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Roma
Caregiver familiari, dalla Regione l'ennesima beffa: “Vi insegniamo noi”

Si prendono cura dei familiari affetti da disabilità e malattie sacrificando il proprio tempo per assisterli, ma dalla Regione, dopo gli scandali dei questionari che chiedevano “se ti vergogni di essere un caregiver” e del taglio dei contributi ai disabili, arriva l'ennesima beffa: i corsi di formazione imposti su come assistere il proprio familiare. La portavoce del gruppo, “Dovremmo essere liberi di scegliere quale supporto ricevere, prima di regolamentare si ascoltino le esigenze”.

Il gruppo “Caregiver familiari comma 255”, che supporta le persone che si prendono cura dei propri congiunti perchè affetti da disabilità e malattie, e non con poco sacrificio nella vita quotidiana, torna alla ribalta denunciando l'ennesima manovra che dalla Regione arriva “in aiuto” ai caregiver ma che non corrisponde alle reali esigenze.

“La Regione vorrebbe insegnarci ciò che già viviamo tutti i giorni”

La portavoce del gruppo, Sofia Donato, denuncia l'imposizione da parte della Regione di corsi di formazione offerti che non corrisponderebbero tuttavia alle varie esigenze degli specifici casi familiari in materia di supporto psicologico per chi si fa carico dei familiari in difficoltà, spesso portato a soffrire stress e forti pressioni quotidiane. “Siamo gli unici a vivere con i nostri congiunti h 24 per 365 giorni all'anno - dichiara la portavoce -. Impariamo a rispondere ai comportamenti dei nostri congiunti con disabilità, ci modelliamo sulle loro richieste ed esigenze, rinunciamo a noi stessi ed alle nostre aspirazioni per sostenere e condurre la condizione di disabilità del nostro congiunto e tutto quello che Regione Lazio sa proporci sono corsi di formazione e sostegno psicologico?!”, si domanda la portavoce del gruppo di fronte all'ennesima proposta che si dimostra lontana dalle esigenze dei caregiver, per i quali manca ancora una legge che li definisca, come ha sottolineato la Donato.

L'ennesima umiliazione dopo i questionari e i tagli ai fondi

La proposta dei corsi di formazione, che pretenderebbero quindi di insegnare ciò che coloro che assistono i propri familiari vivono quotidianamente, come denuncia il gruppo “Caregiver familiari comma 255”, arriva dopo i precedenti due scandali che hanno sconvolto i caregiver, che si sono visti arrivare in un comune laziale dei questionari nei quali si chiedeva quanto “si vergognassero di lui o di lei” riferendosi ai familiari con disabilità in una scala da 1 a 4, in seguito al quale lo stesso gruppo era insorto distaccandosi da chiunque avesse compilato il questionario, in quanto le difficoltà da affrontare nell'offrire supporto ai familiari non erano certo una scelta né tantomeno una “vergogna” da subire, quanto una vita obbligata e di sacrificio per aiutare i propri cari. Vi era stato poi il caso della decurtazione dei fondi destinati alle famiglie con casi di disabilità e quindi necessitanti di un supporto economico per sostenere le spese di supporto e per le cure: i contributi emessi dalla Regione e ricevuti dalle famiglie, una volta aperte le buste, si sono rivelati infatti ben più bassi di quelli previsti, con un calo che arrivava anche fino a 400 euro in meno rispetto agli anni precedenti. Il contributo, calcolato in base all'Isee, era destinato alle persone non autosufficienti perchè potessero essere curate dal personale qualificato in casa e vicino ai familiari, ma accadde che spesso non venisse mai erogato o che coloro che prima ricevevano 700 euro ne ricevessero 400 o poco più. Il riferimento normativo si trattava di una delibera regionale approvata nel 2021.

E ora la beffa dei corsi, “Ci vogliono ignoranti delle nostre stesse condizioni”

“Quanta approssimazione, ignoranza e mancanza di rispetto può esserci in una politica che ci vuole anche ignoranti della nostra stessa condizione di vita? - denuncia la portavoce di “Caregiver familiari comma255” - Qualcuno veramente pensa che dopo anni, spesso decenni, di vita da caregiver familiare abbiamo bisogno di una formazione? E quale professionista può spiegarci più di quanto già non abbiamo appreso?”. E poi, difendendo la libera scelta di selezionare il percorso di supporto idoneo ai singoli casi e alle specifiche esigenze familiari: “E il sostegno psicologico? Al pari di ogni cittadino, se decidiamo di intraprendere un percorso di supporto psicologico vorremmo rimanesse salvo il nostro diritto di scegliere il professionista di fiducia: uno dei fondamenti stessi della sua riuscita”.

“Continuano a non comprendere le nostre vite e regolamentano senza sapere”

“L'assessore Troncarelli (Assessora Regionale Politiche Sociali) – continua Donato - dopo lo scandalo dei questionari ai caregiver familiari, persiste quindi nel non voler comprendere la nostra condizione di vita e le nostre esigenze?! Eppure, per buona norma, nella vita degli altri si dovrebbe entrare in punta di piedi... magari ascoltando e studiando...prima di regolamentare.”

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