Mafia Capitale alla Regione: mozione di sfiducia a Zingaretti - Affaritaliani.it

Roma

Mafia Capitale alla Regione: mozione di sfiducia a Zingaretti

“Questa mozione non vuole entrare nel merito di vicende giudiziarie sulle quali la procura sta facendo il suo corso, e speriamo lo faccia in breve tempo. Questa mozione vuole entrare nel merito dell'opportunità politica di una Regione che da due anni è paralizzata e, a fronte di queste vicende, è ancor più paralizzata, non sa dare risposte e non potrà neanche nel futuro. Le chiediamo, con senso di responsabilità e onestà intellettuale, un suo passo indietro, rassegni le sue dimissioni”.
Così il capogruppo di Fi alla Pisana, Antonello Aurigemma, presentando in Aula la mozione di sfiducia al governatore del Lazio, Nicola Zingaretti, proposta dai consiglieri di centrodestra: Aurigemma, Palozzi, Simeone, Abbruzzese, Righini, Tarzia, Storace, Sabatini, Santori, Sbardella, De Lillo, Cangemi e Di Paolantonio, la cui discussione è l’unico punto all’ordine del giorno della seduta n.43, calendarizzata per questa mattina. Seduto in Aula ad assistere ai lavori, il presidente Zingaretti. Aurigemma ha sottolineato di parlare in qualità “di capogruppo di un gruppo che è stato coinvolto con l'arresto del collega Gramazio, che avrà le possibilità, nelle opportune sedi, di provare la sua innocenza. Lo dico da consigliere di una Regione che ha visto l'arresto di alti dirigenti. Sono vicende che lasciamo agli organi inquirenti e alle forze dell'ordine. I suoi comunicati anonimi dimostrano che c'è inconsistenza e incapacità nel suo lavoro da presidente. Quando lei dice che la Regione distribuisce i fondi non in base a scelte politiche – ha proseguito - vuol dire che non si fida dei suoi dirigenti, che lei non ha contezza e controllo della macchina amministrativa, e demanda a principi matematici la ripartizione dei fondi. Vuol dire che lei non ha il controllo. Che senso ha amministrare una Regione che non è in grado di dare risposte, non sa quanto è di sua competenza, non sa gli organi coinvolti e le delibere che sono state firmate. Se Magrini ha firmato una delibera per l'emergenza abitativa, o lei ne era consapevole o non lo era, ma quest'ultima è una aggravante e non una scusante, perché vuol dire che non era in grado di controllare la gestione amministrativa. Quando scoppiò il caso Fiorito, di Rimborsopoli - ha ricordato ancora Aurigemma - un avviso di garanzia portò alla perdita di credibilità della Regione Lazio e, per un motivo di opportunità politica, Polverini ritenne opportuno dimettersi. Quando scoppiò la vicenda Lupi, egli si dimise per la credibilità del governo. Anche Storace, ministro della Salute, per un articolo di giornale su un eventuale avviso di garanzia non ebbe alcun dubbio nel dimettersi, e poi fu completamente prosciolto”. Da qui la richiesta di “cogliere l'opportunità politica per dare credibilità a questo ente. Le sue delibere sono continui annunci, restano bloccate: non vedono mai la luce. Se ne parla da mesi, ma sono proposte neanche arrivate in commissione, figurarsi se arriveranno in Consiglio. Su Mafia Capitale non ha fatto altro che aggravare la lentezza. La Regione non può avere un commissariamento per mafia, noi le chiediamo di dare credibilità a un corpo elettorale che vorremmo essere chiamato in causa. Oggi non siamo stati in grado, tutti, di dare quella fiducia nella macchina amministrativa. Per questo motivo le chiediamo, con senso di responsabilità e onestà intellettuale, un suo passo indietro, rassegni le sue dimissioni”. E ha concluso rivolgendosi ancora al governatore del Lazio: “Rifletta sulla situazione attuale, evitiamo di portare a votazione questa mozione che non può essere solo una prova numerica, lo spirito è farla riflettere”.