Mafia Capitale, politici incollati alla sedia. La denuncia: "In altri comuni lo scioglimento" - Affaritaliani.it

Roma

Mafia Capitale, politici incollati alla sedia. La denuncia: "In altri comuni lo scioglimento"

di Fabio Carosi

"In qualunque altro comune d'Italia dopo il ciclone investigativo che ha colpito Roma e grandi settori politico-amministrativi della Regione Lazio si sarebbe arrivati, perlomeno, alle dimissioni degli organi eletti o si sarebbero attivate le procedure per lo scioglimento degli stessi".
Parole, queste, che portano la firma di Antonio Turri. Per anni è stato "il cane da guardia" della Provincia di Latina, quella che viveva compressa tra Frank Coppola a Tor San Lorenzo, il clan Alvaro nella zona di Aprilia e, a sud, i Mallardo a Terracina, sino ai Bardellino a Formia. Erano soggiorni obbligati trasformati in avanposti di quella che sarebbe poi diventata la vera infiltrazione mafiosa. Tonino Turri, un "semplice" poliziotto, un ispettore che arrivò ad ammanettare a metà degli Anni '90 alcuni sindaci e il presidente della Provincia di Latina. Di lui ha scritto Nando Dalla Chiesa ricordando il suo impegno accanto a Don Ciotti e all'associazione Libera e il suo impegno contro la mafia che gli regalà il soprannome di ispettore antimafia.
Ora con l'associazione "I cittadini contro le mafie e la corruzione", entra nella vicenda di Mafia Capitale con parole durissime. Scrive Turri: "Sostenere in ampi settori politici che l'inchiesta Mafia Capitale sia riconducibile solo al duo Buzzi-Carminati e che questi e i loro sodali abbiano agito senza la collaborazione fattiva della politica e di pezzi della classe dirigente romana e laziale è quanto vuol farci credere chi è, a pieno titolo, inserito in quel contesto criminale che chiamo da anni “Quinta Mafia”.
A aggiunge parlando di una vera operazione per nascondere la polvere sotto il tappeto: L'ottimo lavoro degli organi investigativi romani e della magistratura nulla possono, al momento, innanzi questa “prepotenza” del potere politico- amministrativo. Mi domando e domando ai signori della Legalità ad intermittenza: cosa sarebbe avvenuto se al governo della città di Roma ci fosse stato Alemanno e in quello nazionale Berlusconi? Si sarebbe risolto tutto con la nomina di commissari di partito e rimuovendo il Prefetto della Città? Se non ci fosse stata trasversalità nelle responsabilità penali, attualmente presunte, sarebbe andata nella identica maniera? Come mai nel caso non lontano della richiesta di scioglimento del Comune di Fondi, oggettivamente per molto meno e senza il coinvolgimento cosi massiccio di assessori, politici e funzionari di tal spessore, si arrivo alle dimissioni del Sindaco e della Giunta? Due pesi e due misure? C'è una “onestà” presunta di partito ed una negata a prescindere? Non si corre cosi il rischio di delegittimare il lavoro degli organi di Polizia e della Magistratura che hanno delineato un quadro nefasto di come le mafie abbiano agito da decine di anni nella Capitale e nella sua Regione?".
E parlando direttamente al Pd spiega: "La “verginità” di una intera generazione di politici è affidata al visto di commissari di partito nominati dal “sovrano di turno” al governo o deve essere stabilita da funzionari indipendenti che devono solo applicare la normativa in materia e le leggi dello Stato? E' giusto avere due pesi e due misure in quel di Reggio Calabria o nel paesello siciliano o campano, dove anche a volerlo  è difficile evitare il contatto mafioso rispetto a quanto avvenuto a Roma dove i mafiosi veri o presunti venivano cercati e partecipavano a convegni e feste di partito?".
Torniamo a quanto sostiene il legislatore e la dottrina. Dal sito nazionale dell'Arma dei Carabinieri, che dovrebbe sempre ritenersi più attendibile in materia rispetto gli apprendisti stregoni di certa politica, si legge:
Infine, Mafia Capitale vista dai cittadini: "Che considerazioni fare dunque da parte dei Cittadini che hanno avuto la pazienza di leggere stralci delle intercettazioni telefoniche o di quanto riportato dalle cronache giudiziarie sulla vicenda Mafia Capitale? Non è illogico pensare che in molti dei politici coinvolti o in settori dell'imprenditoria contaminata valga la massima siciliana del :Calati juncu ca passa la china. Leonardo Sciascia del resto aveva previsto come la linea della palma sarebbe inesorabilmente salita verso il nord del Paese e non solo quella che portava con se coppole e lupare. Qui l'antimafia si fa per schemi precostituiti e tende ad escludere chi non sta al gioco e resta libero nel pensiero e nei comportamenti, come è stato fatto con l'Associazione che rappresento, tenuta  fuori da tutte le iniziative della Regione come quella dal titolo Lazio Senza Mafie. Per alcuni meglio Buzzi e le sue coop".