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Scorci di Puglia, Losito: 'Il tram dagli ulivi al mare'

di Valentino Losito *

C’era una volta il tram che portava dagli ulivi al mare, passando nel sole e nell’allegrezza della buona gente di paese. Era quando veniva la bella stagione che diventava chiaro - come ha scritto Emily Dickinson - perché “ solo noi degli altipiani possiamo capire la divina ebbrezza del primo miglio alla deriva, molto meglio del marinaio, perché “l’esultanza è l'andare di un'anima di terra verso il mare, via da case e via dai promontori”.

Tram Bitonto
 

La poesia stava tutta nell’esultanza dipinta sui volti nelle famiglie che salendo su quelle carrozze gialle e blu, striate di ruggine e salsedine, riuscivano a sognare lidi esotici e fantastici portando nelle borse pane e pomodoro. Era l’allegrezza del viaggio, della partenza, dello stare insieme, di cogliere uno sguardo, di gustare la spensieratezza della stessa spiaggia, dello stesso mare, dello stesso gelato al limone.

Forum Losito
 

Nella corsa tra gli ulivi intravisti, ridenti e fuggitivi, dai finestrini e l’arrivo tra i "villini" ornati di gelsomini c’era tutta la poesia del vecchio tram. Perché la bellezza del viaggio stava già nel partire. Si viaggiava in vocianti e brulicanti comitive fatte di bambini in lacrime, di papà e mamme in affanno, di nonni burberi ma generosi. Tutti insieme appassionatamente verso il mare, con un armamentario di borse, zaini e buste che sprigionavano i mille colori e i mille profumi dell’altra poesia della giornata di vacanza: il cibo. Il “ben di Dio”, come si diceva in quel tempo antico, con cui si imbandivano le improvvisate tavolate sugli scogli, dove, specie nei giorni del Ferragosto, ci si fermava anche a dormire per qualche notte: avendo come tetto una capanna fatta con i poveri e ruvidi panni usati per la raccolta delle olive, ma soprattutto il cielo gravido e generoso di stelle cadenti.

Tram bici parenzana
 

Quel piccolo grande bastimento portava con sé quel carico di sogni e di umanità che si lasciava stordire dal dolce rumore delle ruote. Poi, passata una piccola galleria, il tram arrivava sulla strada “nazionale” dove si compiva un rito strano: non c’era passaggio a livello, il trenino dei poveri era costretto a fermare la sua corsa. A quel punto ne scendeva uno sbuffante manovratore che doveva sbracciarsi e urlare per stoppare il flusso delle automobili e consentire al vecchio tram di passare, di incunearsi nell’ultimo labirinto di case e stradine e di arrivare finalmente al mare. Il mare del “Qui si gode” il più frequentato e amato chiosco di bibite, gelati e soprattutto dei sontuosi panzerotti di Serafino.

Tram ulivi
 

Il vecchio tram andò in pensione, superato dal “ruggire” delle automobili in un Paese che cercava il posto al sole, incolonnandosi sulle autostrade dove poi avrebbe scoperto anche il malessere…del benessere. Il vecchio tram è rimasto nell’anima, magico e bello, fa fermate ad ogni fremito di nostalgia, in ogni angolo della memoria bambina. Il nostro tram chiamato desiderio. Desiderio d’estate, di vacanze, di bella stagione.

* Presidente dell'Ordine dei Giornalisti Puglia (da Gazzetta del Mezzogiorno - " E la chiamano estate")

 

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