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Roma
Rifiuti e Raggi bis, il M5S perde pezzi: Cacciatore esce dal Gruppo in Regione

Terremoto nel M5S, il gruppo in Regione Lazio continua a perdere pezzi: dopo l'espulso Davide Barillari, anche il consigliere Marco Cacciatore lascia i 5 Stelle. Troppi gli scontri tra il presidente della Commissione Rifiuti ed i colleghi pentastellati, “Malagrotta 2” e Raggi bis su tutti.

 

L'oramai ex consigliere del Movimento 5 Stelle, in un lungo post su Facebook, ha voluto spiegare tutte le motivazioni che lo hanno portato a questa sciolta, soprattutto dopo che il consiglio del probiviri lo aveva sospeso il 4 giugno scorso per il voto sul “collegato” al bilancio di febbraio, con il quale il consigliere aveva appoggiato il via libera alla regolarizzazione delle famiglie senza titolo nelle case popolari, e l’esposto presentato all’inizio di marzo sulla discarica di Monte Carnevale.

“Ho deciso di uscire dal MoVimento 5 Stelle e mi sento costretto a farlo – scrive Cacciatore –. Sono molte, troppe le contraddizioni che hanno portato il M5S a perdere la propria natura nel corso degli ultimi anni, a tutti i livelli istituzionali. In particolare, due sono gli episodi recenti che hanno determinato in modo definitivo la mia scelta. Innanzitutto, ho ricevuto un provvedimento di sospensione da parte del M5S, dopo aver presentato un esposto alla Procura di Roma sulla questione discarica a Monte Carnevale ("Malagrotta 2"). Non si trattava, come mi si è contestato, di un gesto contro la Giunta capitolina (fossi nella quale non andrei per niente fiero di quella decisione, in violazione del programma), né ostile nei confronti di alcun esponente politico. Piuttosto, era un atto a difesa di un territorio oggetto di vera e propria violenza ambientale negli anni, per cercare di evitare, dopo innumerevoli tentativi di confronto sia con Roma Capitale che in Regione, l'ennesimo caso di concentrazione in poche mani di poteri e interessi. Un fattore che in tema Rifiuti, come per altri settori, costituisce a mio modo di vedere il primo dei mali nel Lazio. Inoltre, mi è stato chiesto di ritirare alcuni emendamenti al Piano regionale Rifiuti, attualmente in discussione nella Commissione che presiedo. Nello specifico, quelli riguardanti l'ambito a sé stante di Roma Capitale, all'interno del cui territorio garantire autosufficienza di trattamento e smaltimento dei rifiuti indifferenziati”.

“Quella dell'Ato di Roma a sè stante – prosegue – (che della prossimità e autosufficienza nei rifiuti non è altro che l'applicazione al nostro scenario, in linea con il programma M5S Lazio e il quadro normativo rappresenta una mia battaglia storica, portata avanti con la condivisione dei territori) è una proposta che consentirebbe a Roma di non ricevere più rifiuti da altri Comuni, che stimolerebbe Roma a far crescere la differenziata anziché far riferimento all'esclusivo smaltimento nelle discariche delle province. È anche un obiettivo del tutto alla portata per Roma, che solo differenziando l'organico (da avviare a un trattamento aerobico per la produzione di compost, in un quadro di impianti piccoli o di dimensioni non superiori alle 20.000 T/anno) si troverebbe già autosufficiente per il trattamento. Infine è una proposta che impedirebbe lo scenario per cui, ovunque una discarica di Roma fosse insediata, in seguito all'accordo tra Roma e Regione che ha portato ad oggi all'individuazione di Malagrotta 2, con l'ambito provinciale sarebbe a beneficio di tutti i 121 Comuni della Città Metropolitana di Roma Capitale. A danno del territorio e a vantaggio di scenari da monopolio che, ancora una volta, sembrano affermarsi. Il tema dell'ATO di Roma divide trasversalmente tutti i gruppi politici in Consiglio, non esclusi quelli di Maggioranza. Invitando il sottoscritto a cambiare posizione con un voto all’unanimità, il gruppo regionale M5S Lazio ha preferito non pronunciarsi nel merito, come invece avevo domandato e come è sempre stato tipico del M5S, che faceva del voto a maggioranza un elemento di discontinuità rispetto ai partiti. Avevo dato disponibilità a ritirare il mio emendamento, in caso il gruppo avesse espresso posizione contraria nel merito. Invece ho assistito a un voto unanime, che mi reprime la prerogativa di presentare proposte valide e condivise a tutti i livelli (alla luce del quadro normativo, della situazione di fatto a Roma e nel Lazio, nonché stando ai numeri e alla percorribilità razionale delle proposte), che rispettano lo spirito del programma in base al quale sono stato eletto”.

Infine un attacco ai colleghi del Gruppo M5S in Regione: “Mi fa ridere poi il fatto che, a fronte delle decisioni di gruppo, buona parte dei colleghi 5Stelle regionali che si sono schierati per la reprimenda nei miei riguardi, poi hanno presentato emendamenti sulle questioni a me sottratte, in alcuni casi senza mai condividerli nel gruppo. Se non sbaglio, eravamo noi 5S a dire, citando il fondatore Casaleggio, che un’idea 'non è di destra né di sinistra: è un’idea buona o cattiva'. O a ripetere, parafrasando De Gasperi: 'Dobbiamo pensare non alle prossime elezioni, ma alle prossime generazioni'. Invece oggi si ragiona e si decidono strategie in base alle scadenze o a strategie elettorali completamente slegate dalle esigenze vissute dai territori, così come nel M5S sono stati assunti atteggiamenti tipici dello scenario politico che tanto abbiamo criticato: dai contatti su operazioni tipo lo stadio della Roma al dietrofront del Governo su nostri cavalli di battaglia a TAP o TAV, fino al salvacondotto per Matteo Salvini, il credito al biogas, al 5G e molto altro ancora”.

Le ripercussioni dell'uscita di Cacciatore su Roma

Marco Cacciatore non ha negato il suo disappunto verso diverse scelte prese da Virginia Raggi e dalla sua Giunta su Roma. Questo potrebbe aprire scenari che metterebbero a rischio la tenuta della maggioranza in aula Giulio Cesare. La sua compagna è Simona Ficcardi, consigliera che più di una volta si è opposta alle decisione di Raggi & Co. e grande oppositrice della discarica di Monte Carnevale. Qualora anche la Ficcardi seguisse le orme di Cacciatore, alla maggioranza resterebbero solo 26 consiglieri su 24 necessari per assicurare l'andamento dei lavori. Basterebbero quindi solo che altri 3 consiglieri “indecisi” si accodassero alla Ficcardi per far “esplodere la bomba” in Campidoglio.

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