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Roma
Estate romana, Ostia da incubo: oltre 3 km senza spiagge libere. È fuorilegge
(Fonte LaPresse)

Estate romana, ma senza spiagge libere: Ostia è un incubo per quei romani che scelgono il Lungomuro come meta delle proprie vacanze o dei weekend. E come se non bastasse, il mare di Roma si conferma fuorilegge: sono più gli stabilimenti balneari che gli arenili senza una concessione.

 

La legge regionale 8/2015 infatti impone a tutti i comuni che la soglia massima di spiagge date in concessione è del 50% dei chilometri di litorale accessibile. Dal Rapporto Spiagge 2020 di Legambiente emerge che il Lungomuro di Ostia Lido, che dal 2007 fa sì che Roma è tra i 10 peggiori comuni d'Italia per la maggior occupazione di spiagge in concessione, non rispetta questa legge: con i suoi 13 km di costa e ben 61 stabilimenti, la percentuale di spiaggia occupata è del 51,19%.

Legambiente Lazio ha anche pubblicato un video dal titolo “Alla ricerca di spiagge libere nel Lungomuro di Ostia” che racconta, nonostante la notorietà negativa dell’inaccessibilità al mare della Capitale, l'incredibile situazione e la condizione che si para davanti ai bagnanti sul litorale di Roma, nella porzione più invalicabile del Lungomuro dove per trovare una spiaggia libera bisogna fare una passeggiata di oltre 40 minuti e 3.450 metri.

La situazione nel Lazio: ci sono altri quattro Comuni fuorilegge

Nel Lazio la situazione non è poi così migliore. Su 243 chilometri di litorale sabbioso, ci sono 3.217 concessioni di vario genere, tra queste sono 654 quelle per stabilimenti balneari e 105 per campeggi, circoli sportivi e complessi turistici. La percentuale di costa sabbiosa occupata da stabilimenti, circoli e campeggi è del 40,6% sul totale, facendo così piazzare la Regione amministrata da Zingaretti a metà classifica con il 7° posto per occupazione del litorale dietro a regioni meno virtuose tra le 15 costiere.

In tutta la Regione ci sono poi altri Comuni che hanno superato la soglia del 50% i spiagge concesse. Oltre a Roma con Ostia ci sono San Felice Circeo con il 50,26%, Terracina co il 54,64%, Minturno con il 55,11% e Sperlonga con il record regionale negativo del 63,27%.

Nel Lazio poi il 6,3% di costa sabbiosa non è balneabile per presenza di foci che scaricano reflui non depurati e nel rapporto di Legambiente, tra i casi peggiori di “Spiaggia senza fare il Bagno”, c'è quello di Nettuno dove il torrente Loricina, il cui carico microbiologico di origine fecale viene denunciato da anni al passaggio di Goletta Verde, sfocia in mare all'altezza di Piazzale Giuseppe Impastato in una spiaggia piena di stabilimenti che proprio a causa di questo inquinamento, sono di tipo Elioterapico, come a dire “prendete il sole ma non bagnatevi”.

“Nel Lazio c'è una buona norma che obbliga i Comuni a lasciare libera almeno la metà della spiaggia, va fatta però rispettare a Roma e da tutti i cinque comuni oltre il limite di legge - commenta Roberto Scacchi, presidente di Legambiente Lazio - dove la libera fruizione del mare diventa una chimera di fronte a una costa invasa da stabilimenti”.

“Nei cinque comuni fuorilegge – prosegue Scacchi – si calpesta il diritto sacrosanto delle persone di andare in spiaggia senza dover pagare, i piani comunali di utilizzazione degli arenili sono lo strumento che dovrebbe far rientrare nella giusta proporzione le spiagge libere e quelle concesse, ma la situazione sembra essere immobile o peggiorare i più punti della costa”.

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