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Roma
Buche killer a Roma, impossibile la manutenzione delle strade: mancano i fondi

di Francesco Giro *

Quella delle buche, delle toppe e degli scavi stradali a Roma è una storia infinita, anche di buone intenzioni ma, come si sa, di buone intenzioni sono lastricate le vie per l'inferno.

Ora per mettere ordine in una vicenda confusa e fissare l'inizio di una storia contorta potremmo scegliere una data, quella del 23 novembre 2009, quando il sindaco Alemanno mise finalmente e giustamente mano al cosiddetto “Regolamento Scavi” del Comune di Roma (Regolamento per l'esecuzione e il ripristino degli scavi stradali), cercando di coordinare e monitorare interventi spesso improvvisati e assolutamente sprovvisti di controlli successivi sulla loro qualità. Da qui parte la nostra storia.

Successivamente Ignazio Marino, altro sindaco screditato forse a torto, approvò il 28 novembre 2014, esattamente 5 anni dopo il primo intervento normativo di Alemanno, un nuovo ‘Regolamento Scavi’ che modificava quello principale del 2009. Fra le novità introdotte, il divieto di effettuare lavori non programmati, con l'obbligo di presentare da parte delle aziende piani annuali e triennali dei lavori; lavorazioni urgenti consentite solo per motivi di sicurezza e di igiene pubblica e nei casi di interruzione di servizi indispensabili, con l'amministrazione del Campidoglio che può comunque riservarsi azioni risarcitorie in caso di dichiarazioni non veritiere. La novità più rilevante riguarda il deposito cauzionale obbligatorio a copertura della regolare esecuzione dei lavori, di possibili danni a beni pubblici e del mancato pagamento delle penali. Infine il controllo affidato a soggetti esterni e agevolato da un disciplinare tecnico e dall’obbligo da parte delle aziende di presentare fotografie prima e dopo i lavori che non potranno durare più di 30 giorni.

Due anni dopo, sempre nel mese di novembre del 2016, il commissario Tronca, subentrato a Ignazio Marino, emette la Delibera n. 21 che modificava ulteriormente il Regolamento Alemanno di sette anni prima. Il prefetto Tronca parte dalla constatazione obiettiva che la manomissione del suolo e sottosuolo romano per la fornitura e gestione di servizi a rete subiva un notevole incremento determinando un sensibile peggioramento dello stato di conservazione delle strade (28mila lavori nel solo 2013) sotto il profilo della sicurezza stradale e pedonale e della durabilità delle superfici interessate. Il nuovo Regolamento prevede la gestione unitaria delle attività di manomissione del suolo, sottosuolo e soprassuolo; la definizione delle tecnologie di posa delle canalizzazioni; il rafforzamento delle attività di programmazione annuale e triennale del Dipartimento Sviluppo Infrastrutture e Manutenzione urbana per evitare nei lavori dannose sovrapposizioni e interventi non programmatici; nuove procedure autorizzative condizionate dall’adesione ad una convenzione per l'assunzione di precisi obblighi nelle prestazioni; nuova disciplina del Fondo cauzionale; possibilità di prorogare il termine di conclusione dei lavori una sola volta; divieto di svolgere lavori su strade di recente costruzione, per un periodo da uno a cinque anni, salvo deroghe precisate dal Regolamento; nuova disciplina dei lavori per garantire la durabilità del manto stradale prevedendo se necessario il ripristino della pavimentazione dell'intera carreggiata; la precisa indicazione del posizionamento dei servizi a rete che potrà avvenire sulla carreggiata solo se non vi sono alternative, essendo sempre preferibile intervenire su marciapiedi e banchine; una disciplina specifica per il posizionamento dei cosiddetti armadi sul soprassuolo che dovranno rispettare criteri di sicurezza e decoro urbano.

Come si vede un lungo e ragionevole elenco di buone intenzioni che hanno tuttavia riscontrato uno scarso successo se è vero che nel settembre del 2020 la giunta Raggi, a pochi mesi dalla conclusione del proprio mandato, ha sentito il bisogno di emanare un quarto “Regolamento Scavi” puntando decisamente, e con buone motivazioni, sulla riorganizzazione del Fondo cauzionale per garantire di più il Campidoglio dai danni eventualmente causati dai lavori, che definire sismici è quasi un eufemismo, con continui scavi di trincee lunghe anche centinaia di metri e chiuse con gettate di asfalto senza alcuna cura per il decoro del paesaggio urbano e della sicurezza stradale e pedonale. Nell’addendum al Regolamento Tronca, la sindaca Raggi propone anche un nuovo schema di convenzione con le aziende per favorire la qualità dei loro lavori di scavo e posizionamento dei sottoservizi a rete, nell'ottica della trasparenza e di una dialettica positiva con le imprese. A ciò si aggiunge purtroppo la scarsità delle risorse nonostante la buona volontà del progetto ‘strade sicure’ con un centinaio di milioni di euro messi annualmente in campo e gestiti solo parzialmente in condominio con i 15 municipi, destinatari ciascuno di circa un milione di euro per interventi di manutenzione ordinaria del manto stradale.

A questo proposito occorre tuttavia ricordare che a Roma abbiamo circa 8000 km di strade comprese nel territorio della Capitale, di cui solo un decimo, 800 km di grande viabilità, sono di competenza diretta del Comune, mentre 4700 km dei Municipi, purtroppo sprovvisti di risorse necessarie e comunque privi di un bilancio “autonomo” ma solo “derivato” da quello del Comune di Roma. Il resto delle strade sono gestite da enti e consorzi diversi. Insomma un vero rompicapo. E come abbiamo visto se da un lato sono indispensabili le risorse dall'altro lato occorre tuttavia insistere su una corretta programmazione dei lavori perché cessi una volta per tutte lo spettacolo delle strade sventrate e ricucite più volte nel corso di un anno.

* Francesco Giro, Senatore di Forza Italia e Segretario del Senato della Repubblica

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