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Roma
Pirozzi, Parisi e le elezioni. Storace e la politica degli insulti

di Fabio Carosi


Storace-Pirozzi: l'asse che nasce nell'oscurità dei cellulari e che nel Lazio alle elezioni del 4 marzo ha pesato qualcosa come un quattro virgola. Eppure: Storace parla come se fosse ancora Storax e Pirozzi si autopremia come ago della bilancia. Stranezze elettorali.

 

Ci sono due lenti per leggere questa disfatta politica. La montatura indossata dal gajardo sindaco di Amatrice restituisce l'immagine di un politico che per primo - e forse unico – ha posto l'accento e acceso gli animi sull'unità del centrodestra. Bravo Pirozzi, se non fosse stato per il pressing, i vertici del Lazio di Forza Italia sarebbero ancora in in conclave davanti a una bottiglia di vino – ciociaro – per decidere chi spedire al massacro contro Zingaretti: un ex di An oppure un forzista? Alla fine ci ha pensato Berlusconi che ha spedito a Roma l'umo del miracolo: Stefano Parisi. Un mese di campagna elettorale e il manager ha rischiato di vincere.

Diversa, invece, la storia a triste fine di Storace. Se Pirozzi guida la Lista Scarpone, all'ex presidente della Giunta del Lazio, ex leader di partito, ex ministro, ex vicepresidente del Consiglio Regionale, diventa uno “scarparo”. La sua nuova passione è fare le scarpe. Dall'angolo in cui lo ha messo Giorgia Meloni, l'ex Storax è diventato primo sponsor de Lo Scarpone per confezionare un mocassino su misura al centrodestra. E c'è mancato poco che non ci riuscisse. Non pago di aver messo una serie di mine su quelli che sino a ieri erano i suoi alleati, di fronte al quasi fallimento dell'impresa è passato dal Genio Guastatori a Genio Insulti. Non si spiegherebbe diversamente l'editorialessa comparsa il 7 marzo sulla newszine a tiratura ultralimitata nella quale definisce Stefano Parisi, con il consueto stile forbito che accompagna le sue esternazioni, “'Na pippa”. E poi da esperto politologo del bar sotto casa, disserta sui numeri che avrebbero accompagnato l'avventura bollando l'uomo come “inconsistente”... “perdi oggi perdi domani – scrive ancora – non è detto che possa farlo anche a Napoli ogni volta che il suo nome va in testa a qualcuno”.

Ma poi l'anima "post fascista", quella che animava le sue battaglie politiche a colpi di sganassoni menati in mezzo alla strada, riemerge e dalla tastiera arriva la confessione: “Il centrodestra deve fare solo autocritica”... punto... “Per non aver cercato il dialogo, per aver rifiutato di parlare di politica ma solo di posti”. Punto... “Senza alcun rispetto per chi poteva dare una mano”. Sintesi: se sei contro Storace, lui ti copre di insulti. La prova è anche nei rapporti con Pirozzi che ha accettato il suo impegno ma non il suo appoggio. E l'ex Storax scrive: “Che poi Pirozzi ci abbia messo del suo è vero con il suo carattere superbo e i suoi limiti nella ricerca del dialogo (persino con me)... “.
Fine della storia, fine di un leader e spazio agli insulti.

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