Roma
Getta neonato tra i rifiuti e va al bar. Assolta: "Il figlio era nato morto"
"Assolta perché il fatto non sussiste". Questa la decisione presa in primo grado dai giudici della III Sezione penale d'assise di Roma nei confronti di Marika Severini, la ragazza accusata di aver ucciso e successivamente abbandonato in un cassonetto della spazzatura nei pressi dell'ospedale San Camillo suo figlio appena nato e per questo imputata per omicidio volontario mediante asfissia.
Il giudice ha accolto la tesi della difesa guidata dall'avvocato Antonio Iona, secondo cui la ragazza non avrebbe ucciso il piccolo che sarebbe invece morto per cause naturali pochi istanti dopo essere venuto alla luce.
Tutto avvenne a fine febbraio del 2013 quando Marika, allora 25enne, dopo aver nascosto la gravidanza a parenti e amici, partorì in casa della sorella con la quale conviveva, e dopo aver avvolto il neonato in un lenzuolo, e messo in una busta dentro la borsa, si era presentata all'ospedale San Camillo insieme ad un'amica, non prima di essersi fermata in un bar per un aperitivo.
Proprio dopo esser uscita dal bar, Marika aveva raccontato agli agenti del Commissariato Monteverde di aver gettato il fagotto col bambino in un secchio dei rifiuti. La ragazza si era poi decisa ad andare nel reparto di Ostetricia e Ginecologia per fermare l'emorragia.
Dopo le cure i medici avevano trasmesso il referto al Posto di Polizia che aveva immediatamente capito che qualcosa non funzionava: la donna era reduce da una geravidanza ma non c'era traccia del neonato.
Ora il colpo di scena con una sentenza che farà discutere: le motivazione saranno depositate tra 90 giorni.