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Roma
Raggi-Giachetti: Caltagirone dichiara guerra al Movimento 5Stelle

Francesco Gaetano Caltagirone e Manlio Cerroni: sono loro i nemici pubblici numero 1 del Movimento Cinque Stelle che non risparmia stoccate, accuse e citazioni quando c'è da lottare contro quello che definiscono "il male di Roma".
La furia inconoclasta pentasetallata ha raggiunto livelli da patologia e ha toccato il suo apice nelle ultime due settimane, quando la stessa sindaco in pectore Virginia Raggi ha citato il "re dei rifiuti" in diretta Tv. Poi lo scorso 3 giugno, la trasmissione La Gabbia di Gianluigi Paragone ha mandato in onda un servizio nel quale venivano intervistati l'ex assessore Giovanni Caudo e l'assessore in pectore del Movimento, Paolo Berdini. Ma è solo l'ultima puntata di una "guerra" interessante per la quale il 5 Stelle romano ha già deciso i terreni dove combatterla: per Caltagirone si apriranno i fronte Acea e Olimpiadi; per Cerroni qello degli ultimi impianti di trattamento dei rifiuti che ancora servono il Comune di Roma.

 


Nel servizio di La7, ormai definita house horgan del Movimento, l'ex responsabile dell'urbanistica di Ignazio Marino, Giovavanni Caudo, ragiona da politico e parla di una città "munta dai costruttori", colpevi di aver  creato "un generale impoverimento e di essere succube del potere", ma è Berdini che accusa Caltagirone di essere l'unico a poter costruire nella zona di Tor Vergata, qualora Roma riuscisse ad avere le Olimpiadi del 2024.  Così, in piena campagna elettorale per il ballottaggio, Caltagirone rompe il silenzio e si preparara a portare in Tribunale il professo Paolo Berdini. Parole di fuoco che preaunnunciano una guerra nella quale entra anche il giornale di famiglia, Il Messaggero. Scrive Caltagirone: "La società Vianini Lavori del Gruppo Caltagirone, insieme ad altre 9 imprese di costruzioni (e quindi senza alcuna esclusiva),è concessionaria dei lavori per l’Università. Ciò a seguito di gara europea vinta nel lontano 1987. La quota di Vianini Lavori nel Raggruppamento Temporaneo di Imprese è di circa il 33%. Il Gruppo Caltagirone ha quindi incaricato i propri avvocati di procedere giudizialmente nei confronti del conduttore del programma Gianluigi Paragone, dell’autore del servizio Manuele Bonaccorsi, del Dott. Giovanni Caudo e del Dott. Paolo Berdini per le affermazioni gravemente distorsive della verità e lesive della propria onorabilità".

E sul quotidiano si schiera anche il direttore Virman Cusenza: "Nelle contese elettorali esistono dei limiti, ma l’imperante malcostume ormai tende a travalicare qualsiasi regola e minimo comune denominatore di civiltà. Coinvolgendo in scontri di natura squisitamente propagandistica soggetti esterni a questo tipo di contesto. Finiscono così nel mirino imprenditori e situazioni, coinvolti solo per calcolo e speculazione politica. Il risultato è una plateale falsificazione della realtà che costringe chi è estraneo alla competizione elettorale a ricorrere alle vie legali almeno per tutelarsi. L’urbanista Paolo Berdini nella sua eloquente intervista a La Gabbia afferma tra l’altro che «inventiamo le Olimpia di per recuperare a Tor Vergata una struttura che è già costata 400 milioni». Ma l’intervistato non si pone la più ovvia delle domande. E cioè perché da oltre sei anni si sia interrotto il finanziamento necessario a completare quel progetto. E, soprattutto, perché in Italia sia diventato normale lasciare a metà le opere senza il necessario completamento atteso dai cittadini. Un ragionamento contro logica. Anziché suscitare la sacrosanta indignazione per l’ennesima incompiuta di questo Paese, scarica sulle imprese – che, quando non sono di amici, di questo meccanismo sono vittime – responsabilità tutte politiche maturate nei decenni precedenti. Così, anziché trasformare un evento come gli eventuali Giochi di Roma 2024 in una grande occasione di sviluppo, che sani le ferite del malgoverno della Capitale e ridia speranza a una città che ormai ne ha poca, la cultura del sospetto e della demonizzazione dell’avversario che ci si è scelti perché non addomesticabile, ostacola la possibilità di risalita. Dando una macroscopica prova di autolesionismo. Unica merce che a Roma non scarseggia mai sul bancone dei sottoprodotti".
Nella contesa di tace è ancora Manlio Cerroni, il quale guarda con grande preoccupazione le soluzioni del mini programma a Cinque Stelle per i rifiuti della città. Alle prese con un processo che doveva essere celebrato con rito abbreviato e che è già al terzo anno di udienze, Cerroni ha scelto la via del silenzio, cosciente della sua capacità imprenditoriale che lo ha visto aprire una nuova discarica a Mosca mentre Roma è sempre più sporca e maleodorante e tenta di risolvere la vicenda aumentando la raccolta differenziata. L'unico ad aver detto la verità in campagna elettorale è stato Alfio Marchini, il quale ha fatto i conti all'euro dei costi per la collettività dell'assenza di impianti e del peso che avrebbe l'aumento della differenziata per l'Ama. Nessuno lo ha ascoltato.
La furia Cinque Stelle ha deciso che per ricostruire Roma non vi vuole un progetto di città e una visione: basta prendere a picconate i "poteri forti", cioè coloro che comandano in città.

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