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Roma
La rivoluzione Spalletti esalta Trigoria. In campo in 23: la Roma torna a correre

di Francesco Ciccolella

Un mese per la rivoluzione. Così Luciano Spalletti ha saputo riprendersi la Roma, stravolgendo il (non) lavoro tattico che Rudi Garcia aveva proposto nei 2 anni e mezzo della sua gestione. Giunto alla quarta vittoria consecutiva, su sei partite alla guida dei giallorossi, la mano del tecnico toscano è evidente agli occhi di tutti. Sia nella prima che nella sesta partita disputata sotto la sua guida, Spalletti ha provato ad utilizzare quel 4-2-3-1 che aveva costruito le sue fortune nella prima esperienza a Trigoria. A quanto pare, però, non è più un modulo adatto alla squadra che oggi ha in mano. Nell'esordio con il Verona gli è bastato un quarto d'ora per mollarlo, venerdì contro il Carpi l'esperimento è durato un tempo. La rosa che ha a disposizione si adatta meglio ad essere disposta con una difesa a 3 uomini, che può diventare “a 3 e mezzo” come ama dire lui, garantendo una spinta sulle fasce che in precedenza era sempre mancata. Adattandosi in fase di possesso palla con un 4-1-4-1, sono stati soprattutto gli uomini arrivati nel mercato di gennaio a dare lo sprint in più. El Shaarawy ha bagnato il suo esordio con un gol replicato nella successiva gara, Perotti è il vero metronomo, adattandosi a più ruoli e quasi decidendo lui il tipo di modulo più adatto al momento.

Tra chi c'era già da luglio, l'egiziano Salah sta pian piano tornando ai suoi livelli di eccellenza, nella speranza che il gol di Edin Dzeko contro il Carpi non sia solo un episodio isolato ma l'inizio della rinascita. In attesa che il vero fuoriclasse della Roma, Kevin Strootman, torni da un calvario che da due stagioni sta impedendo all'olandese di far fare il vero salto di qualità ad una squadra che col ritorno dell'uomo da Certaldo ha rilanciato le proprie ambizioni, con il lavoro quotidiano e la normalità che era diventata eccezione. Normalità, per lui, che significa anche il pieno coinvolgimento di tutto il gruppo, come testimoniano i 23 giocatori utilizzati, segno che tutti possono essere utili alla causa, sentendosi protagonisti, ovviamente con ruoli ben definiti, ma mai ai margini di un progetto che si spera sia quello giusto, dopo 5 anni di gestione americana con risultati altalenanti.

 

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