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Trifone Gargano e il 'Granchio nero' (dantesco)
Granchio nero locandina dettaglio (1)

di Trifone Gargano

Film distopico, war movie post-apocalittico, di forte impatto (anche se sono state avanzate perplessità e sospetti sulla perfetta coincidenza tra la sua uscita e la guerra reale in atto). Regia di Adam Berg, e con Noomi Rapace, nel ruolo di protagonista principale, e con Aliette Opheim, Jakob Oftebro, e altri, il film è appena uscito sulla piattaforma Netflix (dal 18 marzo), durata 110 minuti. Titolo originale Black Crab, il film è stato sviluppato, come progetto cinematografico, dall’omonimo romanzo thriller di Jerker Virdborg, che è del 2002 (e che non è stato mai pubblicato in Italia).

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In una Svezia distrutta da una guerra perenne, in un modo congelato e devastato dai cambiamenti climatici, Noomi Rapace, e altri pochi compagni d’arme, devono compiere un’impresa impossibile: trasportare, su di un lago ghiacciato, per oltre 100 miglia marine, alcuni contenitori sigillati, misteriose capsule, dalle quali, forse, dipende il destino stesso di quella guerra (e, quindi, dell’umanità), dalla base militare (nel bel mezzo della linea del fronte), fino a una lontana stazione scientifica (ubicata oltre la linea nemica). Per Caroline Edh (interpretata, appunto, da Noomi Rapace), quella missione ha un duplice valore: non solo la speranza di porre fine alla guerra, e salvare l’umanità, ma anche la speranza di ri-vedere e ri-abbracciare sua figlia.

Lo stretto di mare ghiacciato, che Caroline e i suoi compagni stanno attraversando, ricorda, per un tratto, il Cocito dell’Inferno dantesco, è cioè il lago ghiacciato, con le anime dei dannati conficcati nel ghiaccio. Lugubri, infatti, sono le scene del film in cui i viandanti si accorgono, inciampandoci sopra, dei cadaveri che affiorano dal lago ghiacciato (alla stessa maniera di Virgilio e Dante, nel Cocito). Il Cocito, infatti, è uno dei fiumi infernali, interamente gelato, per il vento generato dalle ali di Lucifero. Il Cocito occupa interamente il IX cerchio dell’Inferno:

"dove Cocito la freddura serra" (If, XXXI, 123)

Com’è noto, questo cerchio è diviso in quattro zone: Caina, Antenòra, Tolomea, Giudecca, nelle quali sono puniti i traditori (rispettivamente: dei parenti, della patria, degli ospiti, dei benefattori).

Il film Granchio nero è ben costruito, teso e drammatico, in ogni sua sequenza, a cominciare dalla separazione tra madre e figlia, con Caroline (Noomi) che affronta qualsiasi sfida, pur di ritrovare sua figlia, e ricongiungersi con lei. Anche qui, come per il viaggio di Dante (e Virgilio) nell’Inferno, il tutto avviene con le tenebre, nell’oscurità, Caroline e i suoi commilitoni devono muoversi di notte, per proteggersi, grazie all’oscurità, da eventuali cecchini nemici. Cinematograficamente è stato reso molto bene, in termini cioè molto eloquenti, l’orrore dei corpi congelati nell’acqua, con inquadrature (insistite) eloquenti.

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 Esattamente come fa Dante, nelle descrizioni di questi dannati:

Per ch’io mi volsi, e vidimi davante

E sotto i piedi un lago che per gelo

Avea di vetro e non d’acqua sembiante.

(If, XXXII, 22-4)

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