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Roma
La banca dati dell'Arma per spiare moglie e suoceri: carabiniere nei guai
La banca dati ineteforze

Utilizzava la banca dati dell'Arma per spiare moglie, suoceri, cognati. Informazioni sulle celle telefoniche, sui numeri fatti e notizie di reato in corso: così un maresciallo dei carabinieri in servizio nella caserma della compagnia Cassia desiderava tenersi informato.

E per farlo si sarebbe anche infiltrato abusivamente, quindi di nascosto e senza nessuna delega, nella banca dati in uso alle forze dell’ordine. 

A processo

È tutto scritto negli atti del processo nei confronti del maresciallo M.B, in forze al nucleo radiomobile, almeno nel 2019, quando un superiore si è accorto di ciò che stava accadendo: in ben quattro distinte circostanze, nell’arco temporale di 10 mesi, secondo i testimoni, l’indagato avrebbe digitato i nomi dei parenti acquisiti nella banca dati “segreta”.  Si tratta del portale del Centro elaborazione dati dell’arma dei carabinieri (CED interforze), nella sezione investigativa. Nulla di strano se non fosse che il militare dell’Arma dei carabinieri avrebbe fatto le ricerche senza alcuna delega o permesso. O almeno è questo che ritiene l’accusa. 

Le indagini

Secondo i pubblici ministeri di piazzale Clodio l’uomo avrebbe digitato sul sito i nomi dei suoi familiari più stretti: la moglie, la cognata e i suoceri. Il perché è ancora avvolto nel mistero, oggetto di un processo penale in cui M.B. è accusato di accesso abusivo al sistema informatico e di violando quindi i suoi doveri di pubblico ufficiale, facendo accesso ad una banca dati con documenti riservati.  I fatti sarebbero avvenuti nel 2018, anche se sono stati scoperti solo l’anno successivo. E sono gli stressi che adesso costringono il carabiniere a difendersi in un processo penale dove un paio di giorni fa sono stati ascoltati diversi testimoni, tra cui anche il superiore dell’indagato, il carabiniere che non ha esitato a far emergere la vicenda anche se coinvolgeva un collega. 

No comment della difesa

I difensori dell’imputato non hanno voluto lasciare dichiarazioni. Difenderanno il loro assistito in aula, dove il 16 ottobre del 2024 è prevista la prossima udienza.







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