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Roma
Nel Lazio la Sanità sul baratro. La Corte dei Conti avverte Rocca: debiti choc
Francesco Rocca

La Sanità del Lazio è sull'orlo del baratro. A sancirlo è la Corte dei conti con un dossier choc che ha fatto scattare l'allarme rosso anche tra le fila della giunta Rocca. Bilanci traballanti ovunque e regole eluse volontariamente. In mezzo, un disastro da recuperare, oltre che una tutela della salute da riorganizzare dalle fondamenta. 

Insomma, o si recupera la legalità a regime oppure o tutto va farsi benedire. Di conseguenza, utenza sofferente, Paese con il debito alle stelle e Nazione allo sbando.

Situazione drammatica

Una situazione penosa, che invero c’era da tempo - ha spiegato il Sole 24 ore in un dettagliato report -, ereditata dall’attuale Presidente dai suoi predecessori. Il tutto caduto addosso alla legislatura da poco capitanata da Francesco Rocca, cui viene rimesso il compito irrinunciabile di adottare una soluzione praticabile funzionale a risolvere il dramma dei numeri e delle precarie condizioni erogative dei Lea. Essendo oramai prossima la chiusura del 2023, pare però che il corrente esercizio non si discosti affatto da quello precedente e, quindi, sarà anch’esso esposto alle medesime eccezioni, attesa l’assenza ad oggi di una tempestiva correzione dei disastri rilevati dalla Corte dei conti laziale a tutto il 2022.

I magistrati contabili

Per la Corte dei conti nei confronti dei rendiconti regionali non propriamente corrispondenti alla realtà e alle norme, dimostrativi di gestioni “allegre”, cambierà tutto in meglio, quantomeno sul piano della speranza altrimenti perduta. Non si può, infatti, dopo l’esordio critico nei conti rendicontati nell’esercizio 2022 dalla Regione della Capitale, consentire che le altre Regioni continuino ad essere trattate con assurda benevolenza, per come avvenuto finanche in presenza di rendiconti mai consolidati con la gestione della salute. 

La sentenza pendente

L’anzidetta sentenza, che tutti aspettiamo con ansia, sarà certamente interessantissima a leggersi e ad approfondire. Ciò che è certo è che l’atteso dictum fungerà da monito per tutte le altre Regioni ad evitare irregolarità simili, spesso gravemente incidenti negativamente sulla erogazione dei Lea ai cittadini, e a rimediarvi prontamente.  Le dichiarazioni pubbliche che si registrano in giro su tema, considerate le eccezioni fatte dal Magistrato della parificazione dell’esercizio 2022 che rintracciano vecchie origini, a difesa dei trascorsi rendiconti «tutti parificati» e passati immuni al minuzioso setaccio dai ministeri affiancanti, la dicono lunga sulla cultura del bilancio e sulla efficienza del sistema dei controlli in generale. Dei due uno, o che il Giudice di parifica di oggi (2022) non fosse sobrio all’atto delle contestazioni, di provenienza “antica”, mosse alla Regione oppure gli altri controllori in senso lato sono stati quantomeno (molto) disattenti per decenni.Con questo dilemma in canna - che sarà risolto dalla indubbia qualità del prodotto del Collegio di parifica giudicante che si avrà premura di analizzare non appena reso pubblico - sarà tuttavia certamente interdetto alle Regioni non meritevoli di racimolare il solito ok di parificazione al rendiconto, ancorché condizionato. Quelle occasioni ricorrenti nelle quali si è tollerato troppo e tanto, aiutando così il debito pubblico a svilupparsi incoscientemente ingigantendo, nella contemporaneità, le ricchezze del privato accreditato. 

Le soluzioni?

Quanto alla Regione Lazio, sarà davvero dura mettere mano al suo deficit patrimoniale considerate le sue stesse dichiarazioni, arrivato a valori da far tremare i polsi e destinato a peggiorare con le naturali rettifiche funzionali a riportare a verità i bilanci, con naturali ricadute sul conto economico di competenza. L’ente dovrà infatti rilevare le palesi insussistenze dell’attivo ovvero incrementare il passivo a seguito di nuove scoperte di partite debitorie, contenzioso in primis in costante e incontrollato incremento, atteso l’alto numero di incarichi affidati al libero foro.  I rilievi fatti dal Giudice dei conti sono gravissimi, dimostrano la chiara volontà della Regione di manipolare i conti, con l’intento di fare estetismo contabile, di consentire pagamenti di extra-budget lunari e non dovuti. In quanto tali ci saranno trascorse generose erogazioni da recuperare da chi le ha percepite indebitamente con conseguente responsabilità non solo contabili di chi le ha consentite. 

La contestazione

La contestazione istruttoria rappresentata alla Regione Lazio dal Magistrato contabile sul 2022 di circa 1.000 milioni di titoli di credito verso fornitori e strutture private accreditate la dice lunga su come è stato trattato nel passato l’extra-budget e, con esso, il bilancio. In proposito, al fine di “rimediare”, si è arrivati persino a riportare causali letterali improprie nelle registrazioni ovvero a dimostrare una scarsa consapevolezza delle regole di contabilità, invero da rivedere a livello statale.  Ciò in quanto non si comprende, per come desunto dalle note regionali, bene la denominazione affidata alla causale di “note di credito” (si badi bene per oltre 900 milioni di euro).

Il rebus di Rocca

A ben vedere, il problema che ha il presidente Rocca e i suoi è di portata enorme e complessa. Primo perché sarà difficile ad ammettere la situazione così com’è, perché non affatto produttivo politicamente e per gli organi di vigilanza, Tavoli compresi, tanto da essere passata in sordina anche ai revisori nel loro complesso (aziendali e regionali) e agli advisor che hanno assistito e assistono la Regione in tutto il suo iter commissariale governativo e oltre.  Dunque, occorre andare oltre la sbandierata “operazione verità”, che peraltro rappresenta uno degli ineludibili obblighi della contabilità. Già denominarla tale costituisce un atto di accusa vera e propria a tutta la classe dirigente che ha messo le mani, a diverso titolo, nella contabilità laziale, sia della GSA che di quella del SSR. Si è invero ammesso, riportandolo nelle note regionali, che la Corte dei conti ha certificato una “situazione contabile a dir poco nebulosa” con il rischio di un “duplice danno per le finanze regionali” relativamente alle note di credito, ossia ai documenti di rettifica con cui si contestano le fatture saldate o emesse dal privato e con le conseguenti somme da restituire, in parte o interamente. 

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