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Roma
Roma come Gomorra, trovato il covo dei narcos: dentro armi e un dito mozzato

Roma come Gomorra. Gli investigatori dell'Antimafia che seguivano il filone delle gambizzazioni avvenute nella Capitale negli ultimi mesi, hanno trovato uno dei covi in mano ai clan. Depositi per armi e droga. Ma i poliziotti hanno rinvenuto anche un barattolo con del liquido in cui era contenuto un dito umano.

Secondo fonti investigative il dito, un indice, serviva ai criminali per depistare indagini e lasciare impronte digitali anche per fare rapine in banca dove c'è il lettore biometrico per entrare.

L'ordinanza di arresto

I particolari  emergono dall’ordinanza con cui la scorsa settimana sono stati disposti tre arresti nell’ambito di un’inchiesta della Dda di Roma su un gruppo particolarmente violento, con al vertice due romani di 23 e 29 anni, ritenuti mandanti di due gambizzazioni avvenute in zona Morena a febbraio 2023 e del successivo omicidio di Andrea Fiore avvenuto al Quadraro.

Grazie a un collaboratore di giustizia

Decisive per sgominare la banda anche le dichiarazioni di un collaboratore di giustizia. Le accuse contestate dai pm Mario Palazzi e Simona Marazza, coordinati dal procuratore aggiunto Ilaria Calò, aggravate dal metodo mafioso, vanno dall’omicidio all’associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, sequestro di persona, incendio, lesioni aggravate, violenza privata e detenzione illegale di arma da fuoco.

Il giallo del dito

E’ stato proprio il collaboratore a riferire che in seguito ad arresti avvenuti in precedenza, ‘’la polizia trovò anche un dito, ma non so di chi fosse’’. Dichiarazioni che hanno poi trovato riscontro attraverso le perquisizioni con il rinvenimento di ‘’numerose armi, stupefacente, una mannaia con tracce ematiche ed una busta di cellophane trasparente al cui interno era custodita, immersa in un liquido, una porzione di dito umano’’. Fra le armi rinvenute c’erano fucili con canne mozze e una pistola mitragliatrice artigianale autocostruita, oltre a 8mila euro in contanti su un comodino.

Gambizzazioni e spari

Fra gli episodi riferiti dal collaboratore, nell’aprile dello scorso anno, e riportato nell’ordinanza di custodia cautelare c’è anche una gambizzazione particolarmente cruenta. Un giovane venne prelevato dalla propria abitazione portato in auto in zona Pisana-Maglianella, in mezzo a un prato. A dare disposizioni era ‘lo zio’ in videocollegamento, che ‘’diede l’ordine di tagliare un dito’’ alla vittima. ‘’Ma il ragazzo si è messo a piangere, dicendo che preferiva che gli sparassero invece che mutilarlo. So che venne colpito con un 'arma da fuoco ad un polpaccio’’ ha riferito il collaboratore agli inquirenti. ‘’Non ho visto la ferita personalmente, ma ricordo che il ragazzo zoppicava. Vidi anche la Golf sporca di sangue nonostante fosse stata pulita. Il metodo dello ‘zio’ era sempre lo stesso: prendere un soggetto, sequestrarlo e torturarlo senza farsi alcuno scrupolo’’. 

Anche un donna nel clan

Nel corso delle indagini anche una donna aveva iniziato a riferire informazioni agli investigatori ma in seguito ha deciso di interrompere la collaborazione ‘’presumibilmente nel timore delle ripercussioni di questa scelta per sé e per le persone a lei vicine, a conferma della pericolosità del contesto criminale investigato’’ si legge nell’ordinanza. E’ la stessa donna, nel marzo 2023 a confermare ‘’i suoi timori in merito alle conseguenze che avrebbe sicuramente patito in caso di collaborazione con le autorità, dichiarando di aver paura di essere ‘sparata’ come hanno già fatto nei confronti di altri, ‘’…perché quelli sparano e l'hanno fatto veramente ...’’. ù

Giovani senza scrupoli

Per il gip di Roma Daniela Caramico D'Auria che ha disposto le misure cautelari, l’organizzazione, anche se composta da giovani, mostra ‘’una spiccata indole delinquenziale e una elevata professionalità nella gestione del crimine’’. ‘’Gli indagati hanno dimostrato di fare ricorso alla violenza (attuando gambizzazioni e prospettando mutilazioni delle dita), potendo ricorrere alle armi di cui disponeva’’ la banda, evidenzia il gip, ‘’ed hanno dimostrato un'elevata professionalità, adoperando piattaforme di comunicazione non tradizionale per finalizzare transazioni di sostanza stupefacente a fronte del pagamento in Bitcoin’’ come accertato mediante la collaborazione di un agente sotto copertura.







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