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Roma
Elezioni 2018. “Via i politici della sanità”: intesa tra centrodx e centrosx

Elezioni 2018, centrodestra e centrosinistra in accordo sul tema Sanità: “Fuori i partiti dalle Asl”.

 

Ai microfoni di Radio Centro Suono Sport non uno scontro, ma un abbraccio tra i due candidati in sostegno a Parisi e Zingaretti, Massimo Martelli e Carlo Picozza. Medico per 48 anni il primo e giornalista impegnato da decenni sul tema sanità il secondo, si definiscono “grandi amici, quasi fratelli, mai avversari”.

Nonostante gli schieramenti che li portano a trovarsi ai due lati opposti della barricata politica in vista del voto alle Regionali Lazio 2018, i due concorrenti sembrano pensarla allo stesso modo sul tema della Salute Pubblica.

“I posti letto non ci sono perché si fanno tagli lineari e non si investe nella sanità – ha dichiarato Martelli - La sanità è vero che costa tantissimo: 114 miliardi di euro, ma ci sono tantissimi sprechi e credo che non andrebbero fatti i tagli lineari, ma i tagli sugli sprechi. Per esempio, in ospedale costa per il personale, ma se le strutture funzionassero 12 ore al giorno, al posto che 24, ci sarebbe maggiore produttività e il costo del personale sarebbe ridotto. Ovviamente non parlo del pronto soccorso”, chiarisce ai microfoni di Radio Centro Suono Sport.

Non solo critiche, quindi, ma anche tante proposte: “Ho chiesto già tanti anni fa di fare le Rsa – Residenze Sanitarie Assistenziali - dove il paziente che non è acuto, ma sub-acuto o cronico può venire spostato. Il posto letto in RSA costa tra i 120-130 al giorno, mentre un posto al San Camillo costa 1000-1200 euro al giorno. Il signore di 93 anni che arriva al pronto soccorso con la febbre alta, va messo direttamente nelle RSA, dove gli infermieri sono davvero bravi”, spiega.

Sia Martelli che Picozza non si definiscono politici e chiedono di rispondere a domande legate al tema della salute, in cui non solo sono ferrati, ma per i quali si propongono alle urne.

“La salute non ha colore politico – rimarca più volte Martelli – Però la Sanità è il business più grande di una Regione: l'80% delle spese di una Regione sono legate alla Sanità. Allora noi dobbiamo mettere a posto la Sanità e farla funzionare bene perché non ci siano liste d'attesa infinite per gli esami e pronto soccorsi intasati”.

Quando si candidò insieme a Renata Polverini, Martelli ottenne 8.965 “senza nessun aiuto”, ci tiene a precisare. Anche per questo più di uno schieramento ha provato a portarlo nelle sue fila: “Sono stato contattato da tutti e ho detto di no a tutti tranne che a Parisi. Sono stato contattato da Gianni Alemanno e ho detto di no, da Fabio Rampelli e ho detto di no. Poi mi ha chiamato, a fine gennaio, Stefano Parisi e a lui ho detto sì perché non è un politico, ma un manager”.

Per Martelli, la politica deve assolutamente rimanere fuori dalle Asl: “Il direttore generale è una lunga mano del politico che ce l'ha messo: ecco perché Parisi mi ha convinto a candidarmi. La politica è una cosa seria”.

Candidato col centrodestra, la sua linea sull'immigrazione è chiarissima: “Chiunque scenda sul territorio italiano ha diritto a mio avviso ad avere un'assistenza medica: non importa da dove provenga. Se negli Usa cade una persona per strada, se non ha la carta di credito non la soccorrono. Noi italiani abbiamo tanti difetti, ma siamo gente per bene”.

“Il modello di riferimento è quello di fare una sanità che sia tutta quanta dello stato, senza surrogare niente. Che debba esistere la parte privata, sono perfettamente d'accordo, perché il monopolio uccide qualità e ricerca – spiega Martelli - Le cose intermedie mi lasciano un po' perplesso perché dietro c'è sempre qualcosa di privato. Se il signor Rossi ha un incidente, nessuna casa di cura accreditata, tranne l'Aurelia Hospital, si prende la responsabilità di prendere in carico un paziente con un grave trauma. Dove va? Sempre in un grande ospedale pubblico”.

“A colpi di Picozza” è invece lo slogan del secondo ospite ai microfoni di Radio Centro Suono Sport, che si ripropone di abbattere burocrazia e ingiustizie. Picozza ha scritto di sanità per tutta la sua carriera giornalistica e ora si propone come interlocutore diretto coi cittadini.

“Mancano posti letto in tutta Roma e provincia. Sono stati tagliati 3.600 posti letto dal 2006 a oggi per far rientrare il debito: era una misura di risparmio perché il Lazio, secondo gli standard nazionali, aveva troppi posti letto rispetto alla popolazione. A pagarne le spese sono stati i cittadini, che continuano a patire non poco. Restano alcune criticità aperte: le attese faraoniche e l'assedio ai pronto soccorsi. La prima cosa che farei è rimettere in sesto un patto non esiste col personale sanitario, oggi oberato da carichi di lavoro defaticanti”, spiega Picozza.

“Ora che il deficit, grazie alle misure di questa giunta, è stato ridotto, bisogna finire il lavoro e introdurre più personale. Ora è possibile perché il deficit è a 136 milioni, sotto la soglia del 5% del Fondo Sanitario Regionale, che è di 10 miliardi e 400 mila. Questo consente di avviare di nuovo le assunzioni e avere un po' più di tranquillità. E consente anche di rimettere al centro dell'assistenza e delle cure il paziente che è stato trattato un po' come un pacco postale. La dignità è la prima medicina”.

Se per l'”avversario” Martelli era inevitabile che il tema vaccini finisse nella campagna elettorale, per Picozza non è così: “La salute dei cittadini è cosa troppo seria per essere oggetto di querele e di polemiche. Un'accorta capacità di ascolto dei medici può portare le famiglie a scegliere liberamente per i vaccini. Al bando le polemiche e via con i vaccini”.

Durante il tempo dedicato al breve comizio concesso a ogni ospite dal presentatore Patrizio J. Macci, Picozza ha ricordato che i piani di Zingaretti sono chiari: “Dopo 10 anni di strette fiscali sui cittadini del Lazio che sono quelli che pagano più tasse in Italia, è giusto restituire almeno una parte del maltolto. L'Irpef e l'Irap insieme danno un extra gettito di 740 milioni. Questi potrebbero coprire i 136 milioni di deficit nella Sanità e in parte il deficit del trasporto pubblico locale - che sono altri 250 - gli altri soldi potrebbero almeno in parte essere restituiti ai cittadini”.

Per Picozza la politica non deve uscire dalle Asl, ma devono farlo gli interessi rapaci dei partiti politici: “Anche le Asl fanno politica, ma devono scegliere se fare una politica a favore dei cittadini, a tutela dei cittadini, o a favore dei partiti. Il mio impegno non è quello di tener fuori la politica, ma di tenere fuori gli appetiti dei partiti”.

Il commissariamento, secondo il candidato, è riuscito a tenere a bada la politica che aveva in precedenza saccheggiato il Servizio Sanitario Regionale: “Bisognerà tenere gli occhi aperti, io non lo potrò più fare scrivendo articoli, ma lo farò da consigliere regionale se gli elettori mi daranno fiducia”, rimarca.

 

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