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Roma
Massoneria avvelenata: Luciano Romoli confermato Gran Maestro degli Alam

Con una maggioranza schiacciante, oltre 600 grandi elettori ed elettrici su 730, è stato riconfermato nell’incarico di gran maestro della massoneria degli Antichi Liberi ed Accettati Muratori – Alam- Luciano Romoli.

L’elezione, avvenuta a Roma in una sala, arredata come un immenso tempio massonico, dell’Hotel Sheraton Parco dei Medici ha visto sconfitto lo sfidante Giuseppe Palchetti, “fratello” toscano, che avrebbe ottenuto non più di un centinaio di suffragi.

Non ammessi i giornalisti, forse non solo per motivi di riservatezza sulla identità di fratelli e di sorelle partecipanti, ma anche perché alla vigilia della tornata elettorale, sono apparsi articoli non tutti benevoli su una faida che sembra essersi scatenata all’interno di questa obbedienza massonica ritenuta, con seimila aderenti, la seconda nel nostro Paese dopo il Grande Oriente d’Italia, Goi, che di aderenti ne avrebbe circa 25mila.

La sentenza del Tribunale di Roma

Una denuncia penale sporta dal “fratello massone” Salvatore Digiacomo nei confronti di Romoli, con accuse di gravi reati di truffa, nonché una sentenza della magistratura civile di Roma, immediatamente esecutiva, firmata dal giudice Stefano Iannaccone, che conferma la validità del procedimento interno alla massoneria, di esclusione di Romoli ed altri dal Rito Scozzese degli Alam, sembra poter porre delle serie problematiche sul futuro massonico dell’attuale gran maestranza.

Il procedimento di esclusione di Romoli e del suo predecessore Antonio Binni era stato attivato dal Gran Cancelliere del Supremo Consiglio del Rito Scozzese, Sergio Ciannella. La sentenza del tribunale interno agli Alam, promulgata già nel 2017, è stata terribile poiché ha comminato la radiazione di Romoli e Binni e la bruciatura dei loro nomi “tra le colonne”. La sentenza interna, impugnata proprio da Romoli e Binni davanti alla magistratura italiana è invece stata ritenuta valida dal giudice Iannaccone. A suo tempo però Romoli e Binni radiarono Ciannella che nel frattempo ha assunto il ruolo di Sovrano Gran Commendatore del Rito Scozzese.

L'avvocato Antonio Ciannella: "Il Reggitore del Rito Scozzese sono io"

“Sono ancora io – dichiara Ciannella, di professione avvocato – il reggitore del Rito Scozzese degli Alam. Attorno a me si sono raccolti circa la metà degli aderenti agli Alam e per non mortificare la nostra esperienza abbiamo creato una organizzazione, il Supremo Consiglio d’Italia del 33° ed Ultimo Grado, Gran Loggia d’Italia di Rito Scozzese. Nel frattempo, stiamo consolidando rapporti significativi con diverse famiglie massoniche a livello internazionale. Nelle prossime settimane renderemo note delle novità che penso interessanti”.

Ciannella e gli altri sono convinti che riusciranno ad escludere definitivamente Romoli dall’obbedienza degli Alam, riprendendo tutto nelle loro mani. In questi frangenti, però, un fratello dell’obbedienza che non si è voluto rivelare esprime preoccupazione per la sorte dell’immobile di palazzo Vitelleschi dove hanno sede gli Alam con il loro nome “profano” di Centro Sociologico Italiano. La sede con affaccio sulle rovine romane di Piazza di Torre Argentina è semplicemente spettacolare anche per un tempio massonico creato con l’esborso di molti danari di tutti i fratelli e le sorelle, prima della morte negli anni 80 del secolo scorso del gran maestro del tempo Giovanni Ghinazzi, si sussurra che l’immobile possa essere venduto, trasferendo la sede in un capannone alla periferia di Roma.

Quella delle scissioni, delle liti, delle radiazioni, del ricorso alla magistratura italiana sembra porsi in maniera ciclica nel ceppo della massoneria discendenza di Piazza del Gesù ma anche in casa del Grande Oriente d’Italia non si scherza. C’è stata la vicenda della loggia Propaganda 2 – P2 - guidata da Licio Gelli, e ci sono state diverse scissioni già a cominciare dagli Anni 70 del secolo scorso e quella degli Anni 90 determinata dall’abbandono del Goi dal gran maestro Giuliano Di Bernardo, che ritenne la massoneria infiltrata dalla malavita organizzata e con questo creando una nuova obbedienza, la Gran Loggia Regolare d’Italia, riconosciuta dalla Gran Loggia Unita d’Inghilterra, che è una specie di “Vaticano” delle logge regolari a livello mondiale. “Tutte le obbedienze italiane non rispecchiano più i valori che furono impressi alla nascita della massoneria a Londra il 24 giugno del 1717- dice Di Bernardo - ho ribadito questo concetto anche qualche mese fa alla Commissione Antimafia del Parlamento. C’è una grande crisi della massoneria persino in Inghilterra. Figurarsi in Italia e gli Alam ne sono una riprova”.

Totò, D'Apporto, Gino Cervi, Paolo Stoppa e Jhonny Dorelli tra i "fratelli"

Gli Alam sono oggi il gruppo più consistente della discendenza del ceppo massonico detto di Piazza del Gesù. Questa massoneria si distingue dalle altre famiglie, che non accettano l’elemento femminile, perché sin dall’inizio degli Anni 60, ad opera dell’allora gran Maestro e Sovrano commendatore del Rito Scozzese Antico ed Accettato, Ghinazzi, fu consentito l’iniziazione libero muratoria anche alle donne che oggi rappresenterebbero il 30 per cento degli iscritti. Di questa obbedienza hanno fatto parte personaggi del livello del Principe Antonio de Curtis, in arte Totò, l’attore Carlo Dapporto, Gino Cervi, Paolo Stoppa ed infine anche Johnny Dorelli.

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La denuncia di Digiacomo alla Procura

La sentenza di radiazione di Luciamo Romoli e Antonio Binni

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