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Taranto, Barbara Valenzano 'Decarbonizzare, si può!'

Dal Convegno “Ripensare l’industria siderurgica italiana” arrivano le conferme: la scienza dimostra la necessità di decarbonizzare la produzione di energia e l’industria, per limitare i danni sanitari. 

L’ingegner Barbara Valenzano, direttore del Dipartimento Ambiente della Regione Puglia, ha illustrato le tecnologie per sostituire gli altoforni, come quello realizzato in Louisiana con tecnologia italiana. “Abbiamo il know how, ma sul nostro territorio non riusciamo a realizzare gli impianti. Si potrebbero ridurre le emissioni di Ilva e le dispersioni di polveri con i forni elettrici, eliminando le cokerie e l'agglomerato, minimizzando se non annullando così diossine, furani e il benzoapirene. Con il DRI, il preridotto, si lavora a temperature sui mille gradi, recuperando l’eccesso di calore e di polveri".

valenzano barbara
 

"L’area dell’impianto cosi sarebbe un ottavo dell’esistente", ha precisato Valenzano, "Il preridotto poi può essere usato per esportazione e sostituire l’acciaio di prima fusione in altre acciaierie. Con la capacità produttiva autorizzata per Ilva, ci sarebbe bisogno di 3 miliardi di mc di gas annui e di  38.000 gigawatt ora/annui".

E poi ha aggiunto: "Tap porterebbe in Puglia 10 miliardi di metri cubi in un primo momento, con il secondo step arriverebbe a 20 miliardi di mc. Spostando Tap a Brindisi sarebbe anche più facilmente alimentabile l’Ilva, invece di far solo passare il gas verso il nord Europa e pensare che all'attuale livello produttivo ne basterebbe solo 1,5 miliardi di metri cubi di gas. Con un terzo della produzione elettrica da fonti rinnovabili pugliesi poi si potrebbero alimentare i forni”.

foto Emiliano Zambrano pres.CNI Masi cons.CNI
 

“Gli interventi palliativi previsti dall’Aia non sarebbero compatibili con i costi attuali, che presentano una perdita di 50 milioni di euro al mese - ha proseguito la Valenzano -  per la tecnologia che prevediamo, con 5 milioni annui di produzione di acciaio, possiamo pensare a una spesa di 1,2 miliardi di investimento per il rinnovo degli impianti con due linee produttive da 2,5 milioni di tonnellate annue. Servirebbero 2 miliardi per il completamento degli interventi Aia. I tempi di realizzazione sono stimati in circa 18 mesi".

CNI ilva cerano
 

"La tecnologia poi è modulare e la produzione può essere ampliata. Con lo studio di fattibilità che presenteremo prevediamo una fase transitoria di coesistenza delle tecnologie produttive, utilizzando le aree Ilva ora dismesse, le aree portuali, bonificando le aree parchi minerari". 

"I costi - ha concluso il direttore del Dipartimento Ambiente della Regione Puglia - sono da confrontare anche con quelli attuali di trasporto del carbone da stoccare nei parchi e soprattutto con i costi continui di bonifica con la sorgente attiva e con i costi sanitari altissimi (circa un miliardo di euro) che ci vedono tra i primi dieci in Europa. Il personale infine sarebbe formato e reimpiegato per il rifacimento degli impianti e  per le bonifiche ambientali".

(gelormini@affaritaliani.it)

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