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Roma
Casapound verso lo sgombero: notificato il sequestro della sede all'Esquilino

Casapound verso lo sgombero: i poliziotti della Digos di Roma hanno notificato il sequestro preventivo dell'immobile occupato da 17 anni in via Napoleone III, nel quartiere romano dell'Esquilino.

 

Su questa vicenda il pm di Roma, Eugenio Albamonte, ha avviato una indagine con 16 indagati, accusati, a seconda delle posizioni, di associazione a delinquere finalizzata all’istigazione all’odio razziale e occupazione abusiva di immobile. Tra le 16 persone domiciliate nel palazzo di via Napoleone III figurano diversi nomi storici del movimento di estrema destra, leader compresi: Gianluca Iannone, Davide Di Stefano, Simone Di Stefano e Alberto Palladino. 

Il gip di Roma, Zsuzsa Mendola, nell’accogliere la richiesta di sequestro preventivo avanzata dalla Procura ha però “bocciato” parte dell’impianto accusatorio. “Gli elementi raccolti - scrive il giudice - non consentono di ricostruire ad unità le diverse vicende giudiziarie ai fini della valutazione della sussistenza del delitto di partecipazione ad una associazione, nonché di accertare se le condotte poste in essere, per quanto riprovevoli, siano espressive di ideologie o sentimenti razzisti o discriminatori, ovvero se sussista lo scopo dell'incitamento alla discriminazione nel senso anzi detto, per motivi fondati sulla qualità personale del soggetto e non invece, sui suoi comportamenti e sulla ritenuta assenza di condizioni di parità”.

“Deve osservarsi che il materiale probatorio acquisito in atti - prosegue il gip - non è sufficiente per poter affermare la sussistenza del fumus criminis relativo all'articolo 604 bis del codice penale”.

“Il pm - si legge nel provvedimento - al fine di ricostruire la condotta di partecipazione al reato associativo richiama numerose vicende verificatesi nel corso degli anni, in tutto il territorio nazionale, in cui si sono verificati momenti di tensione e scontri tra estremisti di opposte fazioni politiche, con condotte di per sé biasimevoli, configuranti delitti di rissa, rapina, lesioni, ingiurie, minacce, furto, violenza privata". Il riferimento è sempre all'accusa prevista dal secondo comma dell'articolo 604 bis secondo cui l'associazione CasaPound avrebbe tra i propri scopi - in base all'impostazione del pm Eugenio Albamonte - "l'incitamento alla discriminazione ed alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali e religiosi”.

Per il gip, invece, “dalle informative relative alle suddette vicende acquisite in atti non emergono elementi probatori sufficienti a ricostruire compiutamente i singoli episodi, le modalità della condotta, le modalità di identificazione dei soggetti coinvolti e le modalità di attribuzione agli stessi della qualità di militanti di CasaPound, l'oggetto del contendere fra le diverse fazioni politiche. Elementi probatori in ordine alle singole vicende non possono certamente essere trattati dagli articoli di giornale acquisiti in atti”.

La notizia della notifica del sequestro dell'immobile arriva il giorno dopo in cui il sindaco Virginia Raggi, tramite il suo avvocato Alessandro Mancori, ha depositato le prime querele presso il Compartimento della Polizia Postale e delle Comunicazioni di Roma per le minacce social rivolte dopo la notizia dello sgombero. Tra i messaggi ricevuti dalla prima cittadina via Twitter, quello di un utente che riporta frasi come "Raggi che vuoi mettere in strada 20 famiglie, ti ricordo che fra un anno l'attenzione mediatica e la scorta spariranno e tu tornerai a essere la nullità che eri, ma il tuo nome resterà scritto in eterno nel libro nero dei camerati".

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