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Roma
Omicidio di Simonetta Cesaroni: la storia, tra depistaggi, errori e silenzi

Ora si può dire che esiste una verità certa e scolpita nel bronzo sul delitto di via Poma ed è quella scritta nel volume firmato da Raffaella Fanelli, giornalista d’inchiesta di razza che dietro al caso ha consumato scarpe e block notes. Sono una miriade gli errori commessi nelle indagini dopo il delitto di Simonetta Cesaroni consumatosi il 7 agosto 1990 a Roma e l’autrice li mette in fila tutti davanti al lettore.

Bisogna scomodare il re del giallo Alfred Hitchcock con il film La congiura degli innocenti per dare un senso al comportamento dei testimoni. Ogni loro mossa converge in un’unica direzione: nessuno di loro ammette mai di conoscere Simonetta e tantomeno la sede di via Poma.

Trent'anni di silenzi e depistaggi

Invece mentono, depistano, nascondono, intralciano il corso delle indagini. Solo il tenace lavoro dell’autrice che non fa sconti a nessuno (giornalisti disattenti, investigatori felloni) rintraccia uno dei protagonisti che, addirittura, è stato dato per morto. Nessuno potrà mai svelare se questa operazione di possibile depistaggio sia stata casuale oppure volontaria, o molto più semplicemente frutto di sciatteria nelle verifiche oppure di altro. Anche perché la persona di cui si parla, nel frattempo, è morta davvero per cause naturali ma la Fanelli riesce in maniera rocambolesca a scovarla e intervistarla prima. Si può “coltivare” un dubbio - come afferma il magistrato Guido Salvini nella prefazione - perché certezze sul delitto di via Poma non ce ne sono. Nel volume della Fanelli quel dubbio diviene lentamente una ipotetica scena del delitto, certo manca il nome dell’autore che ha sferrato le coltellate ma il lettore può farsi un’idea fra le estremità di una mano con tre dita mozze. Tra l’altro curiosando sul web di alcune delle persone dei Servizi che ebbero un ruolo nel delitto si riesce a sapere molto poco, le uniche fotografie rintracciabili appartengono agli Anni settanta. Forse sono ancora in vita anche se ultranovantenni.

L’ultimo processo analizzato dalla Fanelli sempre carte alla mano si rivela marcio nell’impianto e l’ex fidanzato di Simonetta viene assolto nel giudizio di Appello ed esce di scena. Un filone d’inchiesta è ancora aperto e la magistratura è al lavoro.

La conclusione: perché la congiura del silenzio?

Arrivati alla fine del libro il lettore si chiede il perché, il movente e l’occasione sono divenuti poco più che dettagli mentre i protagonisti muoiono legati nella loro congiura del silenzio, alcuni strozzati dalle loro parole che li hanno stritolati fino a soffocarli decenni dopo (il portiere del palazzo Pietro Vanacore). Oltre a tutto ciò il testo è anche un ottimo esempio di come si scrive un volume d’inchiesta, pietra dopo pietra, pagina dopo pagina a edificare il muro della verità.

RAFFAELLA FANELLI

“Chi ha ucciso Simonetta Cesaroni?”

Tutta la verità sul delitto di via Poma

PONTE ALLE GRAZIE EDITORE

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