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Roma
“Patata bollente”, lettera d'amore di Feltri a Raggi: “Se ci fossimo parlati”

Feltri e Senaldi a giudizio per aver offeso il sindaco di Roma nel titolo “La patata bollente”: il giorno dopo, su Libero esce un editoriale di Feltri che suona come una lettera d'amore.

“Gentile dottoressa Raggi, sindaco di Roma, ho letto il suo comunicato in cui annuncia trionfalmente di aver ottenuto dal gup di Catania il mio rinvio a giudizio, oltre che di Pietro Senaldi, per un titolo a lei dedicato oltre due anni fa da Libero, Patata bollente, sopra un mio pezzo in tema assolutamente rispettoso della verità. Capisco la sua gioia nel costringere due giornalisti a rispondere del loro lavoro in Tribunale, persone non grilline e neppure smaccatamente di sinistra, quindi antipatiche e degne di fucilazione.

Si dà però il caso che l'espressione “patata bollente” sia di uso comune, tanto è vero che una femminista incallita quale Lilli Gruber dovette annunciare la proiezione su La7 di un film intitolato appunto Patata bollente".

Continua Vittorio Feltri, nell'editoriale su Libero dal titolo 'Non abbiamo offeso il sindaco di Roma”: “Quanto al mio articolo rigorosamente narrativo mi sono limitato a sottolineare la stravaganza di un fatto: lei andava a parlare con un suo collaboratore, cui aveva aumentato lo stipendio, sul tetto dell'edificio comunale - prosegue - E io segnalai la stranezza della cosa affermando che a me non era mai capitato di conversare con una mia giornalista sotto le tegole. Una semplice osservazione confermata dalle cronache. Niente di male. Scrissi che le sue supposte ed eventuali debolezze (chi non ne ha) meritassero le stesse valutazioni riservate a Berlusconi. Frase dubitativa, non assertiva. Quindi non comprendo perché lei ce l'abbia con me visto che in varie circostanze l'ho difesa da attacchi politici e personali - conclude Feltri - Io credo che certe controversie non vadano affidate alla magistratura che usa il coltello anziché il bilancino del farmacista. Se lei ed io ci fossimo parlati non saremmo arrivati a questo punto morto. Mi creda, con stima”.

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