Bari, Ucciso col kalashnikov
La faida Campanale-Lorusso
Ormai il kalashnikov sembra sia diventato come la bicicletta o il telefonino: alla portata di tutti. Una sorta di fenomeno "inflattivo" che non risparmia una delle armi più micidiali e devastanti al mondo.
Non si ferma la faida che contrappone a Bari-San Girolamo le famiglie-clan dei Campanale e dei Lorusso. Poco più di un anno dall'uccisione "plateale" a Poggiofranco di Felice Campanale (crivellato con un pistola alla presenza di moglie e nipotina), e la risposta - altrettanto plateale - è arrivata ieri, e questa volta col kalashnikov.
A rimanere a terra Nicola Lorusso, 58 anni, "il ciuccio" padre del capoclan di San Girolamo, Umberto, e di Saverio, entrambi detenuti.
Ha fatto appena in tempo ad accorgersi che una Mercedes lo seguiva e ad initmare alla moglie di scendere di corsa dalla macchina ("A noi è, scendi!"), prima di essere raggiunto dal suo killer e dalla sua arma micidiale. Un intero caricatore scaricato mirando alla testa, anche per sfigurarlo. Una mattanza eseguita con freddezza sulla strada, a poca distanza dalla pineta S. Francesco.

Morto sul colpo, naturalmente, e poi protetto da un cassonetto spostato da un passante, per impedire che il corpo esanime potesse essere investito. Sul posto sono accorsi 118, gli agenti della Squadra Volanti della Questura di Bari e gli investigatori della Squadra Mobile.
Una domenica bestiale per Nicola Lorusso, che insieme alla moglie si stava recando in Questura per assolvere all'obbligo di firma, rrelativo alla prescrizione di sorveglianza dopo la detenzione scontata per contrabbando e associazione mafiosa.
(gelormini@affaritaliani.it)