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Roma
Il ministro Nordio a gamba tesa su Regina Coeli: "Deve diventare un museo"
Il carcere di Roma di Regina Coeli

Per quanto riguarda le strutture carcerarie a Roma "c'è un problema tipicamente romano che è la situazione a Regina Coeli: da un lato abbiamo un edificio quasi incompatibile con una struttura carceraria moderna che però è anche intoccabile per il suo pregio e per la sua storia" per questo "luoghi come questi andrebbero trasformati in musei".

Lo ha detto il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, nel corso del convegno "Tra storia e prospettiva. Vent'anni di Garante di Roma Capitale e dei Garanti territoriali delle persone private della libertà personale" nell'Aula Giulio Cesare del Campidoglio.

Struttura superata e fatiscente

A Regina Coeli "vi furono detenuti partigiani, resistenti, persone poi fucilate dai nazisti - ha detto -. C'è l'ala dove furono detenuti Pertini e Saragat. Questi luoghi andrebbero trasformati in musei, perché ora sono incompatibili con una moderna concezione dell'esecuzione della pena, sia per la polizia penitenziaria che per i detenuti. Andrebbero trasferiti quei detenuti - ha aggiunto - che non necessitano di continuità territoriale con gli uffici giudiziari romani in altre carceri, che però soffrono anche loro di sovraffollamento. Per questo bisogna sfruttare e utilizzare strutture compatibili e in tempi brevi".

Il punto della Celli

Sul fronte dei diritti umani e della dignità delle persone detenute "Roma Capitale e la sua amministrazione sono profondamente attente e sensibili a questo tema, a maggior ragione se consideriamo che negli istituti romani la popolazione detenuta è di circa 3 mila persone, cioè il 50 per cento di tutto il Lazio". Lo ha detto la presidente dell'Assemblea capitolina, Svetlana Celli, nel corso del convegno "Tra storia e prospettiva. Vent'anni di Garante di Roma Capitale e dei Garanti territoriali delle persone private della libertà personale" nell'Aula Giulio Cesare del Campidoglio. "Non entro ovviamente nel merito, ma voglio ricordare l'allarmante problema del sovraffollamento, dell'arretratezza strutturale degli istituti, la presenza di persone che hanno commesso reati minori frutto evidentemente di disagio sociale - ha spiegato -. Un altro dato preoccupante: nel 2022 in Italia si sono registrati 85 suicidi in carcere, quasi uno ogni cinque giorni, il tasso più alto degli ultimi dieci anni. Allo stesso tempo - ha aggiunto - non possiamo sottovalutare la condizione delle detenute con figli piccoli e degli Istituti penitenziari minorili. E' chiaro dunque - ha concluso - che in questo ambito dobbiamo assumerci tutte le nostre responsabilità e fare un lavoro sinergico" ricordando che "l'obiettivo è la persona e il suo reinserimento, che passa da misure volte a dare una seconda vita e opportunità a tutti".

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