Roma
"E' un partito bombardato". L'appello per chiudere il Circolo Mazzini
"In attesa che maturi la decisione, di per sé inevitabile, dello scioglimento del Comune di Roma, può essere utile approfondire le ragioni della crisi del Pd romano. Visto da fuori, sembra un partito che non esiste più. Man mano che escono le intercettazioni si scopre che un buon numero di consiglieri comunali, assessori, nonché amministratori di aziende comunali, è coinvolto in qualche misura nell'indagine di Pignatone. È un partito bombardato, con il morale a terra dei suoi militanti. Sicché, in stile prettamente renziano, la difesa della "Ditta" è stata attribuita a personaggi estranei alle vicende locali: Gennaro Migliore, Stefano Esposito, Andrea Romano sono tra quelli, infatti, che sulla spinta dell'emergenza hanno ricevuto l'investitura di plenipotenziari in alcuni municipi strategici. Per ora hanno formulato ragionamenti e proposte che poco attengono alle reali esigenze della città, essendo più che mai il riflesso dialettico di questioni tutte interne alle dinamiche di partito". Lo scrive il quotidiano Il Domani d'Italia.
Si legge nell'editoriale: "La confusione è grande. Orfini dà l'impressione di sfornare a fatica una risposta che finisce per assomigliare nella sua nebulosità a una formula algebrica ad incognite multiple. Curiosamente annuncia la chiusura dei circoli che il "dossier Barca" indica come strutture nelle mani di pochi e influenti capibastone romani. Sfugge il senso di tale risoluzione, vista la preponderanza delle primarie nel gioco della selezione dei candidati alle massime cariche e della conseguente composizione degli equilibri tra gruppi concorrenti. Una volta chiusi questi circoli non si otterrebbe nulla, almeno nulla che abbia un valore, pure di tipo simbolico, agli occhi della pubblica opinione.
Semmai, volendo rivestire di simboli un provvedimento di carattere burocratico, Orfini avrebbe l'occasione di trasmettere all'esterno un messaggio di vero rinnovamento chiudendo semmai il Circolo di Viale Mazzini. Si tratterebbe di una soluzione, questa, che avrebbe il carattere di una netta e inequivocabile rottura con la tradizione pur nobile e rispettabile del Pci, essendo del resto identiche le mura che ospitano oggi il Pd come ieri ospitavano la sezione del vecchio partito.
Da qui viene lo stesso Orfini: di fatto il Circolo costituisce l'epicentro di un "soft power" di antico rito dalemiano, annoverando tra gli iscritti proprio D'Alema. I "mazziniani" sono stati gli artefici - prima nel Pci, poi nel Pds-Ds e infine nel Pd - di una strategia di contenimento e insieme di attacco alla gestione di Goffredo Bettini. In parte hanno vinto, ritraducendo tuttavia il bettinismo in un esercizio di più accentuato pragmatismo avaloriale (a meno di assegnare valore alla pratica di cogestione, ad esempio nelle aziende ex municipalizzate, con la destra di Alemanno). Senza questa caduta agli inferi del sottogoverno spartito e (in parte) condiviso non ci sarebbe a questo punto l'onta della disfatta sotto la tempesta di "Mafia Capitale".