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Ucraina, dalle ‘idi' ai Giardini di Marzo
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L’occasione del confronto online, organizzato da MEIC Bari e UCSI Puglia, su “L’Ucraina, le sofferenze di un popolo e il suo patrimonio di civiltà”, è stata propizia per una serie di riflessioni che provo a condividere nella speranza di stimolare ulteriori contributi sul tema.

Partiamo dalle “Idi di marzo” che negli ultimi tre anni sono tornate a ad essere nefaste per tutti noi: dallo scoppio della pandemia, all’istituzione della Giornata dedicata alle Vittime del Covid, fino all’avvio del conflitto bellico che infiamma il fronte baltico, dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia di Vladimir Putin.

Provando a destare attenzione verso quegli autentici ‘Sigilli di Pace’ rappresentati da ‘I Rosoni di Puglia’ (ma anche dai Rosoni in generale), nella loro funzione di filtri e lenti di luce rigenerata - quella ricca di speranza del tramonto, proiettata verso l’Est della finestra absidale - che Franco Battiato, proprio nella sua ‘Prospettiva Nevski’, consacrava alla vocazione didattica del difficile insegnamento del Maestro: “a trovare l’alba dentro l’imbrunire”.

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Testimonianze di autentico ecumenismo e, nella loro circolarità cronocratica, simbolo di democrazia e messaggeri di una grande verità; “La ricchezza è nella diversità”. Un principio che dovrebbe essere ben noto a chi ha sempre avuto familiarità con la Fisica (Putin e gli scienziati russi in primis), sintetizzato nel suggestivo Disco di Newton: monocolore quando rotea vorticosamente, ma in realtà composto da tanti colori (gli stessi della bandiera della Pace), visibili appena quel movimento rallenta la sua corsa sfrenata.

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E’ come una sorta di esortazione alla consapevole responsabilità, in particolare per i pugliesi, derivante dall’antico legame tra Kiev e Bari (avamposto proteso verso Oriente della Chiesa di Roma), che risale a ben prima che Mosca fosse fondata ed ovviamente al sogno neo-imperialista di Vladimir Putin.

Radici antichissime che videro nel 1098 un rappresentante di Rus arrivare da Kiev, per partecipare al Concilio di Bari, indetto da Urbano II (dopo quello di Alessandro II nel 1064), per provare a ricomporre lo scisma del 1054 generato dall’istituzione della Chiesa d’Oriente a Costantinopoli.

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Una presenza cercata e valorizzata, in funzione del legame tra Bari e la sede metropolitana di Kiev, il cui metropolita Efrem si era dedicato attivamente al riavvicinamento tra greci e latini, istituendo la festa occidentale della Traslazione di San Nicola a Bari. Una festa che, invece, non conoscono le chiese di tradizione greca. Passaggio fondamentale - molto probabilmente - per la presenza del rappresentante della Chiesa della Rus’ al concilio barese del 1098.

Il futuro ha radici antiche e la Storia, come insegnava Cicerone, è maestra di vita. Credo, pertanto - anche se potrebbe sembrare paradossale – che naturalmente l’Ucraina vada supportata nello sforzo di resistenza e di resilienza, di cui sta dando prova, ma ancor più che la Russia vada aiutata a uscire dalla prospettiva monolitica che la attanaglia.

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Il popolo russo va aiutato a far tesoro delle sue diversità, che vanno esaltate e valorizzate e non miseramente e colpevolmente mortificate, per creare nuovo valore e rinnovato prestigio: non certo derivanti dalla forza delle armi o dal monopolio dei rifornimenti energetici, bensì da quell’immenso pozzo di San Patrizio di tutte le Russie: che è la Cultura.

Bari e la Puglia, come l’Italia intera, devono guardare e agire con lungimiranza, anche per salvaguardare quel rapporto privilegiato che da sempre ci lega all’orizzonte balcanico in senso lato, ponte e tramite naturale - visibile, ma impalpabile proprio come la luce - verso le ragioni baltiche e caucasiche.

Ecco perché la Compagnia degli Exsultanti ha deciso di lanciare l’appello “Un coro per la Pace”, affinché il fronte culturale internazionale si mobiliti per organizzare concerti, reading, presentazioni di libri e mostre in galleria di autori russi: da Musorgskij a Rostropovič, da Chagall a Kandinskij, da Evtušenko e Pasternak a Tolstoj e Dostoevskij.

E quindi, dal ‘Bosris Godunov’, ‘Una notte sul Monte Calvo’ e ‘Quadri di un’Esposizione’ (compresa ‘La grande porta di Kiev’) a ‘Il dottor Živago’, ‘Guerra e Pace’ e ‘Anna Karenina’, fino a ‘Memorie dal sottosuolo’, ‘Delitto e Castigo’, ‘I demoni’, ‘L’idiota’ e ‘I Fratelli Karamazov’, per raccogliere fondi utili al sostegno non solo del popolo ucraino, ma di tutti i popoli che vivono le medesime situazioni di aggressioni ed ingerenze d’ogni sorta da parte delle superpotenze.

La mostra ‘Marc Chagall. Una storia di due mondi’ al Mudec. Foto IpaLa mostra ‘Marc Chagall. Una storia di due mondi’ al Mudec. Foto IpaGuarda la gallery

Un coro russo, dai toni “belli potenti”, che arrivi da lontano per cantare la Pace tra ‘I Giardini di Marzo’ verso una nuova Primavera: perché “Il futuro è nelle radici”!

(gelormini@gmail.com)

  • MEIC - Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale
  • UCSI - Unione Cattolica Stampa Italiana

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Pubblicato sul tema: Adesso San Nicola vada a Kiev, glielo dobbiamo

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