Roma
"Ciao inglesina d'Italia". Addio a Karina Huff
Era la dea degli allegri film “marini” vanziniani
di Marco Zonetti
La notizia dell’improvvisa morte di Karina Huff si propaga in rete alla velocità della luce, e lascia tutti sgomenti. La carriera della cinquantacinquenne londinese si era dipanata nell’arco di pochissimi anni, gli Ottanta della Milano da bere, degli allegri film “marini” vanziniani e dei primi passi della Fininvest. Nei film che l’hanno resa nota al grande pubblico, Karina interpretava sempre la parte dell’inglesina innamorata dell’Italia e fidanzata con il cialtrone di turno che la trascurava, quasi sempre Cristian de Sica, eppure – malgrado le particine non memorabili – ha lasciato il segno nella memoria di chi era ragazzo all’epoca e anche dei ragazzi di oggi che, tramite i canali satellitari, riscoprono il cinema vacanziero dei Vanzina, un cinema senz’altro di poche pretese ma del tutto godibile specie in un periodo triste, incerto e tormentato come questo. Karina Huff è a tutti gli effetti uno dei volti emblematici di quella spensieratezza perduta, ed è per questo, forse, che – malgrado la lunga lontananza dalle scene – ci rattrista saperla per anni gravemente ammalata – un tumore, di cui parlò nel 2013, nell’ultima apparizione televisiva nel salotto di Barbara D’Urso – e oggi scomparsa per sempre.
Con lei se ne va il ricordo di un’Italia in cui i conflitti più accesi sui media erano fra paninari e dark, fra Duran Duran e Spandau Ballet, fra Dallas e Dynasty, in cui regnavano sovrani i tormentoni del Drive In, Deejay Television al ritorno da scuola, i Visitors, Hazzard e Supercar. Anni in cui eravamo tutti più sereni e in cui ci godevamo un benessere forse falsato, ma, ah, quanto oggi ci manca quel benessere!
Nell’immaginario collettivo degli italiani, Karina Huff non fu mai l’inglesina arrivata in Italia a far fortuna, bensì un’italiana a tutti gli effetti dal buffo accento inglese. Adottata fin da subito, accolta a braccia aperte, fu sinceramente amata e mai dimenticata, come invece lo sono state attrici forse più versatili e più prolifiche dal punto di vista professionale, ma cui mancavano la simpatia e la spontaneità della Huff.
In quegli occhioni azzurro cielo che si sono chiusi oggi per sempre, in quel viso fresco e sbarazzino, i ragazzi dell’epoca rivedono i loro sogni, i loro desideri, le chimere di un mondo che, con la fine della guerra fredda e dell’incontro fra il Papa e Gorbachev, sembrava destinato a un roseo avvenire. È quasi un segno che Karina Huff abbia smesso quasi del tutto di recitare fra il 1990 e il 1991, anni della Guerra del Golfo che segnò bruscamente il tramonto delle speranze di cui sopra: lei, così lieve, non avrebbe mai potuto appartenere a tempi cupi.
Come quello della fatina dell’assenzio in “Moulin Rouge”, il volo di Karina Huff è stato breve, effimero e fugace, ma non v’è dubbio che la sua radiosa dolcezza continuerà a riscaldare il cuore dei ragazzi di ogni età.