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Roma
Fred Bongusto, Roma saluta il cantante: folla ai funerali a piazza del Popolo

di Patrizio J. Macci

L’estate è finita e Fred Bongusto se ne va. Sotto il cielo di una Capitale plumbea e piovosa l’artista che ha cantato le estati delle rotonde sul mare, che ha insufflato nell’intimità di milioni di innamorati le note struggenti delle sue canzoni esce di scena.

Le agenzie di stampa sudamericane hanno messo tre asterischi davanti al take della notizia. I ritmi della sue canzoni hanno cominciato a gracchiare dalle radioline in Brasile e in Bolivia. Ha scritto qualcuno che ai funerali bisogna notare chi manda la prima corona e chi non c’è.

A salutare Fred Bongusto c’è il sindaco di Campobasso dove era nato 84 anni fa, il primo cittadino di Senigallia con tanto di fascia tricolore che reclama a sé la rotonda sul mare della canzone (che in verità fu composta sul lago Trasimeno, e diventò mare per ragioni di eufonia ma lui promette di intitolargliela lo stesso). Brilla l’assenza di Peppino Di Capri che con Bongusto aveva condiviso performance e collaborazioni dal vivo. Giorni fa ha polemizzato con la figlia di Fred circa una presunta impossibilità di raggiungerlo.

Ci sono i musicisti dei suoi anni ruggenti, quelli degli Anni sessanta dei governi che duravano sì come una stagione balneare (Moro I) ma varavano la fornitura dei testi gratuiti alle scuole elementari e la scuola media unica. La SIP portava nelle case degli italiani milioni di apparecchi telefonici dai quali uscivano parole con tono basso e pastoso come quelle delle sue atmosfere melodiche. In televisione c’era la “signorina buonasera” Gabriella Farinon e Edoardo Vianello, grande come i suoi Vatussi davanti alle altrui defezioni; arriva in chiesa mentre scoppia il diluvio come se fosse arrivato a portare le pinne, il fucile e gli occhiali.

E poi una miriade di maestri di musica, il maestro Sarri, il suo ultimo manager Pino Tortora e Mimmo Ambrosino che mostra una foto sul telefono che ritrae Buongusto al Gilda per il mezzo secolo di carriera: solo fantasmi, nessuno si è ricordato di Fred. Una chitarra classica circondata di rose rosse sull’altare. Il Maestro Mazza capelli al vento parla con un drappello di concittadini del cantante, anche loro gli intitoleranno una via o una piazza anche se il maestro riposerà al cimitero di Prima Porta. Una sottile nemesi ha voluto che a Bongusto questo ultimo “silenzio assordante” dei suoi colleghi (il peggior luogo comune della scrittura e della vita) sia stato risparmiato.

Una forma di sordità lo aveva privato in maniera graduale del senso più caro per un musicista, ma a questo punto chissenefrega: le Ombre non hanno bisogno di orecchie per udire.

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