Elezioni Roma, Raggi, Giachetti, Marchini e Meloni come cartoni animati - Affaritaliani.it

Roma

Elezioni Roma, Raggi, Giachetti, Marchini e Meloni come cartoni animati

I candidati centrano il primo obiettivo: far sorridere gli elettori

di Marco Zonetti


Funivie che attraversano Roma e bus che cambiano colore; corsie preferenziali contromano, poteri anti-comatosi del proibizionismo, amnesie strategiche e altre amenità. La corsa al Campidoglio è diventata un autentico fumettone e i candidati rimasti dopo la rinuncia di Guido Bertolaso e l’esclusione di Stefano Fassina per il pasticcio delle firme, vi sguazzano come personaggi dei cartoni. Senza offendere nessuno, ecco il viaggio tra i protagonisti del cartoon Campidoglio.
Prendiamo Roberto Giachetti per esempio. Calma olimpica, occhietti dolci e campagna elettorale ai limiti del soporifero, ricorda il Tenero Giacomo della Settimana Enigmistica. Quello che a pagina dodici rimandava “nell’ultima pagina” promettendo chissà quali sviluppi eclatanti di un blandissimo prologo raccontato in un’unica vignetta in bianco e nero. Peccato che, arrivato all’ultima pagina, il lettore si fosse completamente scordato di cosa facesse il Tenero Giacomo a pagina dodici, restando come minimo perplesso di fronte al prosieguo della storia, più blando dello stesso prologo. Fin dall’inizio della sua campagna, anche “Il Tenero Giachetti” ha sempre rimandato, promettendo chissà quali sviluppi eclatanti di una blandissima corsa raccontata con una comunicazione in bianco e nero. “Cresceremo e arriveremo al ballottaggio” dichiara infatti da tempo, stentando però a decollare mediaticamente. Possiamo solo augurargli che, qualora dovesse arrivare al suddetto ballottaggio, gli elettori abbiano più memoria dei lettori di Giacomo e si ricordino di votarlo. O semplicemente si ricordino di lui.

Proseguiamo con Alfio Marchini. Alto, bello e aitante, ricorda fisicamente Actarus protagonista di Goldrake, l’aristocratico alieno giunto sulla Terra dal pianeta Fleed per combattere al nostro. Schivo, timido, poco loquace, Alfio è anche caratterialmente affine ad Actarus  e la sensazione che prima o poi spicchi il volo e ci lasci soli su questi sette colli di lacrime è infatti ben presente ogni volta che lo si vede saettare fra la gente nei mercati, sospinto dal pressante desiderio di salire sul primo disco volante e fuggirsene a gambe levate – seppur con una certa classe – in un’altra galassia. Magari quella delle prossime elezioni politiche benedetto da Berlusconi e pronto a raccogliere l'eredità politica per ricostruire il partito dei moderati.

Giorgia Meloni riecheggia molto la celeberrima Puffetta. Nata nera e cattiva, la Puffetta s’introdusse nel villaggio dei Puffi per distruggerli dall’interno. Ma grazie a una pozione magica, ritrovò la bellezza, una fatale chioma bionda e s’inserì in pianta stabile nel villaggio come unico esemplare femminile capace di tener testa a tanti omini blu. Complice la magica pozione chiamata Photoshop, anche la Meloni è diventata una sorta di “venere in miniatura”, rinnegando il passato  e inserendosi in pianta stabile nella destra romana come unico esemplare femminile capace di tener testa a tanti colonnelli maschi. Che a forza di rosicare dalla rabbia sono diventati più blu degli stessi puffi.

Virginia Raggi, sempre a puntare il dito contro chiunque, eterna maestrina, sedicente candidata integerrima di fronte alla quale siamo tutti peccatori, non può che ricordare la signorina Rottenmeier di “Heidi”. Come l’istitutrice inveiva contro la povera orfanella svizzera, la Raggi inveisce contro qualunque povero mortale, gridando alla polvere sotto il tappeto di tutti anche quando, molto spesso, la polvere non c’è e, se è per questo, neanche il tappeto. Osservando le smanie censorie della signorina Rottenmeier, gli spettatori di “Heidi” si chiedevano quali oscuri trascorsi nascondesse la zelante signorina, quale inenarrabile shock infantile, quale segreto cassetto in disordine si celasse dietro la sua facciata impettita e tetragona. Il romanzo e il cartone animato omettono al riguardo, così come la Raggi omette certi dettagli del suo nutrito curriculum. Possiamo solo immaginare che anche la Rottenmeier fosse reduce da un passato di fotocopie nello studio di un legale di grido, restandone traumatizzata a vita.
Al pari dei personaggi dei cartoni, i “fantastici quattro” candidati proseguono dunque le loro avventure sulla striscia quotidiana della campagna elettorale capitolina, promettendo di sgominare il male e far trionfare il bene (il loro, più che altro), aggrappandosi alla speranza che qualcuno li segua e soprattutto li voti. E se i cartoni, come dice Roger Rabbit, “esistono per far ridere la gente”, si può dire che almeno in questo gli aspiranti sindaci di Roma abbiano centrato in pieno l’obiettivo.