'Settembre Pedagogico' la fiaba nella lente critica di Paola Zannoner - Affaritaliani.it

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Ultimo aggiornamento: 20:53

'Settembre Pedagogico' la fiaba nella lente critica di Paola Zannoner

Ciclo di incontri a cura di Francesca Turchiano e Gheti Valente - La forza senza tempo della fiaba nella lente critica di Paola Zannoner.

di Antonio V. Gelormini

La fiaba ha ancora un senso nel percorso narrativo e in quello di formazione delle generazioni più giovani, in particolare nel loro periodo più sensibile di crescita? Questo il quesito alla base del ‘dialogo a tre’ - presso la Biblioteca Ricchetti a Bari - tra Paola Zannoner autrice di “Le fiabe non servono a niente” - Laterza, 2025, Florisa Sciannamea autrice e illustratrice per ragazzi ed Elvira Maurogiovanni docente; con le letture a cura di Liliana Carone, nell’ambito del ciclo di incontri del ‘Settembre Pedagogico’ a cura di Francesca Turchiano e Gheti Valente.


 

Un’occasione rivelatasi più che proficua per analizzare codici e modelli narrativi destinati ai più giovani - con solide radici nella narrativa popolare - per invitare alla lettura e stimolare la creatività. Un confronto dal quale è subito emerso quanto sarebbe interessante, per esempio, poter raccogliere la miriade di versioni narrative di mamme, nonne, zie e quant’altri hanno ‘incantato’ i loro bambini con la stessa fiaba nel caleidoscopio delle loro interpretazioni.

Ma anche un modo avvincente per citare autori a tutti noi molto cari: da Gianni Rodari, per il quale “La fiaba è un attrezzo pedagogico fondamentale che apre la mente, coltiva l'immaginazione, stimola la creatività e offre un ‘finestrino’ sul mondo della realtà. Un ponte tra il bambino e l'adulto e un veicolo per insegnare valori, sviluppare l'intelligenza emotiva e promuovere la crescita personale”.

A Italo Calvino, che la stigmatizzava come “Uno strumento per interpretare la realtà e guidare nelle prime esperienze, dove magia e oggetti hanno un ruolo fondamentale nel definire il percorso di un uomo”. E ispirato dal lavoro dei fratelli Grimm - che raccolsero le fiabe da racconti che venivano tramandati oralmente, salvandoli dalla dispersione - ha dato vita a una riscrittura attenta di quella tradizione orale, unendo leggerezza e profondità, per rivelare verità universali di speranza e ingegno.


 

Fino ad Andersen, che rivoluzionò il genere fiabesco introducendo elementi realistici e temi profondi, spesso con toni didascalici e sociali, trasformando oggetti e animali in metafore della natura umana.

A tal proposito, stimolata sull’eccessiva presenza del male o di modelli crudeli, violenti o comunque negativi nelle fiabe raccontate ai bambini, Paola Zannoner non ha esitato a difenderne le strutture narrative, sottolineando che: “La verità è un dovere nei confronti delle nuove generazioni e dei piccoli ascoltatori, che solo mettendosi a confronto con le molte facce del male possono essere pronte a ciò che li aspetta”.


 

Ecco allora che il titolo del libro presentato ha assunto contorni più chiari, tesi a smontare i luoghi comuni di una quotidianità profondamente mutata, che tenderebbero a negare l’utilità e la valenza della fiaba o dei ‘cunti’. “Una forma di narrazione invece da valorizzare - secondo Zannoner - anche con innovazioni e moderne capacità, per restituire alle fiabe la loro originaria dignità”. 

E su questo passaggio, Gheti Valente ha voluto segnalare la testimonianza di una giovane autrice barese: Benedetta Gelormini con il suo “L’illusione diventa realtà” - ERF Edizioni, libero riadattamento del finale della fiaba “La Bella Addormentata nel Bosco”, dopo che la principessa Aurora (Rosaspina) si punge col fuso… 

Il drammatico risveglio nel mondo attuale, con il nome di Beatrice - diversa nell'aspetto, ma identica nell'animo - è il contesto nel quale si dipana una storia di speranza, affetti ritrovati e maturità sofferta, animata e sorretta da due cavalieri inaspettati, eroi/idoli dei nostri giorni. La prova di come Storia, Arte e Letteratura possano far capolino tra gli scorci suggestivi di Firenze, Istanbul, Torino, Belgrado, Vercelli e Norimberga: nonché tra le pagine moderne di una fiaba senza tempo.

Serata, appuntamento e temi che si sono dimostrati una corroborante iniezione di ottimismo, anche grazie alla capacità oratoria dell’autrice e delle sue interlocutrici. Una rapsodia narrativa e riflessiva tutta al femminile, che meriterebbe una puntata successiva per fare focus su un’autrice per ragazzi, nonché poetessa, che con Bari ha avuto un legame significativo, anche se indiretto.


 

Corinna Teresa Ubertis in arte ‘Térésah’ radici famigliari nel Monferrato, ma nata e cresciuta a Firenze, i cui lavori furono illustrati dai più famosi artisti di fine 800 e inizi 900, tra cui il più prolifico è stato Duilio Cambellotti: l’architetto/designer artefice delle linee decorative del Palazzo dell’Acquedotto Pugliese a Bari. Una significativa testimonianza della possibilità di innovare nella tradizione, confermando ancora una volta che “Il futuro è nelle radici!"

(gelormini@gmail.com)