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Roma
Corruzione alle Dogane e Monopoli, legami Philip Morris-dirigenti: indagine

Corruzione di dirigenti pubblici e turbativa della concorrenza: dopo l'operazione “Cassandra” del dicembre scorso, British American Tobacco Italia chiede chiarezza sui rapporti intercorsi tra Philip Morris Italia e i dirigenti di Dogane e Monopoli che avrebbero accordato favoritismi nella fissazione dei prezzi delle sigarette e passato documenti e notizie riservate. Philip Morris Italia replica.

 

British American Tobacco Italia ha così depositato un esposto contro ignoti alla Procura della Repubblica di Roma. L'indagine dello scorso dicembre ha portato all’applicazione di misure cautelari personali a 10 funzionari pubblici e imprenditori, ritenuti responsabili di corruzione e truffa ai danni dello Stato. Uno dei rami della complessa inchiesta del pm presso il Tribunale di Roma ha infatti fatto emergere un sistema corruttivo consolidato nel tempo che vedrebbe coinvolti, da un lato, i dirigenti dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli e dall’altro Philip Morris Italia che avrebbe agito per il tramite di un proprio incaricato.

L’indagine avrebbe evidenziato lo “stabile asservimento della funziona pubblica” – ovvero dei dirigenti dei Monopoli di Stato – che avrebbero “rivelato notizie e documenti, acquisiti per motivi d’ufficio, e riservato un trattamento di riguardo, ai dipendenti di Philip Morris Italia a discapito degli altri produttori concorrenti”, come riportano gli atti della Procura di Roma. Nell’esposto British American Tobacco Italia ha voluto sottolineare come gli indagati avrebbero riservato un trattamento di riguardo alla concorrente a fronte di promesse di assunzione di amici e parenti o di nomine di dirigenti in posizioni chiave gradite alla multinazionale concorrente.

Dalle intercettazioni telefoniche emergerebbe una stretta “interazione” fra i dirigenti dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli e Philip Morris Italia che avrebbe consentito di ritardare l’emanazione di provvedimenti amministrativi, ivi incluso il decreto annuale di fissazione delle accise sui tabacchi, in grave pregiudizio della libera concorrenza.

Infine, l’esposto sottolinea come lo “stabile asservimento” evidenziato negli atti dell’indagine in corso potrebbe avere anche influenzato il processo decisionale che ha portato, a fine 2018, al riconoscimento di un sostanziale sconto fiscale alle nuove sigarette a tabacco riscaldato di cui Philip Morris deteneva il 100% della relativa quota di mercato. A novembre 2018, infatti, la manovra finanziaria ha previsto di abbassare l’incidenza fiscale sul tabacco riscaldato dal 50%, originariamente previsto, al 25%, accordando un 75% di tasse in meno rispetto alla fiscalità applicabile alle sigarette tradizionali. Nello stesso periodo, in base alle risultanze dell’indagine in corso, il direttore centrale delle Accise e dei Monopoli avrebbe ricevuto promesse per l’assunzione di un proprio parente stretto.

“Lo sgravio fiscale ha sollevato gravi perplessità – dichiara Alessandro Bertolini, Vice presidente di British American Tobacco Italia e Direttore Affari Legali e Relazioni Esterne di British American Tobacco per il Sud Europa – anche perché la valutazione tecnica del Ministero della Salute sul potenziale rischio ridotto di questi nuovi prodotti, tale da giustificare una ulteriore riduzione così consistente dell’accisa, non è a tutt’oggi disponibile. Seguiamo con attenzione tutte le dinamiche del mercato e ci rapportiamo con tutti i nostri interlocutori con la massima trasparenza e diligenza, ma venire a conoscenza di possibili favoritismi e clientelismi è per noi un fatto gravissimo che ci siamo sentiti in dovere di denunciare tramite questo esposto che è contro ignoti ed intende rimarcare l’assoluta necessità che venga fatta piena luce su fatti e circostanze che gettano ombra sulla trasparenza ed imparzialità dell’azione amministrativa e sul doveroso rispetto della libera concorrenza nel mercato di riferimento. Seguiremo con la massima attenzione ogni sviluppo dell’indagine in corso”.

La replica di Philip Morris Italia

Con riferimento all’esposto menzionato nel comunicato stampa di British American Tobacco, Philip Morris Italia intende precisare quanto segue: “stante che le indagini sono tutt’ora in corso, non riteniamo appropriato fornire ulteriori commenti in questo momento. Ci preme comunque sottolineare che l’azienda prende sul serio il rispetto della legge e ha procedure e controlli ad ampio spettro che disciplinano le interazioni di dipendenti e consulenti con i funzionari governativi. Philip Morris Italia intende cooperare pienamente con le autorità”.

In merito alla riforma delle accise, approvata nel 2018 ed intervenuta sia sulle accise delle sigarette elettroniche che dei prodotti a tabacco riscaldato, Philip Morris Italia ribadisce che: “la nostra azienda ha una visione molto chiara: eliminare le sigarette, sostituendole con prodotti innovativi senza combustione. Una visione che nasce ed è sempre stata sposata dall’Italia, permettendo investimenti su tutta la filiera che hanno portato migliaia di posti di lavoro e che consentiranno di crearne altri nei prossimi anni. Comprendiamo che questa radicale trasformazione si scontri con chi ha visioni molto diverse dalla nostra e vorrebbe mantenere lo status quo. Auspichiamo che questo cambiamento positivo del settore non venga ostacolato, a beneficio degli oltre 11 milioni di fumatori italiani che altrimenti continuerebbero a fumare”.

E aggiunge: “la posizione espressa oggi da BAT è diametralmente opposta a quella apertamente dichiarata sui media dalla stessa società 9 mesi fa, quando i vertici aziendali plaudivano all’intervento legislativo ora contestato in quanto avrebbe permesso di rendere più accessibili ai fumatori adulti prodotti senza combustione, con effetti positivi anche nella lotta all’illecito. Inoltre, si ricorda come la modifica apportata nel 2018, sia un intervento legislativo proposto e approvato dal Parlamento”.

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