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Roma
Povera Roma: Confindustria alza la voce, Camilli: “Serve piano industriale”
Angelo Camilli, Unindustria

Rotto l'argine della contiguità tra Unindustria, la costola romana di Confindustria, e la politica. All'assemblea annuale il presidente Angelo Camilli toglie il velo sui mali di Roma e del Lazio e chiama in causa Gualtieri e Rocca con il ministro Adolfo Urso in veste di uditore. L'accusa è pesante ed è rivolta alla città Capitala divenuta sala giochi, tenuta in vita dal comparto dei Servizi: “Da soli non bastano per accelerare la crescita”.

La fotografia 2024 di Roma e del Lazio che il capo degli industriali romani consegna all'assemblea è a tinte fosche e parte da un presupposto: “Negli ultimi venti anni il nostro capitale industriale si è ampiamente ridotto: il valore aggiunto dell’industria è diminuito di un terzo. Da soli i servizi non bastano per accelerare la crescita. L’innovazione si trasferisce e si valorizza nella manifattura ed è la manifattura che fa crescere la domanda dei servizi ad alta intensità di conoscenza. Dobbiamo ristabilire un rapporto più equilibrato tra l’industria intelligente e i servizi ad alto valore aggiunto nella nostra economia come antidoto alla bassa crescita. Abbiamo bisogno di un numero maggiore di medie imprese per competere sui mercati globali e di irrobustire le tante numerose piccole eccellenze''.

"L'economia del Lazio ha il fiato corto: dobbiamo decidere se perdere terreno o tornare a correre"

E poi manda un segnale alla Regione Lazio, proprio nel giorno in cui il presidente Francesco Rocca festeggia un anno di lavoro, metà del quale passato a tagliare nastri e dispensare complimenti social: “Le più recenti stime sul PIL del Lazio nel 2023 ci collocano appena sopra la media italiana, ma dopo la caduta del 2020 non abbiamo agganciato il ritmo di rilancio delle altre principali regioni. È un film che abbiamo già visto: l’economia regionale dimostra di avere il fiato corto. Dobbiamo decidere se continuare a perdere terreno o riprendere a correre”. Quindi il messaggio al Governo sul taglio del cuneo fiscale e il duro attacco a Regione Lazio, “rea” di aver imposto sulla scia dell'asse Pd-5 Stelle di Nicola Zingaretti, le tasse più alte d'Italia: “'Per noi l’intervento coraggioso e strutturale sul costo del lavoro rimane una priorità: il taglio del cuneo fiscale deve arrivare almeno a 15 miliardi e non essere più messo in discussione ad ogni Legge di Bilancio. Anche la politica locale non deve sentirsi estranea a questo appello. Lo sappiamo bene nel Lazio e a Roma dove abbiamo le addizionali Irpef più alte d’Italia”.

"Gli investimenti della Regione senza pregiudiziali"

E sempre a Rocca, il pizzino avvelenato: “La Regione deve sostenere gli investimenti innovativi senza atteggiamenti pregiudiziali e senza escludere le Grandi Imprese che sono un patrimonio essenziale del nostro sistema produttivo. Allo stesso tempo, bisogna immaginare strumenti più accessibili alle Pmi. Abbiamo proposto di lavorare ad una misura simile ai Contratti di Sviluppo ma con una soglia minima di investimento di 1.5 milioni di euro – anziché 20 milioni – e siamo fiduciosi che la Regione accolga la nostra idea. I temi delle aree industriali devono trovare, però, più spazio nella discussione e adeguate risposte strutturali. Ad esempio, da Cisterna di Latina ad Anagni, da Aprilia a Santa Palomba il sistema idrico e degli impianti di depurazione sta diventando un problema che rischia di fermare gli stabilimenti. L’acqua è un tema di sicurezza nazionale”.

I rapporti con Comune e Regione: "Il dialogo è intenso ma il riflesso nei fatti..."

Quanto al rapporto con Comune di Roma e Regione Lazio, Camilli sceglie la via diplomatica: “Il dialogo con i nostri interlocutori istituzionali è sempre più intenso e positivo. Ma il riflesso dell’azione tra le dichiarazioni e i fatti deve essere più stretto e immediato”. La traduzione è semplice: tante chiacchiere alle quali non seguono fatti concreti. Come nel caso delle autorizzazioni ambientali di Regione Lazio: "Il Lazio non deve essere più il luogo in cui un’impresa aspetta in media 300 giorni per un’autorizzazione ambientale. In 300 giorni è stato ricostruito il Ponte di Genova! Ridurre a 90 giorni queste performance sarebbe già il segno del salto in avanti che vogliamo fare''.







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