - è di continuare ad apprendere le decisioni di Roma, in particolare quelle che li riguardano, sempre e solo dagli organi di stampa. In pratica, di essere ormai ignorati e considerati da tempo ‘fuori dal partito’.
Una tecnica che il Cavaliere e i suoi uomini più vicini conoscono benissimo e che usano con scientifica applicazione ogni qualvolta è necessario ‘incidere’ sulla vita del partito stesso. Anche se in questo frangente il braccio di ferro si presenta più complicato del solito. Raffaele Fitto è un osso duro, conosce bene i regolamenti e sa perfettamente che non c’è norma nello Statuto di Forza Italia che possa essere usata per attivare la sua espulsione.

La sua polizza di assicurazione resta la presa sull’elettorato pugliese, quello che ha segnato le migliori performance di Forza Italia negli ultimi tempi - Fitto continua a ripeterlo in questi giorni come un mantra - ma che già vede proiettarsi in ambito nazionale, alla luce di una serie di mosse azzeccate e del crescente malcontento che anima trasversalmente il partito.
“Riprendiamoci la Puglia” aveva esortato Silvio Berlusconi, nel comunicare di aver deciso di puntare sulla candidatura alla presidenza della Regione Puglia di Francesco Schittulli, senza aspettare la scadenza dell’ultimatum intimato a Raffaele Fitto “Hai una settimana di tempo, al massimo due, per decidere. O dentro o fuori dal partito!”.
Visto quanto sta accadendo e il commissariamento di Forza Italia - Puglia, attraverso la nomina del fidato Luigi Vitali, quel ‘Riprendiamoci la Puglia’ oggi disvela i contorni del vero disegno berlusconiano, che evita l’improbabile sfida elettorale con l’avversario Michele Emiliano, per concentrarsi sulla conquista di un elettorato interno indispensabile alla sopravvivenza di un partito con evidenti segni di smarrimento e di disorientamento politico.

Le dimissioni in tronco dei dirigenti regionali del partito certificano lo sbando. In una nota congiunta i coordinatori esprimono il dissenso per la decisione calata dall'alto e appresa dalla stampa: "A seguito di quanto irritualmente appreso dagli organi di informazione circa il commissariamento di Forza Italia in Puglia - scrivono nel documento - e ritenendo tale provvedimento un nuovo grave errore, che allontana ulteriormente il Partito dalla sua base, rimettiamo il nostro mandato, rassegnando dunque le dimissioni dai rispettivi incarichi. Con ciò liberiamo il commissario incaricato dall'onere di valutare il nostro livello di allineamento 'al nuovo corso', sgombrando il campo da qualunque equivoco circa la nostra coerente battaglia, al fianco di Raffaele Fitto, per una reale ricostruzione del partito e del Paese. Un atto, il nostro, di doveroso rispetto degli elettori e dei militanti di Forza Italia, ancora una volta ignorati e traditi da decisioni calate dall'alto".
A firmarla: Antonio Distaso, vice coordinatore regionale vicario; Roberto Marti, vice coordinatore regionale; Riccardo Memeo vice coordinatore regionale; Luigi Perrone, coordinatore provinciale Bari; Luigi D'Ambrosio Lettieri, coordinatore area metropolitana Bari; Benedetto Fucci, coordinatore provinciale Bat; Lucio Tarquinio, coordinatore provinciale Foggia; Antonio Gabellone, coordinatore provinciale Lecce; Gianfranco Chiarelli, coordinatore provinciale Taranto.

Per Raffaele Fitto: “Questo schiaffo dell'ex Cavaliere è stato in realtà l'ennesimo errore. L'aver commissariato FI in Puglia non è un atto di forza ma una chiara testimonianza di debolezza”. Si attacca per parare meglio l’annunciato contrattacco reciproco.
Da un lato si censura la kermesse annunciata e in programma, con partenza sabato da Roma, dei “Ricostruttori”, che provano a rinfoltire le fila col tour in Italia del leader di Maglie. Dall’altro si consolida il fronte pugliese, che intuendo la difficoltà di riconferma per molti esponenti di un partito in caduta di consensi, nelle prossime tornate elettorali, vuole evitare le incursioni romane nella riserva di voti in Puglia, che a questo punto rappresenta un vero e proprio bottino di guerra.
La Puglia, per Silvio Berlusconi, rischia di confermarsi la buccia di banana su cui continua a scivolare sin dai tempi di Pinuccio Tatarella. Quell’affronto (sgarro) fu vendicato con l’abbraccio mortale ad Alleanza Nazionale. Il vigore delle spire, però, nel frattempo ha perso mordente e l’abilità sgusciante, di tipico stampo democristiano, questa volta potrebbe rivelarsi fatale alla fase calante dell’ultima luna berlusconiana.
(gelormini@affaritaliani.it)