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Roma
Acea e termovalorizzatore, il via libera di Caltagirone e Suez: i retroscena

Acea punta sul Termovalizzatore come in una partita a poker con tanto di assicurazione: se A2A, Hera o altri player dell'energia e dell'ambiente decidessero di non partecipare alla gara, Acea incasserebbe l'opera ma anche un mare di polemiche; se dovesse diversamente perdere, l'investimento milionario per realizzare il progetto da portare al Comune sarà risarcito da chi vincerà.

La manifestazione di interesse di Acea verso il nuovo sistema di gestione dei rifiuti di Roma è una storia appassionante di finanza ambientale e di geopolitica nazionale e internazionale che ha tre protagonisti palesi, il sindaco di Roma Gualtieri con il controllo del 51% delle azioni e il Pd post congresso e il management di Acea e i suoi investitori, Suez e Caltagirone.

Più che i rifiuti fa gola l'energia

Poi ci sono i partner internazionali che Acea ha coinvolto per investire sui rifiuti di Roma e, soprattutto, per dividere un giorni gli incassi che verranno dal contratto di servizio col Comune e dalla produzione, vendita e distribuzione di energia elettrica. La scelta è caduta su 3 multinazionali: la Hitachi Zosen Inova, versione svizzera del gigante giapponese Hitachi che ha in attivo 1451 impianti, di cui 543 in Giappone e 908 fuori dal Giappone. Poi c'è Suez, multinazionale con cuore francese e radici in 40 paesi e secondo gruppo mondiale nella gestione di acqua ed energia; infine la “solita” Vianini, onnipresente a Roma come nel caso della Metro C ma che dichiara di voler dismettere le attività ingegneristiche per dedicarsi con la Domus Italia al settore immobiliare ma che poi partecipa con la controllata ma non quotata in Borsa, Vianini Lavori. Ad eccezione degli Svizzeri di Hitachi, tutti gli attori sono appesi ad un unico filo: il Comune di Roma. Il sindaco detiene per conto dei romani il 51% di azioni di Acea e formalmente la controlla; Suez ha una quota del 23,33%, mentre Francesco Gaetano Caltagirone ha il 5,45%. Insomma, il Comune sogna un termovalorizzatore e la società controllata dallo stesso Comune al 51% (Acea) dà mandato a una sua controllata (Acea Ambiente) di costituire un'associazione temporanea di impresa con un partner tecnico internazionale e due azionisti della capogruppo.

Se vincono hanno una commessa da 1,5 mld con 700 mln di investimento, se perdono...

Scatta la scommessa permessa dalla procedura comunale. L'Ati guidata da Acea dovrà predisporre un progetto dal costo stimato tra i 20 e i 30 milioni di euro e portarlo al Comune perché diventi parte integrante di una gara internazionale. Se non dovesse partecipare nessuno, l'Ati assorbirebbe il progetto tra i costi dell'opera e potrebbe aprire i cantieri; se invece qualche player internazionale dovesse gareggiare – e magari vincere – dovrebbe realizzare il progetto di Acea e restituire il costo. Più semplicemente: se Acea vince fa il lavoro; se perde viene indennizzata. Il rischio è zero.

Il giallo della governance di Acea Spa

A metà febbraio e quindi 15 giorni prima della scadenza comunale per la manifestazione di interesse, la presidente di Acea, Michaela Castelli, nominata nel 2018 dall'ex sindaco Virginia Raggi, si dimette, per motivi personali. Ma c'è chi scommette che la sua contrarietà all'avventura del termovalorizzatore di Roma sia la vera causa. Fatto sta che in appena 3 giorni, il 14 febbraio, il sindaco Gualtieri coopta Barbara Marinali, già Open Fiber, Webuild, Snam e direttore generale del ministero Trasporti e Infrastrutture. Insomma, una che le infrastrutture c'è l'ha nel sangue e in pochi giorni il “progetto monnezza Roma” tanto caro all'Ad Fabrizio Palermo prende il largo: via libera nel Cda di Caltagirone e Suez e semaforo verde di Hitachi. In appena 15 giorni i piani alti di piazzale Ostiense mettono in piedi un progetto che impegnerà la società per 700 milioni di euro. E questo grazie anche ai risparmi pari a 30 milioni che l'ad Palermo ha messo in sicurezza da fine estate, anche al prezzo – dicono le malelingue interne – di congelare alcuni investimenti previsti dal piano 2023.

A chi fa gola Roma e A2A dalla Lombardia manda un segnale chiaro

I beni informati sostengono che al sindaco di Roma non sarebbe dispiaciuto avere un partner come l'emiliana Hera, un po' perché lavorano bene, un altro po' perché avrebbe rinsaldato il rapporto con l'amico Bonaccini che da presidente dell'Emilia vede do buon occhio un'occasione per i Comuni che partecipano al patto di sindacato della società. Sarà per questo, forse, che dalla Lombardia arriva un segnale di guerra. L'altro player nazionale, la A2A da Brescia decide l'8 febbraio di diventare sponsor dell'As Roma come official partner lasciando tutti a bocca aperta. Una scelta che, rileggendo la cronologia delle vicende Acea, potrebbe essere all'origine della corsa al nuovo management.

Ma a mandare per aria lo scambio di affettuosità in casa Pd tra Gualtieri e Bonaccini, ci pensa il congresso Pd con la vittoria della Schlein che seppellisce antiche ruggini tra il socio Caltagirone che aveva fatto pollice verso agli emiliani e archivia le ambizioni di un ingresso a Roma.

L'epilogo tra ricorsi legali

Per realizzare il termovalorizzatore il Comune poteva anche scegliere una procedura blindata, affidando ad Ama il progetto. E Ama, a sua volta poteva mettere in piedi un'Ati con partner tecnici e finanziati e blindare così l'opera. Invece ha scelto il marcato che però ha per ora risposto solo con una controllata che ha inserito nella compagine due azionisti e questo apre la porta ad eventuali ricorsi perché oltre al business, i due soggetti privati parteciperanno anche ai dividenti. Dio fatto siamo di fronte ad un'anomalia giuridico- amministrativa dalla quel il Comune dovrò probabilmente difendersi. C'è il rischio che la battaglia per tirar fuori energia dalla monnezza, faccia saltare la road map di Gualtieri. Insomma sul termovalorizzatore che ancora non c'è si prepara la burrasca.

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