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Roma
Mobilità elettrica, il piano M5S un fallimento: a Roma mancano 2600 colonnine

Auto elettriche e mobilità sostenibile, il piano del Movimento 5 Stelle approvato tra squilli di trombe e fanfare dalla maggioranza pentastellata nell'aprile 2018 è un fallimento. A certificarne il flop dello sviluppo della mobilità elettrica nella Capitale è il dato sulle colonnine di ricarica: per il Governo ne mancano circa 2600.

Il tema è stato affrontato in una Commissione Mobilità tenutasi lunedì 12 ottobre in videoconferenza dove il presidente Enrico Stefàno, il consigliere “ribelle” M5S e paladino della mobilità sostenibile, ha provato ad esaltare un piano che con il passare dei mesi sembra sempre di più un “fanta-piano”. L'obiettivo della riunione era quello di correggere un Piano non più in linea con le direttive del Governo. Stefàno contiuna a definirlo “innovativo, che definisce il fabbisogno di riferimento di impianti di ricarica pubblica per l’intero territorio di Roma Capitale e disegna una cornice per uno sviluppo dell’offerta che non pone limiti stringenti alle richieste complessive di installazioni”, ma i numeri parlano chiaro.

Le indicazioni del Governo smontano il Piano M5S

I paletti fissati dal Governo Conte sul tema della mobilità sostenibile, per soddisfare la domanda degli utenti che vorrebbero spostarsi usando una fonte energetica sostenibile, sono ben diversi da quelli messi in atto dal Comune di Roma. Con il Decreto Semplificazioni è stato stabilito che ogni Comune italiano deve mettere a disposizione una colonnina di ricarica elettrica ogni mille abitanti: dati alla mano, la Capitale al 30 aprile 2020 ha 2.833.655 abitanti (dato Istat) e dovrebbe disporre di circa 2800 colonnine di ricarica allacciate.

Nella Capitale però, i numeri resi pubblici dallo stesso Stefàno in Commissione, dicono ben altro: 950 impianti di ricarica proposti dagli operatori (i vari Acea, Enel, Eni...); 506 autorizzati; 27 non realizzabili; e poi, il dato più importante, 209 colonnine installate, di cui solo 110 allacciate e 270 in fase di installazione. In più 200 impianti sono stati richiesti e attualmente in discussione in conferenza dei servizi. Una miseria rispetto a quanto chiesto dal Governo, che ne chiede appunto quasi trenta volte di più.

Per i 5 Stelle le criticità sono due

Secondo Stefàno il ritardo è tutta colpa della burocrazia e della conformazione di Roma: “Le criticità emerse e sulle quali, anche come commissione, lavoreremo molto presto per arrivare a una soluzione, sono principalmente due: la complessità dell'iter amministrativo relativo all'approvazione degli impianti e al loro allaccio alla rete elettrica e la conformazione della nostra Città, con tanto spazio urbano dedicato alle strade e alla mobilità a motore e poco riservato invece a quella pedonale, con marciapiedi spesso molto ristretti, dove è obiettivamente difficoltoso installare un impianto”.

La soluzione finale del Movimento 5 Stelle è quindi semplice semplice: “Aggiorneremo il regolamento, avendo ben chiaro il futuro della nostra Capitale che, in tema di mobilità, dovrà essere sempre più sostenibile e più green”. Tradotto: se ne occuperà che governerà Roma dopo le prossime comunali.

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